QUARANTASEI

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Quella richiesta aveva preso Alexis in contropiede. Non sapeva cosa fare per lei. La guardava e vedeva il suo sguardo implorante e gli occhi colmi di lacrime e si sentiva così inadeguata. Sapeva cosa voleva dire quel sentimento, volere la mamma e sapere che era lontana, che non sarebbe potuta venire. Quante volte lo aveva provato e si era rifugiata tra le braccia di suo padre, ma per quanto lo adorasse, non sempre era la stessa cosa e quindi continuava a coltivare quel desiderio in silenzio. Non doveva essere la stessa cosa per lei, perché Kate non era Meredith, Alexis lo aveva capito e avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarla.

- Joy...

- Ti prego Alexis, portami dalla mia mamma! - Le disse prendendola per la manica della camicetta.

- Joy... non puoi uscire, lo sai... io... Aspettami, vedo cosa posso fare...

L'avevano scoperta. Il giorno prima dello scambio, il giorno prima che tutto fosse finito. Uno degli uomini dei trafficanti di armi aveva già lavorato in passato con Nina Sorokina e questo nessuno lo sapeva. L'avevano smascherata, avevano ucciso l'agente Lavrov ed avevano provato ad estorcerle informazioni, per chi lavorava e cosa volesse. Non erano stati teneri, ma aveva evitato di dire che era della polizia, si era spacciata per una mediatrice di un gruppo ucraino che voleva comprare le armi per la lotta armata contro la Russia. Le sue conoscenze su Kiev le furono d'aiuto. Alla fine era riuscita ad uscire da quella situazione molto meglio di quanto immaginava all'inizio, se l'era cavata con un paio di costole rotte e un lieve trauma cranico. Quando la squadra di supporto non aveva ricevuto il loro messaggio convenzionale che si scambiavano a degli orari stabiliti, si erano subito messi in moto per recuperarli quella mattina stessa. L'avevano portata in ospedale, le avevano fatto tutti gli esami del caso e le avevano imposto di rimanere a letto nei prossimi giorni. Era arrivato Montgomery e le aveva riportato i suoi effetti personali e si era accertato delle sue condizioni. Insieme a lui anche Esposito e Ryan, arrabbiati perché tenuti all'oscuro di tutto, ma felici di vedere che nonostante quello che le era accaduto stava bene. Le poteva andare molto peggio, come a Lavrov. Poi i medici avevano fatto andare via tutti, perché doveva riposare, anche se quando Ryan le disse che l'aveva cercata anche Martha aveva avuto la tentazione di chiamarla subito, ma non sapeva se era in grado di riuscire a parlare lucidamente.

Era sera tardi, si era addormentata da poco quando sentì squillare il suo cellulare.

- Alexis, dimmi cosa succede? - Chiese preoccupata.

- Kate... Come... come stai? - Nella voce della figlia di Castle c'era la stessa sua preoccupazione.

- Io... bene... bene... perché? - Ma la sua voce non nascondeva bene la difficoltà nel respirare.

- Abbiamo visto il notiziario, parlavano di te... c'era la tua immagine in barella mentre ti portavano via... - spiegò Alexis

- Io non sapevo... grazie per la telefonata, Alexis, ma va tutto bene, un paio di giorni e uscirò... solo per precauzione... - Kate era visibilmente imbarazzata ed era un bene che per telefono non potessero vederla, ma si chiese anche se la stessa preoccupazione l'avesse avuta anche Castle...

- Ah quindi devi rimanere in ospedale... - Non riuscì a nascondere il suo tono deluso.

- Perché, Alexis che succede? - La preoccupazione tornò tra i respiri affaticati di Beckett.

- Ecco... Joy... anche lei ti ha visto e... si è spaventata... ha chiesto di te... - Le confessò infine e Kate deglutì a vuoto. Rimase in silenzio qualche istante, per cercare di capire, ma c'era poco da capire.

- Arrivo. Dammi solo il tempo di... di venire lì... Vengo subito.

Non aspettò la sua risposta, accese la luce sopra il letto e scese, sentendo in quel momento a freddo tutto il dolore al costato e la difficoltà più forte a respirare alla quale, come se non bastasse, si univa un forte mal di testa. Per prendere i suoi vestiti nell'armadio fece troppo rumore, facendo sbattere le porte di ferro e richiamando l'attenzione di un'infermiera che entrò nella sua stanza.

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