#25

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-3 ore alla partenza

· Levi ·

Dovrei riposare.

Mi attende un lungo viaggio e preferirei essere mentalmente lucido nel momento in cui mi troverò di fronte il Generale Ackerman.

Ma il modo disperato in cui Eren si artiglia alle mie spalle, stringendo le gambe intorno ai miei fianchi implorandomi di spingermi dentro di lui, cancella tutto ciò che è razionale.

So benissimo che i segni che porta sul suo corpo svaniranno in pochi giorni ma ciò non mi ha impedito di infliggergli quella dolce pena, promemoria del fatto che mi appartiene. Che sono stato qui. Che sono esistito nel suo cuore, anche se non dovessi più tornare.

Le sue dita afferrano i miei capelli, costringendo il mio volto sul suo in una danza fatta di lingue umide e schiocchi bagnati. Ha le labbra rosse, gonfie, spaccate nel punto in cui l'ho morso più voracemente, eppure non riesco a fermarmi. Le lecco con avidità e le succhio con gusto, per nulla sazio del loro sapore.

«Ah, L-Levi..! Ngh! A-ancora..!» mi prega con voce roca.

Sono ore che facciamo l'amore. Ci siamo saltati addosso non appena ho chiuso la cerniera del borsone.

Poggiato al muro a braccia conserte, aveva lo sguardo di un uomo ridotto in pezzi. Allo stesso tempo, però, le sue iridi mostravano forza e tenacia.

Ha coraggio, il mio Eren, più di quanto ne abbia mai avuto io. A volte mi sono chiesto se, al suo posto, sarei stato in grado di lasciarlo andare. Vederlo partire, incerto sul suo ritorno. La verità è che non lo so.

Il modo in cui pianta i talloni sul mio fondoschiena richiama la mia attenzione. Mi vuole lì con lui, corpo e mente, per quel poco tempo che ci è rimasto.

Le mie braccia lo avvolgono mentre lo possiedo ad un ritmo lento e cadenzato, baciandolo mentre inalo il suo respiro e ingoio i suoi gemiti.

Il modo in cui ci amiamo è così intenso da essere quasi spaventoso, e trova il suo apice nel momento in cui i nostri corpi si uniscono nel più antico dei riti.

Un'altra spinta, col desiderio di potermi fondere con lui e rendere le nostre carni inseparabili come lo sono le nostre anime.

Un sogno irrealizzabile, eppure tanto concreto da far male.

Eren mi stringe con forza, tentando inconsapevolmente di rendere reale quest'effimera fantasia. Di tenermi con sé o seguirmi, ovunque io sia diretto. Digrigno i denti in preda all'agonia, perché so che nulla di tutto ciò è possibile.

Le mie mani percorrono il suo volto, marchiando nella mia memoria ogni tratto del suo magnifico viso.

Così forte, il mio Eren, e così fragile...

Sono io ad averlo reso tale, e lui ad aver reso così me: entrambi terrorizzati di perderci, di non viverci.

Apro gli occhi ed ecco il suo sguardo annebbiato dal piacere, dal dolore, dalla disperazione. Le lacrime rischiano di sgorgare da un momento all'altro, eppure c'è fierezza, tenacia, ostinazione. Sembra dirmi saprò resistere, sopravvivrò.

«Più forte, Levi.» mi ordina.

E così eseguo, aumentando la forza con cui entro nel suo corpo facendolo gemere ed ansimare, succube del suo spirito ardente che mi ha conquistato giorno dopo giorno, strisciando sottopelle e giungendo in ogni angolo del mio essere.

«Ah! Eren..! Eren!»

Raggiungo il culmine e per un attimo rimango senza fiato.

La perfezione, cristallizzata in un singolo istante.

One Last NightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora