Capitolo 16 Allyson

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Ascoltiamo i rumori che ci circondano,

senza ascoltare il più importante, quello del nostro cuore.

Kam guida in silenzio, anche se lo vedo continuare agitarsi sul sedile mentre attraversiamo le strade periferiche di una Boston che dorme, ignara di ciò che si possa nascondere dietro vie, palazzi o semplici aree desolate come quella dov'eravamo poc'anzi. Rivedere Joselyn e gli altri mi ha fatto salire la bile in gola. Mi scoccava qualche occhiataccia, incredula che fossi lì anche io. Come una stupida la credevo mia amica, ma in realtà è solo un'opportunista come il resto dei suoi squallidi amici. Guardo fuori dal finestrino il paesaggio che scorre indisturbato al nostro fianco.

«Tutto bene?», mi volto verso di lui che guarda ora me e ora la strada.

«Credevo non me l'avresti mai chiesto», commento con una nota di ironia. «Può andar bene se vedi chi ami mutare come un camaleonte?». Già, è proprio così. Damon, sul ring – qualsiasi esso fosse, una gabbia, un semplice suolo di cemento o uno scalcinato magazzino abbandonato – mutava il suo essere. I suoi occhi diventavano spiritati e velati dal nulla a mascherare le sue emozioni, perché in quel momento non ne aveva. Forse non pensava a nulla talmente puntava il suo obbiettivo. La velocità e la rabbia che trasudava dal suo corpo mentre i muscoli guizzavano a ogni colpo, ti facevano sussultare. Poi, come se qualcuno avesse spento un interruttore, l'incontro cessava con la sua vittoria e lui riprendeva contatto con la realtà. I lineamenti contratti si addolcivano, la maschera dietro la quale nascondeva la sua anima la lasciava a terra insieme al suo avversario.

«Chi erano quelli?», chiede Kam, facendomi trasalire dai pensieri.

«Vecchi amici di Damon. In realtà, non so se fra loro sia mai realmente esistita un'amicizia o se si siano sempre usati a vicenda», mormoro persa nei ricordi ancora vividi che mi legano a Medford.

«Non mi piacciono», dice aggrottando la fonte mentre ci immettiamo nella State Street, diretti al mio quartiere.

«Nemmeno a me», il solo pensiero che Dam debba averci ancora a che fare mi raggela il sangue nelle vene.

«Voglio che stai attenta», continua Kam posteggiando di fronte alla villetta di mio padre. La sua macchina è parcheggiata al solito posto.

«Tranquillo», lo rassicuro sporgendomi per baciarlo sulla guancia. Sorride e mi appresto a scendere. Quando raggiungo il portico ed entro chiudendomi la porta alle spalle, sento la sua macchina ripartire. Mi aspettavo che mi facesse il terzo grado su Damon, che mi domandasse come facessi a stare con lui. Mentre mi pongo questa domanda, sento una fitta alla bocca dello stomaco. Mi infilo nella mia camera in punta di piedi.

Mi privo dei vestiti e metto subito il pigiama. Siamo già a febbraio e anche se manca solo un mese a primavera fa ancora un freddo cane. Controllo il telefono, in tutto il tragitto fino a casa l'avrò preso fra le mani cento volte. Non trovo nessun messaggio e mi domando se sia vero che Damon rimaneva lì per Arnold. Conosco il suo sguardo, ormai, e credo che non mi abbia detto del tutto la verità. Non voglio fargli pressioni in questo momento, gli ho promesso che sarei stata al suo fianco.

Dopo ciò che mi ha confessato, non potrei fare altrimenti. Ha ragione, Sebastian va fermato e deve pagare per la morte di Cindy, la sua anima merita almeno questo.

Mi stendo sul letto, stringendomi alla coperta che porto fin sotto il mento. Sento ancora addosso l'adrenalina dell'incontro. La gente che urlava il suo nome, solo per vincere e intascare la loro scommessa. Trattengo il fiato, i miei occhi rivivono ogni suo gesto, quella rabbia che conosco troppo bene è tornata ad aggrapparsi alle sue spalle. «Solo tu puoi curarmi», mi ha confessato. Stringo le labbra per il peso di quelle parole che mi mozzano il fiato.

Un Amore Proibito 2 - Vite LontaneWhere stories live. Discover now