35)Paura

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"Io sono con te in ogni maledetto istante che ci vuole dividere e non ci riesce..."

Cit.



Continuo a fissare il pavimento per la vergogna, per paura di alzare lo sguardo e specchiarmi in quegli occhi che sento addosso, che dopo oggi mi guarderanno in modo diverso, con compassione, con disgusto.

"Vai via Alex, ti prego..." sussurro nuovamente.
Silenzio.
Sento i suoi passi avanzare e posso percepire la collera e il disgusto che prova, ma lui non conosce Mauro, non sa di cosa è capace.
Non posso permettergli di rovinarsi la vita a causa mia, di sporcarsi con lo schifo che mi circonda.
Calde lacrime sfuggono al mio controllo, lacrime di rassegnazione.
Alzo lo sguardo supplicandolo.
"Va via... dimenticati che esisto..."

Mi fissa intensamente, come a voler cogliere ogni emozione sepolta nel profondo, poi sposta lo sguardo sulla mano che tiene il coltello alla mia gola.
Che diavolo...
Succede tutto troppo in fretta che non ho il tempo di pensare.
Alex sferra un pugno nel fianco a Mauro che allenta la presa sul mio collo, ne approfitto e
affondo i denti nella carne con forza, finché molla la presa e l'arma cade a terra.
Mi allontano, rannicchiandomi in un angolo, sentendomi disgustata, sporca, fragile, atona.
Alex si scaraventa su di lui tempestandolo di pugni e non si ferma neppure dopo che il suo viso è una maschera di sangue.
Osservo la scena in disparte, apatica, come se non fossi nella stessa stanza, come se stessi in una bolla, lontano da loro.
Abbraccio le gambe e mi stringo più che posso, dondolandomi, cercando di calmare i tremori e rimanere nella mia sfera sicura.
Alex continua imperterrito; vedo
una strana luce nei suoi occhi, sembra un'altra persona.
In che cosa l'ho trasformato?
Qualsiasi cosa tocco, distruggo.
No, lui no!
In un attimo di lucidità muovo le labbra in un suono soffocato.

"Basta Alex, ti prego..."

Si blocca con le mani a mezz'aria, gocce di sudore scendono ai lati del viso, il respiro affannoso, poi si volta nella mia direzione.
Il suo verde luminoso sembra smarrito, offuscato.
Si avvicina e continua a guardarmi incerto, come se avesse paura di qualcosa, poi di colpo mi stringe tra le sue braccia.
Non muovo un muscolo, resto immobile a stringere le mie gambe in modo disperato, come se fossero la mia ancora di salvezza.

"Ora sei al sicuro"

Il suo calore e il suo profumo m'invadono, chiudo gli occhi e per l'ultima volta mi lascio cullare dal battito del suo cuore.

****

Dopo una visita accurata per accertarsi non avessi subito violenza fisica, il medico ha insistito perché parlassi con una psicologa, peccato mi sia rifiutata categoricamente.
Crede davvero che racconterei le mie disgrazie a una sconosciuta?
No!
È troppo doloroso ricordare...

"Dove cazzo sei stata?" 
Gli occhi iniettati di sangue, sbarrati, sembrano voler uscire dalle orbite, colmi di disprezzo, come se volessero annientarmi all'istante.
Abbasso la testa per nascondere le lacrime che minacciano di uscire, stringo le mani a pugno e mordo le labbra che tremano per la rabbia e scelgo il silenzio per non peggiorare la situazione.
Il suo alito un misto di alcool e sigaro mi colpiscono in pieno viso, storco il naso nauseata e indietreggio di un passo, tentando di allontanarmi, invano.
Il suo silenzio non promette nulla di buono...
Le sue mani stringono la pelle del mio mento, costringendomi ad alzare la testa e guardarlo.
"Ti sei fatta scopare?... Nah, sei una nullità, guardati..."
Con le mani indica il mio corpo "Nessuno ti vuole."
Sciolgo i pugni e il sangue bagna il palmo delle mani, ferite a furia di conficcare con forza le unghie nella carne, ma non sento dolore... la ferita più grande è nel mio petto, nella mia mente e nella mia anima.
Abbasso lo sguardo incapace di sostenere ancora l'odio e il disprezzo che ardono nei suoi occhi, per paura di specchiarmici e vedere che sono realmente il mostro che mi descrive.
Due mani mi afferrano con forza la gola, impedendo all' ossigeno di circolare, sento la testa vorticare e la vista appannarsi .
"Ora ti faccio vedere cosa vuol dire sfidarmi!"
Con uno strattone mi trascina in camera e mi sbatte sul letto, mentre la sua risata riecheggia tra le pareti...


Respiro lentamente e con estrema calma mi giro sul fianco, voltandogli le spalle, continuando a fingere di dormire. Alex non mi ha abbandonata un secondo da quando sono in ospedale e sono certa voglia delle spiegazioni.
Spiegazioni che non avrà.
Non sono in grado di formulare una sola parola in questo momento, non riesco neppure a guardarlo per paura di leggerci disgusto e commiserazione.
Non riesco a togliermi dalla testa lo sguardo sprezzante di Mauro, le sue mani viscide sfiorarmi, è stato come tornare in indietro in quella maledetta casa, con la paura costante che entrasse in camera mia, l'ansia di chi non sa mai cosa l'aspetta, se era di buon umore venivo graziata, altrimenti dovevo subire la sua rabbia nei modi più efferati...

"Tesoro, questo è Mauro, un caro amico"
Guardo la mano tesa di quest'uomo che aspetta la stringa e mi presenti, poi volto lo sguardo verso mamma che mi incita, accennando un leggero sorriso, sorprendendomi e ciò basta a convincermi. Ormai è da troppo tempo che è sempre triste, da quando papà non c'è più sembra essersi spenta. Quindi se lei è felice lo sono anch'io...

Una lacrima scende incontrollata, ricordandomi che questo schifo è la mia vita, dalla quale sono fuggita, ma che sembra continui a tormentarmi ovunque sia.
Vorrei solo lasciar scorrere le lacrime, dar sfogo al dolore che sento nel petto, abbandonarmi alle emozioni che lottano fra loro, ma non posso, non davanti a lui.
Mostrargli questo significherebbe donargli fiducia, aprirgli il cuore, rivelargli la mia anima e lasciarlo entrare...
Sento il suo respiro vicino, poi, un  bacio si posa sulla mia nuca e poco dopo la porta aprirsi e chiudersi.
Se n'è andato.
Finalmente lascio scorrere libere le lacrime, incapace di trattenerle ancora a lungo.

Pov's Alex

Continuo a guardare le sue palpebre chiuse e le sue labbra, nella speranza le apra e parli, mi manca la sua voce, le sua espressione buffa quando si arrabbia, i suoi occhi così profondi.
Lentamente si gira sul fianco, sottraendomi la possibilità di ammirarla ancora.
So perfettamente che non sta dormendo, il suo respiro è troppo scostante, le palpebre si muovevano spesso e le sue spalle sono tese.
Non so chi sia quell'uomo e cosa le abbia fatto di preciso, ma so per certo che ne è terrorizzata e appena arriverà il detective Still scoprirò la verità.
Vorrei che si fidasse e confidasse con me, che mi desse l'opportunità di conoscerla davvero.
Le poso un bacio sulla nuca, inspirando il profumo dei suoi capelli, poi apro e chiudo la porta, fingendo di uscire.
La osservo e vedo la schiena scossa dai tremori, il respiro affannoso, segno che sta piangendo.
Stringo forte i pugni, serro la mascella, cercando di contenere la rabbia che provo verso quel bastardo che l'ha ridotta così.
Affronterei qualsiasi tortura, pur di poterla stringere e asciugare le sue lacrime, cullarla e rassicurarla che non è sola e che tutto si sistemerà.

Non toccarmi l'anima Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ