TRENTASETTE

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- Sì, sono la tua mamma. - Rimasero a guardarsi negli occhi per un po' senza dirsi altro, senza muoversi.

- Allora Rick ha ragione... Sei tu la mia mamma... - Joy guardò Kate negli occhi incredula. Non riusciva a capire, non poteva crederci. Kate era sua amica, le era stata vicina, si fidava di lei, si divertiva con lei... e lei era la sua mamma.

- Sì... Mi dispiace Joy... mi dispiace tanto... - Le sussurrò Kate con un filo di voce. - Avrei voluto dirtelo io... Avrei voluto trovare il momento giusto ma... mi dispiace tanto Joy...

- Da quanto tempo sai che sei la mia mamma? - Le chiese la bambina guardandola seria e non riusciva nemmeno a sentire le sue parole di scusa. Le rimbombava nella mente solo che Kate era la sua mamma. Quella mamma che tante volte aveva immaginato, sulla quale si era fatta tante domande e che mai aveva pensato così.

- Da un po' - Ammise sincera.

- Perché non me lo hai detto? - Chiese ancora severa. Era la domanda che Kate si aspettava, perché sapeva che Joy avrebbe preteso risposte.

- Perché... Perché nella vita ho fatto tanti errori. Mi dispiace.

- Anche io sono un errore? - Questa domanda, invece non se l'aspettava ed arrivò per Beckett il primo di quei tanti pugni che sapeva avrebbe ricevuto, da quel momento in poi. L'idea che Joy potesse considerarsi un errore la dilaniava. Non era lei l'errore, l'unico era stato il suo di non tenerla con se.

- No. Tu sei l'unica cosa bella che ho fatto nella mia vita. Ed io ero troppo spaventata e stupida per capirlo allora. - Provò ad accarezzarla ma lei si spostò, lasciando la mano di Kate a mezz'aria senza un contatto. Beckett abbassò la mano ritraendosi sospirando fortemente.

- Perché non mi hai voluto? Perché non hai voluto essere la mia mamma? - Joy adesso aveva gli occhi lucidi e le lacrime che poco dopo scesero sul suo viso, per Kate furono quanto di più doloroso avesse mai sentito. Davanti a lei c'era sua figlia che piangeva per le sue scelte e doveva rispondere a lei a tutti quei perché ai quali non aveva mai trovato una risposta credibile da dare a se stessa.

- Io ti volevo Joy, ti volevo tantissimo. Avrei tanto voluto tenerti con me, non immagini quanto e quante volte ho sognato tutto quello che avremmo potuto fare insieme ma... Ma ero giovane ed ero sola. Io avrei voluto il meglio per te e in quel momento ero certa che il meglio non fossi io, che così avresti potuto avere una famiglia normale, una mamma ed un papà che ti avrebbero amato. L'ho fatto solo per questo, te lo giuro Joy, ti prego credimi... Io pensavo di fare il meglio per te e avrei voluto tanto essere la tua mamma.

- Io... io una famiglia non ce l'ho mai avuta Kate. Se tu mi avessi voluto, avrei avuto te, avrei avuto almeno una mamma...

- Vorrei poter tornare indietro e non lasciarti mai. Non c'è niente che rimpiango di più al mondo e non me lo perdonerò mai. Credimi Joy.

Joy annuì mentre si asciugava le lacrime con il dorso della mano.

- Perché non mi hai detto che eri la mia mamma? Tu mi hai preso in giro, mi hai detto che eri mia amica. Io mi fidavo di te.

- Lo so... Io non sapevo come dirtelo Joy... non è facile per me... Io... non so come si fa ad essere una mamma, ma vorrei tanto esserlo da ora in poi.

- Io... io non lo so Kate... Ho sempre voluto una mamma... - ammise Joy

- Sono qui, sono qui per te ora. Aiutami ad essere la tua mamma Joy. - La pregò.

- Non so se puoi essere la mia mamma ora. - Le disse titubante.

Kate deglutì ed abbassò la testa annuendo. Non l'avrebbe forzata in nessun modo, a fare nulla, nemmeno ad accettarla. Il suo rifiuto le faceva male, molto male, ma era Joy a dover decidere.

YouthWhere stories live. Discover now