CAPITOLO 54

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Elsa aprì la portiera del passeggero e salì in macchina, mentre la madre la osservava furiosa.

"Quando arriviamo a casa dobbiamo fare un bel discorsetto," avvisò con voce seria, poi mise in moto l'auto, ed Elsa guardò fuori dal finestrino, scorgendo Stefano che la osservava preoccupato.

Per tutto il viaggio la macchina fu silenziosa; nessuna delle due diceva nulla, e la radio era spenta. La ragazza si chiese cosa prendesse alla madre; avrebbe dovuto essere felice che sua figlia avesse trovato il ragazzo, eppure non aveva visto nemmeno una goccia di felicità nei suoi occhi. Possibile che fosse arrabbiata perché non le aveva detto niente? Del resto stavano insieme da appena qualche giorno, ed Elsa stava attendendo il momento adatto per annunciarlo e soprattutto pensare alle parole più consone da usare.

Maria attraversò a passi spediti il corto vialetto ed aprì la porta di casa. Marciò in cucina seguita a poca distanza da Elsa.

"Insomma?!" esordì la donna, voltandosi di scatto e fissando la figlia negli occhi. Lei non osò parlare. "Quando avevi intenzione di dirmi che ti slinguazzavi con il tuo istruttore?" sbraitò.

Elsa si stupì del linguaggio forte e spinto della madre; non le parlava mai così, nemmeno quando era furiosa.

"Noi... stiamo insieme da appena qualche giorno, te lo avrei detto presto," balbettò lei, un po' spaventata.

"Non avrei comunque reagito bene. Non voglio che tu stia con quel ragazzo!"

"Perché no?" sbottò Elsa.

"Primo di tutto, è tecnicamente un pedofilo, secondo fuma, terzo non voglio che tu stia con il tuo istruttore di equitazione!"

"Ma mamma, ho 16 e mezzo, sono abbastanza grande!"

"Niente discussioni signorina, la prossima volta che lo vedi lo molli, altrimenti non ti faccio più fare lezione al Ranch!"

Quello era un colpo duro per Elsa; aveva messo in relazione due cose che amava: Stefano e il Ranch. E secondo i suoi piani, doveva rinunciare a uno dei due. No, non lo avrebbe fatto; la rabbia cominciò a montare dentro di lei.

"Se solo lo conoscessi meglio!" urlò, mentre delle lacrime facevano capolino dai suoi occhi.

"Ho detto niente discussioni!" sbraitò madre, rossa in volto.

"Non dovresti urlare nella tua condizione," proferì figlia abbassando la voce; mancavano appena un mesetto al parto.

"La questione è chiusa," replicò Maria in tono più calmo ma duro.

In Elsa sembrò spezzarsi qualcosa; le lacrime cominciarono a scendere, e lei si voltò di corsa e si precipitò fuori di casa. Udiva la voce della madre che la chiamava, ma se ne infischiò. Corse velocemente finché non fu abbastanza lontana da casa, la direzione che aveva preso non la stupì; il Ranch. Tastò in tasca per prendere il cellulare e avvisare Stefano, ma evidentemente lo aveva lasciato a casa. Si affrettò nonostante fosse quasi senza fiato. Le lacrime scendevano copiose; perché non capisce? Io amo Stefano, dovrebbe sostenermi. La odio. Questi pensieri la accompagnarono per tutto il tragitto. Svoltò nella stradina laterale e imboccò il vialetto del Ranch. In quel momento Stefano uscì dalla stalla con le mani nella tasca della felpa grigia e lo sguardo basso. Udendo dei passi, guardò nel vialetto e scorse Elsa che arrancava verso di lui. Le corse incontro e la ragazza impattò contro il suo petto, cingendogli la vita con le braccia.

"Ehi Tata, che succede?" mormorò Stefano preoccupato.

Elsa non rispose, si limitò a riversare fuori dai suoi occhi tutte le lacrime che arrivavano, bagnando così la felpa del ragazzo. Lui però non se ne curò, si limitò a lasciar sfogare la ragazza tra le sue braccia. Quando sembrò che le lacrime fossero sul punto di finire ed Elsa si lasciava scappare solo qualche singhiozzo, Stefano prese a spostare lentamente il peso da un piede all'altro, cullandola con dolcezza. La ragazza fece alcuni respiri profondi e alzò finalmente lo sguardo verso il volto di Stefano.

SOGNO WESTERNOù les histoires vivent. Découvrez maintenant