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Corro veloce, incurante del fatto che stia diluviando e ormai sia zuppo dalla testa ai piedi. Non evito nemmeno le pozzanghere, prendendole in pieno schizzando i passanti che imprecano al mio passaggio, guardandomi come se fossi un pazzo fuggito da chissà dove.

Forse pazzo lo sono davvero, chiunque penserebbe che io abbia qualche rotella fuori posto.

La pioggia non accenna a diminuire, ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è arrivare il prima possibile.

Finalmente svolto l'angolo del palazzo ed inizio a percorrere le scale salendo i gradini due a due, mi manca il fiato per lo sforzo.

Mi fermo davanti la sua porta, l'acqua che impregna i miei vestiti ha iniziato ad accumularsi sul pavimento.
Resto lì fermo qualche secondo.

Mi tornano in mente le ultime parole che ci siamo scambiati.

Stringo i pugni gettando alle ortiche quel poco di raziocinio che mi resta e, determinato come mai nella mia vita, busso.

Passano alcuni attimi lunghi un'eternità, poi sento lo scatto della serratura.
La porta si apre con una lentezza quasi esasperante ed eccolo lì, l'espressione indecifrabile come sempre.

«Eren...»

Ormai ho deciso. Non ho intenzione di tornare sui miei passi.

«Levi.»

One Last NightWhere stories live. Discover now