19-coppia

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Verso le 5 me ne tornai a casa. Mi feci una doccia e mi sistemai i capelli in una treccia che partiva da vicino all'orecchio destro e scendeva nella spalla sinistra attraversando la nuca. Mi vestii con un paio di jeans blu e una camicetta bianca. Mi truccai e iniziai a preparare la colazione per Charlotte e Jack, gli svegliai e Charlotte mi rondò attorno chiedendomi che cosa avessi fatto il pomeriggio prima.
<Allora? Dai ti pregoooooooo> disse implorante.
<No, ti lascio la 500. Prendo la ferrari> gli dissi un po' scocciata.
<Uff, va bene> disse delusa dal fatto che non gli avessi risposto. Mi misi le scarpe col tacco e me ne andai in garage. Presi la Ferrari e me ne andai a casa di Thomas. Arrivato davanti a casa sua scesi e mi appogiai all'auto. Dopo poco Thomas uscì sorpreso dall'auto con cui ero andata a prenderlo.
<Wow> disse sbalordito.
<Mmh si, c'è di meglio> dissi dubbiosa. Lui si avvicinò e mi prese per i fianchi.
<Certo tu> disse baciandomi. Dopo poco ci staccammo.
<Dobbiamo andare a scuola> dissi a malavoglia lui annui e si andò a sedere.
<Vuoi guidare tu?> gli chiesi mentre salivo.
<Mi lascieresti?> chiese speranzoso.
<No> dissi sorridendo. Lui scosse la testa e si allacciò la cintura dopodichè partimmo.
<Non ti allacci la cintura?> mi chiese dopo un po'.
<No> dissi ridendo.
<Perchè?> chiese lui sbalordito.
<Che senso avrebbe. È impossibile che faccia incidenti e se uno mi viene addosso lo evito; poi metti caso che faccia l'incidente ne uscirei illesa. Quindi la cintura non mi servirebbe a niente> dissi ovvia. Pensavo le capisse queste cose.
<Ok> disse insicuro.
<Posso farti un'altra domanda come ieri?> mi chiese timoroso della risposta.
<Certo> dissi.
<Hai presente che ieri ti ho chiesto quanti umani hai ucciso> disse e si bloccò per vedere se lo seguivo, annui ovviamente <bene, ora mi chiedevo: quanti vampiri hai ucciso?> chiese.
Ok ero in difficoltà, emisi un sospiro di indecisione. Guardai in giro come facevano gli umani per trovare una risposta.
<Tutto ok? Se vuoi puoi non rispondere> disse Thomas preoccupato.
<No no è tutto ok, e che non me lo ricordo> dissi arrampicandosi negli specchi. Era ovvio che me lo ricordavo, ma non volevo traumatizzare.
<Non te lo ricordi. È impossibile tu non puoi dimenticare. E così grave?> chiese un po' sorridente sapendo che io ero in imbarazzo.
<Non vorrei ti impressionassi e scappassi via pensando che sia una specie di serial killer> dissi io seria. Lui scoppiò a ridere.
<Dai dimmi> disse sicuro ridendo ancora un po'.
<Non lo so con precisione, ma circa 1500, forse di più. Con i Volturi ho combattuto un sacco di battaglie e poi per difendere il mio territorio> dissi io giustificandomi.
<1500, pensavo peggio. Sono pochissimi. Nella prima guerra mondiale abbiamo fatto 9 milioni di morti> disse lui sicuro di quello che diceva.
<Per un vampiro sono molti, considerando che un esercito è composto da circa 20 membri> dissi io. Lui non sapeva che unità di misura avevamo noi.
<20 a esercito?> disse stupito e senza parole.
<Tadaaa> dissi io divertita dal fatto che si era stupito così tanto.
<Ok, voi vampiri siete strani> disse lui con lo sguardo rivolto verso avanti.
<Siamo contro natura> dissi io guardandolo lui incontrerò il mio sguardo e lo abbassò imbarazzato.
Nel frattempo arrivammo a scuola e io parcheggiati sotto lo sguardo stupito di tutti che guardavano l'auto.
<Pronto?> gli chiesi.
<Si, credo che avrai una bella sequela di insulti da parte delle ragazze che di solito mi ronzano intorno> disse sorridendo. Scossi la testa e scendemmo contemporaneamente, poi lui si avvicinò a me mi mise il braccio sopra alle spalle ed andammo in segreteria a cambiare gli orari per renderli più simili. Alla fine avevamo quasi tutta la giornata assieme tranne educazione fisica, meglio. Mano nella mano entrammo a scuola. Da subito si sentirono i mormorii della gente che commentava.
<Oddio ma una bella ragazza come lei sta con uno sfigato come Thomas Greene?!> disse Cameron.
<Già era da tempo che io aspiravo a Thomas, che...> on questa era Jannete, forse non stavano facendo commenti positivi.
<È tutto ok?> mi chiese Thomas vedendomi turbata.
<Siamo circondati da persone che ci stanno giudicando male. Come dovrei sentirmi?> gli chiesi guardandolo <Sono sempre stata elogiata per la mia bellezza e ora mi insultano per questo. Pensavo che mi insultassero per quello che ero realmente, voi umani vi siete spinti in basso> dissi un po' schifata.
<Un umano però ti sta tenendo la mano. Come la mettiamo?> chiese leggermente malizioso.
<Mmh, quell'umano è sciocco> dissi io come sempre con la risposta pronta.
<E perchè?> chiese stupito.
<Perchè dovrà essere presentato alla famiglia della vampira> dissi e me ne corsi via ridendo.
<Cosa?! Eddai, nooooo!> disse correndomi dietro. Finì la mia corsa in aula di italiano dove lo aspettai.
La giornata passò veloce vicino a Thomas, parlavamo molto, ma grazie a me nessun professore ci richiamava. Era comunque bello stargli vicino. Ci avviammo all'auto e ad aspettare c'era il bullo di quinta del mio primo giorno di scuola.
<Ciao dolcezza> disse il tipo.
<Che vuoi?> disse Thomas infastidito dal tono da "ci sto provando con te" di John. Facendo questo provò ad avvicinarsi di un passo. Se John e Thomas avrebbero fatto a botte Thomas avrebbe dato filo da torcere al suo avversario, ma gli restavano comunque poche probabilità di vincita (in ogni caso ne aveva a differenza di altri). Era anche vero che se lo avessi lasciato fare picchiandosi si sarebbe ferito e gli sarebbe uscito sangue e a quel punto sarei resistita? Meglio non rischiare, stava facendo un passo avanti, ma gli sbarrai la strada con il mio braccio.
<Non sono dolce> dissi fredda.
<Scusa> disse alzando le mani.
<Quindi tornando a noi, che cosa desideri?> dissi gentile, ma fredda e seccata.
<Non mi va, voi due intendo> disse seccato da quella cosa.
<Non deve piacere a te> dissi sorridendo leggermente.
<No, cioè sì. Io e te dobbiamo stare assieme> disse sorridendo maliziosamente a quell'ultima frase.
<Cosa?!> disse sorpreso da quello che aveva sentito.
<Te lo scordi!> disse. I bollenti animi si stavano accendendo. Gli lanciai un'occhiataccia, doveva stare calmo sapevo cosa facevo. E sapevo anche che in ogni caso avrei vinto.
<Se avessi voluto uno come te avrei accettato l'invito che mi avevi fatto il primo giorno di scuola> dissi calma.
<Non sei tu che decidi...donna> disse marcando l'ultima parola. Sospira e gira i gli occhi, era un maschilista.
<Io dico di no> dissi. Gli occhi si stavano inscurendo e sentivo la rabbia ribollire nei muscoli che si stavano preparando a saltargli addosso.
<Oh, e invece sì> disse prendendosi gioco di me. Gli ringhai e fece un passo in dietro e si mise a ridere, Thomas mi appoggiò una mano sulla spalla.
<Dai ti do una chance. Ce la giochiamo a braccio di ferro> disse ridendo come un matto. Oh l'avrei rovinato.
<Certo. Dimmi il posto e dimmi l'ora> dissi pronta, mi iniziava a dare fastidio. Thomas ridacchiò sotto baffo.
<Che cosa?! Ah peggio per te. Fra due ore a casa mia> disse ghignando. Avrebbe invitato tutta la scuola era ovvio.
<Perfetto. Se vinco io ci lasci stare, me e Thomas. Se vinci tu starò con te> dissi alzando gli occhi. Non avrei scommesso così tanto se non fossi stata certa del risultato.
<So che mi vorrai lasciare, quindi devi stare obbligatoriamente un mese con me. Ovviamente in quel mese dovrai fare quello che dico io> disse leccandosi il labbro sopra. Sospirai e scossi la testa.
<Va bene. Vatti a allenare che è meglio> dissi e ce ne andammo.
<Ma sei matta?> mi disse Thomas una volta saliti in macchina.
<Come pensi di fare a vincere e non dare nell'occhio? Oh sempre che tu voglia vincere> disse triste.
<Certo che voglio vincere> dissi ovvia. Ma che gli prendeva?
<Farò finta di fare fatica. Se ne facciamo tre gliene faccio vincere una, se ne facciamo una la farò durare a lungo e gli farò credere di vincere> dissi, ovviamente ci avevo già pensato.
<Quando l'hai pensata questa cosa?> disse un po' stupefatto.
<Prima mentre mi sfidava> dissi.
<Ma se stavi parlando come?...> era confuso.
<Noi vampiri possiamo fare più di una ci sa contemporaneamente. Possiamo parlare di vestiti pensare allo sport e trattenersi dalla sete> dissi facendo un'esempio a lui comprensibile.
<Tu cosa pensi di solito?> chiese imbarazzato.
<È complesso te l'ho detto penso a più cose, ma come pensiero fisso ho te. Te e la sete> dissi. Lui sorrise leggermente imbarazzato.
<Vuoi che ti porti a casa o vuoi conoscere meglio Charlotte e Jack?> chiesi.
<Magari andiamo a conoscere Charlotte e Jack e poi andiamo allo "scontro"> mimò scontro con le virgolette.
<Se vuoi non devi venire a vedere> dissi.
<No voglio. E da anni che nessuno gli da una regolata, solo io gli tengo testa qualche volta> disse.
<Ok> dissi dubbiosa.
<Bene. Posso farti una domanda?> chiese.
<Certo> dissi come sempre.
<Charlotte e Jack sono anche loro vampiri?> chiese dubbioso. Mi misi a ridere.
<No. Charlotte e metà vampiro. Jack...Jack è meglio se lo vedi> dissi leggermente divertita.
<Ok> rispose titubante. Arrivammo a casa mia, Charlotte e Jack erano andati a fare un giro, così gli mostrai le varie stanze. A un certo punto sentii le loro voci.
<Vieni usciamo> dissi.
<Certo> disse e uscimmo. Arrivati alla porta di ingresso si guardò in giro e non vide niente.
<Perchè siamo usciti?> chiese.
<Charlotte e Jack stanno tornando> dissi e dopo qualche minuto eccoli spuntare dalla boscaglia.
<Ciao> ci salutarono. Charlotte ed a allegra mentre Jack era un po' freddo.
<Tu sei Thomas giusto?> chiese Charlotte, sapeva già la risposta, ma preferiva fare nel metodo umano.
Thomas annuì.
<Si e voi siete Charlotte e Jack> disse.
Jack annuì serio.
<Thomas voleva vedere cosa sei> dissi a Jack. Jack spalancò gli occhi: era esibizionista, ma non voleva farlo vedere. Sorrisi e lui sorrise leggermente malizioso. Alzati gli occhi al cielo e lui si iniziò a spogliare sotto lo sguardo sbalordito di Thomas.
<Deve ancora venire il bello> dissi e Jack iniziò a scaldarsi. Dopo poco non c'era più Jack-persona, ma Jack-lupo. Era un lupo alto quanto in cavallo con il manto marrone scuro qua di nero con i riflessi rossi. Thomas si nascose leggermente dietro di me, però poi Jack si accucciò e abbassò la testa che gli accarezzai. Vedendo questo Thomas si tranquilizzò un poco.
<Dentro c'è ancora Jack solo che ha cambiato forma. Tecnicamente io e lui saremmo nemici naturali, ma Jack pensa che non comporti nessun pericolo vista la mia dieta e siamo diventati amici...anche se puzza> dissi ridendo e Jack ringhiò leggermente facendo prendere uno spavento a Thomas. Il lupo rise per il comportamento dell'umano. Thomas si fece coraggio e si avvicinò.
<Vieni qui Jack. Cucci cucci cucci> disse con gli occhi chiusi e appoggiò la mano sul muso.
<Guardo che capisce. Puoi parlare normalmente> dissi. Lui prese confidenza e lo accarezzo con gli occhi aperti. Passammo il pomeriggio così e ci divertimmo. Thomas salì anche in groppa di Jack. Guardai l'ora.
<Dovremmo andare> dissi a Thomas.
<Si certo> disse Thomas alzandosi dal prato. Jack si ritrasformò e si vestì.
<Dove andate?> disse.
<Ehm. Devo sfidare il tipo di quinta del primo giorno di scuola a braccio di ferro. E devo vincere> dissi dubbiosa della reazione. Jack rise stranamente mentre Charlotte si preoccupò.
<Davvero?> disse seccata.
<Ha fatto tutto lui> menti. Charlotte sbuffò.
<Vedi di non farci scoprire> disse.
<Ok> dissi e me ne andai con Thomas. Come avevo pensato a casa del tipo c'era tutta la scuola, soprattutto quelli del suo e mio anno. Mi avviai verso il luogo, che presumevo, fosse dello scontro.
<Oh allora la principessa si è presentata> lo disse sicuro, ma c'era una nota che solo io avevo colto di preoccupazione. Sorrisi.
<Già tu sei pronto?> gli chiesi togliendomi la felpa e appoggiandomi al tavolo di fronte a me con la mano pronta alla sfida.
<Ovvio> rispose preoccupato e strinse la mia mano.
<Allora le regole sono sì può usare solo la mano appoggiata nella posizione corretta; non bisogna staccare il gomito da tavolo; chi tocca per primo il tavolo perde e si fa solo un match. E niente pronti...partenza...VIA!> esclamò un secchione di prima. L'avversario di fronte a me iniziò a fare forza dovetti fingere di andare giù e di fare fatica. Quando era quasi a metà per vincere e aveva già sul viso una smorfia di vittoria spostai le mani alla posizione iniziale. Da lì incominciai a fare poca forza e piano piano, tornando qualche volta indietro per fingere di essere stanca, mi avvicinai al tavolo. La sua mano era vicinissima al tavolo, ma nonostante ciò faceva ancora forza e aveva una smorfia di dolore visibilissima.
<Ti arrendi?> gli chiesi.
<Mai> disse tra i grugniti di dolore.
<Oh ma dai. Devo umiliarti davanti a tutti?> gli chiesi.
<O io umilierò te?> disse. Incredibile come fosse rozzo e pervertito. Incavolata come non mai gli sbatte di forza la mano sul tavolo. Tra gli spettatori si levarono esultazioni e silenzi di sorpresa. Quando il ormai perdente vide la sua mano appoggiata al tavolo di guardò stupefatto.
Avevo vinto anche questa sfida. Ora ne rimaneva un'altra: presentare Thomas ai Cullen.

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