11. Stai scherzando, vero?

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  «Omnia fert aetas»
«Il tempo porta via tutte le cose»
Virgilio

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E m i l y

"È solo questione di abitudine, almeno, così dicono" rispose, cercando di sdrammatizzare la situazione con un lieve sorriso.

"Hai ancora speranze?" chiesi, mentre la donna continuava a guardare la foto che ritraeva il figlio e il nipote, il quale si trovava appesa al muro. L'avevamo scattata il primo giorno di scuola, ed era stato, probabilmente, uno dei giorni più felici che avevamo condiviso insieme.

"No, non più ormai" nessuno pianse, forse perché, ormai, questo dolore era diventato parte integrante di noi e delle nostre giornate.

"Non doveva arrivare fino a quel punto, avrebbe dovuto ascoltarci" constatai, riconoscendo che, se solo avessimo prestato più attenzione a ciò che faceva, non avrebbe perso la vita per una cosa così stupida.

"Emily, la droga è un circolo vizioso dalla quale, nella maggior parte dei casi, non si esce. Si finisce a fare di tutto, ed è quello che Ryan ha fatto" affermò, con l'intento di farmi capire che nessuno aveva colpa per ciò che era successo. Eppure un colpevole c'era, ma non era ancora stato identificato.

"Inizio a pensare che il caso di Ryan sia collegato a quello di Alexander, non riesco a trovare altra spiegazione" ammisi, con la speranza che prima o poi tutto ciò sarebbe stato svelato.

"Alexander è sempre stato un ragazzo vivace, ma dubito che si sarebbe spinto così oltre. Però, a questo punto, tutto è possibile"

"Noi sapevamo chi erano, stavo semplicemente parlando senza pensare" aggiunsi, mentre il suo sguardo era ancora incantato ad ammirare quella foto, quasi come se quest'ultima fosse l'unica cosa che le era rimasta di Ryan e Alexander.

"Nessuno conosce mai nessuno, Emily. Sappiamo a malapena chi siamo, come potremmo mai sapere chi sono coloro che ci circondando? Va contro la natura umana, tesoro, e nessuno potrà mai cambiarla" confessò, creandomi ancora più confusione nella mente.

"Ho parlato con Blaze e abbiamo deciso di chiudere il caso. Porterebbe solamente altra sofferenza nella famiglia, e penso che ce ne sia già in abbondanza. Mi dispiace, ma la questione si chiude qui"

. . .

Iniziai a camminare per la città mentre mi concedevo una tazza di caffè caldo, senza badare al freddo che appannava i vetri degli edifici.

Non sembrava nemmeno più la città che conoscevo, quella dove ero nata e cresciuta. Il Natale si avvicinava, ma non vedevo motivi per le quali festeggiare. Sarebbe stata la prima festività senza quella vivacità che solo loro potevano aggiungere, nessuno avrebbe mai potuto competere.

Fix You » jdb [wattys 2018] ; [completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora