1)Schegge di ricordi ☑️

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"Perché ti meravigli tanto se viaggiando ti sei annoiato?
Portandoti dietro te stesso, hai finito col viaggiare proprio con quell'individuo dal quale volevi scappare..."
Cit.

Stamattina mi sono svegliata prima del previsto e per nulla riposata, credo di aver esagerato con il caffè ieri.

Oh, davvero?
O forse è stata la telefonata ricevuta poco prima di andare a dormire?

Scuoto la testa per scacciare questa vocina fastidiosa e raggiungo il bagno per farmi una doccia.
Tolgo il pigiama e l'intimo, buttandoli nella cesta della biancheria sporca, ed entro lasciando che l'acqua bollente distenda i nervi tesi e funga da calmante, accantonando per un momento la rabbia e lo sconcerto di ieri sera nel notare la sua chiamata.
Il getto caldo mi bagna i capelli e scorre sulla pelle, regalandomi slancio e una piccola tregua dall'inquietudine.
Una volta uscita, avvolgo il mio esile corpo in un morbido asciugamano preparato in precedenza e con una mano pulisco lo specchio appannato dal vapore.
Guardo la mia immagine riflessa e, senza volerlo, mi soffermo sulla cicatrice appena sopra il seno; frammenti di ricordi affiorano e m'investe un senso di malessere, di repulsione.
Distolgo immediatamente lo sguardo, scacciando nel profondo quelle ombre prima che sia troppo tardi, osservo il mio viso...
Ahimè... sembra gridare aiuto!
Gli occhi azzurri come il ghiaccio sono gonfi e occhiaie profonde appaiono ben visibili, il viso è scavato e pallido, segni evidenti della nottata appena trascorsa.
Afferro decisa il beauty sopra la mensola, mi metto all'opera e poco dopo la magia è fatta.
Grazie a un buon correttore e un po' di trucco, il mio aspetto è quasi perfetto, infine infilo nella presa di corrente la spina del phon e asciugo i capelli.
Vado in camera e apro l'armadio.
Decido per un look molto casual: indosso un paio di jeans scoloriti che valorizzano le mie gambe lunghe e snelle e una semplice maglia bianca che fascia il seno abbondante rispetto al corpo asciutto e infine calzo gli anfibi.
Visto che oggi è domenica e non devo lavorare, posso rilassarmi e deporre le armi.
Infilo la giacca di pelle, prendo le chiavi, il cellulare dal cassetto, lo zaino ed esco.
Scendo le scale e raggiungo il garage.
Guardo fiera il mio regalo di compleanno e i ricordi affiorano...
Il giorno in cui andai all'officina a comprarla, l'addetto alle vendite, il classico belloccio, sicuro di se' e aggiungerei maschilista, insisteva nel mostrarmi motociclette di poco conto.
Era convinto di trovarsi di fronte la tipica ragazza sprovveduta e incapace.
Quanto si sbagliava!
Lì per lì mi arrabbiai e decisi di divertirmi un po'.
Dopo qualche sguardo malizioso e un paio di complimenti, l'avevo convinto a farmi provare la moto che volevo a patto che salisse a bordo anche lui .
Appena partita, continuai la recita fingendomi imbranata, ma giunti alla periferia della città, iniziai a scatenarmi sul serio.
Terminata la mia performance, tornammo in officina e dovetti trattenere una risata nel vedere il ragazzo scendere dalla moto barcollando.
Ma la cosa che più mi rese soddisfatta fu la sorpresa e lo sgomento che lessi nei suoi occhi... Come si dice, non giudicare un libro dalla copertina!

"Driin-Driin"

Di colpo torno al presente.
Sfilo il telefono dalla tasca della giacca, ma quando noto il nome che compare,
amarezza e rancore riemergono dalle ceneri.
Rifiuto la chiamata e rimetto il cellulare dov'era.
Salgo in sella alla mia moto, infilo il casco, giro la chiave nel lunotto e un rombo potente riempie le pareti del garage .
Giunta in strada, calco sull'acceleratore e sfreccio a gran velocità.
Vedo la città scomparire a poco a poco, sostituita da distese verdi e imponenti montagne.
Giunta al capolinea, decido di fermarmi in un ristorante per mangiare qualcosa, visto che la mia pancia pretende di essere saziata.


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Respiro estasiata l'aria fresca e godo della pace, che il lago offre in questo periodo dell'anno.
Vengo spesso in questo posto pervaso dai ricordi, lo considero quasi come la mia seconda casa...

"Papà, posso aprire gli occhi?"
Lo sento ridere...
"Ora sì, Principessa."
Prontamente alzo le palpebre curiosa e da quassù vedo il lago e un meraviglioso arcobaleno dai colori vivaci, come se fossero stati dipinti a pennarello.
Corro ad abbracciare papà stringendogli le braccia intorno al busto.
"Grazie, papà, è il più bel regalo di compleanno che ho mai ricevuto!"


Quando sono inquieta e sento che sto per esplodere, mi rifugio in questo luogo dimenticato dal mondo, Tremosine.
Qua posso essere me stessa, senza maschere, senza compromessi, senza il rischio di essere giudicata...
Sembra un paese incantato, dove le Alpi si tuffano nell'azzurro del lago di Garda e le atmosfere alpine abbracciano quelle mediterranee.
Le montagne più elevate si confondono con il turchese dell'acqua, offrendo scenari che non hanno eguali.
È un'umile cittadina divisa in tante piccole frazioni, ma è un posto a dir poco spettacolare per una persona riservata come me.
Guardo l'altura davanti a me, sembra impegnativa, ma con gli anni ho imparato a scalarla senza grosse difficoltà.
Poggio il piede destro ad una roccia sporgente e la mano sinistra a un'altra all'altezza del viso e poi, quasi automaticamente, faccio forza e posiziono il piede sinistro su una sporgenza più in alto e in poco tempo, sono già in cima.
Poso lo zaino a terra e tiro fuori la macchina fotografica.
Il panorama è da togliere il fiato.
Da quassù si vede il lago circondato da ettari di verde e a far loro da cornice le montagne più alte... il tutto reso ancor più magnifico da un cielo piuttosto nuvoloso.
Lo so, sembra strano, di solito è il sole a essere prediletto, ma se osservate bene, quei ciuffi di cotone volanti sono ricchi di sfumature e non sei in grado di stabilire che direzione prenderanno.
Trovo tutto ciò a dir poco affascinante.
Scatto parecchie foto da ogni angolazione, finché stanca decido di riposare, poggio lo zaino dietro la nuca e pian piano mi assopisco.

Il rumore dei tuoni mi sveglia di soprassalto...
Apro gli occhi e mi rendo conto di essere nel bel mezzo di un forte temporale.
Guardo l'ora sul telefono, che segna le diciassette...
Merda! Ma quanto ho dormito?

Senza perdere tempo, infilo lo zaino a spalle e inizio a scendere la montagna.
Le rocce molto scivolose e la pioggia incessante rendono la discesa un vero suicidio.
Mi maledico mentalmente per essere stata tanto stupida da addormentarmi.
Com'è possibile?
Io non commetto mai errori!
Sospiro nervosa, poi guardo in basso e noto con piacere che manca poco.
Un forte boato mi fa sussultare...
È un attimo...
Perdo l'appiglio del piede destro e precipito al suolo...

Non toccarmi l'anima Where stories live. Discover now