18-so cosa sei

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Anne's pov

Durante tutto il giorno Thomas mi aveva evitato e a pranzo mi lanciava degli sguardi, a mio parere poco rassicuranti. A un certo punto Charlotte aveva alzato lo sguardo per vedere che cosa succedeva e aveva avuto una visione. Era traumatizzata, ma non voleva dirmi perchè. Mentre mi aspettavo un'altra dose di parole a musica nessuno si era presentato nel banco vicino a me. Che avesse capito? Era questo il motivo per cui mi evitava e mi guardava in quello strano modo? Nel mentre che la mia mente viaggiava in questi pensieri le ore passarono. Quel giorno sarei dovuta rimanere a scuola a finire il mio disegno, mi era venuto bene dopotutto. Le ore scolastiche finirono troppo in fretta per i miei gusti, perchè da sola avrei avuto più torture su i pensieri di Thomas. Come facevo ormai abitualmente andati in aula di arte, mi misi alla finestra e iniziai a colorare con i pastelli.
<Bel disegno> disse una voce al mio cervello conosciuta. Assieme alla voce era arrivata il rumore dei passi e un profumo fantastico di menta e cioccolato.
<Lo so, mi è venuto bene> dissi indifferente anche se stavo sorridendo. Thomas si avvicinò di più.
<È buffo come riesci bene nel disegnare. Sembra una fotografia> disse affascinato, ma con una nota di sarcasmo che non capivo. Stavo per dire un grazie, ma mi precedette.
<Ti riesce bene come tutte le altre cose> disse infine come arrivato al traguardo. Mi irrigidii e mi gira i verso di lui.
<Che vuoi?> gli dissi infastidita. Mi costava un certo sforzo non saltargli addosso e baciarlo e fare la cattiva con lui.
<La devi smettere> disse altrettanto infastidito.
<Di far che?> gli dissi acida.
<Di essere indifferente, distaccata e menefreghista, non sei tu> disse sbottando, ma non arrivando ancora dove voleva arrivare.
<Tu non sia niente di me> dissi acida. Già che ne sapeva lui di me.
<È invece qualcosa la so> disse. Nel frattempo mi ero girata volrandogli le spalle di nuovo.
<Figurati> sussurrai. Speravo vivamente fosse così. Mi prese per il polso e mi girò di nuovo verso dì se. Non me la aspettavo e così lasciai "ah" di sorpresa. Si piazzò di fronte a me appoggiando le mani al vetro.
<È invece so qualcosa> disse arrabbiato aveva tutti i muscoli tesi e io potevo notare la vena che pompava furiosa sul collo. Dovetti distogliere lo sguardo e deglutire fiotti di veleno per evitare di attaccarlo.
<E cosa?> chiesi con la voce tremolante per il bruciore che si faceva avanti nella gola.
<Si che quella che hai addosso è una maschera. Tu non sei Anne la "bulla"> disse mimando bulla, avevo capito cosa voleva dire < Tu sei diversa, strana anche, ma non cattiva. A te fa piacere la mia presenza, sei dolce, sei simpatica, buffa e fragile da un certo punto di vista. E di sicuro non sei normale come vorresti farti apparire. Sei di una bellezza innaturale: pelle diafana e fredda, ma dura come il marmo; occhi color topazio o neri come la pece, ma soprattutto sei perfetta. Sei velocissima e hai la forza di sradicare un albero. Sei intelligente realizzi le cose in un secondo, anche trigonometria. Hai i riflessi e dei sensi impressionanti, parli come se venissi da un'altra epoca> disse deglutendo. Non sapevo quanto avesse paura, ma sapevo quanta ne avevo io di perderlo. Distolse lo sguardo da me e i miei occhi tremava, non capivo era incazzato o aveva paura.
<Ti prego> sussurai mentre dentro stavo piangendo. Aveva ragione ero fragile. Volevo dire ti prego non andartene, ma non ce la feci.
<Quanti anni hai?> disse lui tornando o guardarmi.
<16> dissi con il tono di una persona che piange. Mi passo un dito nella guancia per vedere se scendevano lacrime. Ovviamente era asciutto.
<Anne?> mi disse dopo sospettoso del fatto che mentissi.
<88> dissi abbassando la testa. Lui me la rialzò con un dito anche lui aveva la disperazione negli occhi solo i suoi piedi non accenavano ad andarsene.
<So cosa sei> disse, la voce che tremava.
<È quanta paura hai?> gli chiesi incerta del fatto che potesse iniziare ad urlare e andarsene.
<Nianche un po'> affermò certo. Abbassò le braccia e sembrò rilassato, ma poi era di nuovo teso per qualcos'altro. Alzò le mani e mi prese il viso fra di esse per fare una cosa che mai mi sarei aspettata. Lentamente si avvicinò e appoggiò le sue labbra sulle mie. Pian piano le spostò appoggiandole sui miei fianchi, così io mi alzai in punta di piedi e legati le mie mani dietro il suo collo. Avrei voluto stare così per sempre, era fantastico. Quel bacio così dolce era bello avrei voluto di più, ma non potevo se non volevo fargli del male. Lui ignaro però del fatto voleva approfondire e schiuse le labbra. Il suo gusto mi inondò la bocca e mi dovetti staccare abbassando la testa per riprendere il controllo. Probabilmente capì e mi baciò la testa.
<Scusa> disse con il respiro affannoso.
<Non farlo più> dissi un po' severa. Sentii che annui. Quando fui sicura che avessi tutto sotto controllo rialzato lo sguardo verso di lui.
<Come hai fatto?> dissi con un tono dolce che con lui mi usciva maledettamente naturale.
<A far che?> disse stupito. Dopotutto era un umano non poteva capire al volo come facevo io.
<A scoprire che sono una...> lasciai la frase in sospeso non sapendo se la parola gli desse fastidio o che.
<Vampira. Mia mamma mi ha lasciato una lettera per il mio 17 compleanno in cui mi diceva che eri un...> questa volta lasciò lui la frase in sospeso non sapendo se a me desse fastidio.
<Un vampiro> dissi io annuendo e sorridendo insicura e guardando in basso.
<Già> disse solo. Sospirò.
<Posso farti solo una domanda> disse confuso. Annui.
<Mia mamma ha scritto che tu sei diversa dagli altri vampiri e di non avere paura, ma di restare cmq all'erga posso sapere perchè. Cioè è perchè tu bevi...> disse cercava di finire la frase al meglio ma non era sicuro.
<Non bevo sangue umano. Bevo sangue animale, quindi per me è più semplice controllarmi dal bere sangue umano. Ma questo non significa che non ne apprezzi l'odore e non ne sia tentata> dissi indecisa sulle parole perchè non sapevo se avrebbe capito.
<Oh ok> dissi solo.
<Mi racconti qualcosa di te?> mi chiese incerto sulla risposta che avrebbe ricevuto.
<Certo, ti va se ti faccio anche vedere una cosa? Niente di troppo pericoloso> dissi.
<Volentieri> disse sorridendo. Ci incaminammo fuori lui cercò con gli occhi la mia auto.
<No non c'è. Useremo un altro mezzo di trasporto> gli dissi sogghignando lui mi guardò dubbioso <Monta in groppa> gli dissi.
<Cosa?> disse stupito dalla richiesta.
<Avanti monta sei un peso piuma> dissi girando gli occhi.
<Ok> disse incerto. Quando salì schizzati via in direzione del bosco lì forse ci sarebbe stato un po' di sole e così avrebbe visto cos'ero. Speravo che così potesse avere un po' di paura, sapevo che dopo il bacio sarebbe stato difficile, ma almeno avrebbe saputo tutto. Arrivati alla mia solita radura dove vicino passava il torrente lo de ci scendere.
<Cavoli> esclamò. Sorrisi soddisfatta.
<Dopo questo una macchina da corsa mi sembrerà una cavolata> disse sorridendo. Io alzai le spalle, ma poi scoppiai a ridere e anche lui. Il sole si fece vedere e io mi tolsi la maglia.
<Ma che fai?> mi chiese. Io gli feci cenno di stare zitto e iniziai ad avanzare verso il sole.
<Ma sei pazza? Ti fa male> disse preoccupato. Risi.
<Non devi credere alle leggende, se è per questo non mi trasformo nemmeno in un pipistrello> dissi mentre fui completamente investita dai raggi solari. Thomas stava per ribattere qualcosa, ma quando vide che cosa facevo sotto il sole la sua bocca si spalancò e un'espressione di stupore e meraviglia sul visò lo illuminò.
<È fantastico> disse ammirando la quantità assurda di arcobaleni che si creavano dai raggi solari riflessi dal mio corpo. Si avvicinò a me e iniziò a sfiorarmi con la mano: le mani, le braccia, il petto e il viso.
<È assurdo> disse ridendo leggermente. Mi sedetti e Thomas si mise vicino a me continuando a sfiorarmi.
<Allora cosa vuoi sapere di me?> gli dissi.
<Tutto> disse secco.
<Da dove incomincio?> gli chiesi.
<Dall'inizio> disse sicuro lui.
<Sicuro, sono quasi 104 anni di storia> gli dissi ridendo siccome non glieli avrei raccontati tutti.
<Non m'importa. Inizia> disse curiosissimo. Sorrisi rassegnata.
<Ok> e iniziai. Gli raccontai tutto senza tralasciare niente nianche Edward.
<Cavolo> disse lui alla fine del mio racconto <Ti rendi conto di quanto fantastico sia?> mi chiese. Nel frattempo il sole era passato e ora eravamo all'ombra. Feci spallucce.
<Posso sapere quanti umani hai ucciso?> mi chiese.
<Mezzo> dissi la verità <Una volta dai Volturi mi avevano assilato e mi sono stufata così ho provato, ma poi me ne sono pentita subito e l'ho lasciato là che lo finissero gli altri> dissi ero alquanto soddisfatta di questa cosa.
<Brava> disse baciandomi ancora le labbra.
<Posso farti un'altra domanda?> mi chiese ancora.
<Certo, tutte quelle che vuoi?> gli risposi.
<A te piace essere un vampiro?> mi chiese. Ero indecisa nessuno mi aveva mai posto questa domanda.
<Nessuno me lo ha mai chiesto. Tutti i vampiri che conosco pensano di essere in qualche modo dannati e di essere senz'anima. Anche io penso di non avere un'anima, ma sinceramente lo preferisco alla morte. Tutti quelli trasformati da Calisle erano in punto di morte. Io credo che, o sarà per il mio potere o perchè ho avuto una bella esistenza, sia bello. Certo qui tra voi umani non posso sfruttare i miei poteri al massimo o devo sempre state attenta, ma è divertente. Solo certe cose mi mancano: le lacrime, poter dormire, avere il respiro affannoso dopo una corsa e il cuore che batte> dissi malinconica nell'ultima frase. Erano davvero l'unica cosa che mi mancava.
<Si è fatto tardi ti porto a casa> gli dissi distogliendomi dalla tristezza di quei pensieri.
<Certo. Stesso mezzo di trasporto?> mi chiese incerto.
<Ovvio> dissi e lui montò in groppa.
<Ma sei sicura che non ti pesi> disse ancora incerto della cosa. In tutta risposta sbuffai e partii.
Lo lasciai di fronte a casa.
<Buonanotte> mi disse baciandomi ancora, ovviamente mi dovetti alzare in punta di piedi.
<È meglio se vai> gli dissi mentre mi teneva ancora abbracciata.
<Si> disse triste. Io sorrisi e lui entrò. Corsi facendo il giro della casa presi la rincorsa e saltai ed entrai in camera sua attraverso la finestra. Stetti un po' lì a guardare in giro dopo un po' dei passi si fecero vicini. Erano i passi di Thomas. Aprì la porta e c'era lui in solo asciugamano che lo copriva a malapena. Lui emise un urletto per lo spavento, io gli diedi le spalle e mi copri gli occhi con le mani mentre smisi una risatina.
<Ma sei matta?> esclamò.
<Non ho visto niente giuro> dissi ridacchiando.
<Non è quello. È lo spavento> disse praticamente serio, ma forse un po' stava sorridendo.
<Avresti preferito che vedessi. Bleah> dissi tirando fuori la lingua.
<Ho fatto> disse tirandomi dietro l'asciugamano. Aprii gli occhi e mi tolsi l'asciugamano di dosso. Lo guardai e vidi che era solo in mutande.
<Mettiti una maglia che prendi freddo> gli dissi scuotendo la testa.
<Non sei mia mamma. Hai paura di guardare?> disse malizioso, ma si vedeva che scherzava.
<No stupido, perchè ora vuoi fare il figo mentre le altre notti ti mettevi la maglia> dissi ovvia.
<Altre notti?> chiese dubbioso.
<Beh sì la notte non c'è niente di meglio da fare. E quando dormi beh sei interessante> gli dissi infine.
<La notte potresti dormire> disse ridendo, pensava scherzassi.
<Io non dormo> dissi seria. Lui ti se un po' poi capì che non scherzavo.
<Mai?!> chiese stupitissimo.
<No non dormo mai> gli dissi sorridendo leggermente un po' imbarazzata.
<È sentiamo perchè sarei interessante mentre dormo?> chiese malizioso.
<Perchè parli> gli dissi seria sorridendo leggermente.
<Seria?> disse preoccupato.
<Hai detto il mio nome, eri preoccupato per me dopo lo scontro con Jane. Hai anche parlato di tua madre che ti manca> gli dissi seria. No ok un po' scherzava.
<Oh no!> disse buttandosi a pancia in giù sul letto e con la faccia nel cuscino. Io mi sedei vicino a lui e iniziai ad accarezzarergli la schiena e i capelli.
<Anche io ti sognerei se potessi> dissi dolce. Tirò un po' su la faccia per guardarmi e gli sorridei dolce e anche lui ricambiò e mi baciò. Pasammo la notte così a parlare e coccolarci finchè lui non si addormentò e parlò di me e di quanto gli piacessi. Mi commossi, finché arrivò le prime luci dell'alba e me ne dovetti andare, ma alla mattina ci saremmo rivisti. Gli lasciai un biglietto in cui gli scrissi che ci saremmo visti la mattina e me ne andai felice che arrivasse il giorno dopo.

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