"Mamma e papà?" chiesi fissando lo schermo del computer dal quale appariva la faccia perfetta di mia sorella Kimberly.
Era stata lei a chiamarmi e ne ero rimasta un lo' sorpresa, soprattutto dall'assenza dei miei genitori. Di solito, quando volevano parlare con me, si riunivano tutti insieme per raggruppare in un unico momento una lunga conversazione molto spesso imbarazzante.
Vidi la sua espressione cambiare improvvisamente e ciò non portava nulla di buono.
"Sono andati insieme al gruppo della parrocchia in gita, ti salutano", non stava mentendo, altrimenti me ne sarei accorta, ma sapevo che comunque stava nascondendo una parte della storia.
Non dubitavo delle sue parole, anche se mi sembrava strano che i miei genitori rinunciassero ai pranzi della domenica. Ma ero quasi sicura che non stava dicendo tutto.
"Sei sicura che non ce l'hanno con me per l'ultima conversazione?" non mi ero pentita di avergli praticamente chiuso il computer in faccia, ero furiosa e avevi tutti i diritti di esserlo. Però conoscevo molto bene la mia famiglia e sapevo che erano in grado di portare rancore anche per anni.
Mia madre aveva smesso di parlare e vedere la sorella maggiore per un'intera decade solo perché si era dimenticata di chiamarla il giorno del suo compleanno.
E mio padre ancora non si parlava con metà della famiglia per un disguido avvenuto più o meno trent'anni prima di cui nessuno ricordava bene le dinamiche.
"Non sono arrabbiati, solo che non sanno come comportarsi in una situazione del genere. Loro si aspettavano un matrimonio, erano così felici di sapere che ti eri finalmente sistemata..."
Lasciò la frase in sospeso, perché sapeva meglio di chiunque altro che continuare con certi discorsi poteva anche essere pericoloso.
Per me era un tasto dolente, soprattutto perché sapevo come la pensavano i miei genitori. E sentirsi rinfacciare ogni volta che a trent'anni non ero ancora sposata non era molto rassicurante.
Lontano dalla mia famiglia riuscivo a convincermi di non aver per forza bisogno di un uomo per sentirmi soddisfatta. Ma anche a distanza d'oceano, le pressioni che i miei genitori mi avevano fatto durante gli anni riuscivano a raggiungermi e farmi sentire un fallimento.
Per giunta loro amavano davvero Daniel e lo consideravano il marito perfetto per la loro ultima figlia zitella. Doppio fallimento quindi.
"Beh, puoi dire loro che non devono preoccuparsi, non restò sola... Anzi, già mi sto frequentando con un altro uomo", obbiettai pentendomi immediatamente delle parole che aveva appena detto. Presa dal panico, e anche un po' stanca di apparire come la pecora della famiglia, aveva sparato la balla più grossa che avessi mai detto in tutta la mia vita.
Mi maledissi mentalmente, indecisa se ritrattare oppure sperare che mia sorella non avesse sentito bene. La comunicazione tra Stati Uniti e Australia spesso non è molto buona e c'era un'ottima possibilità che proprio mentre mentivo spudoratamente la connessione fosse stata pessima.
E poi indietro proprio non potevo tornarci. Dire 'scusami mi sono sbagliata' non era un opzione valida perciò pregai per la sua ipotesi. Con tutta me stessa.
Ma quando fai qualcosa di sbagliato, come mentire, non puoi aspettarti che l'universo sia dalla tua parte. Perciò quello fu il momento in cui la connessione era al massimo e Kimberly capì ogni singola parola. Dannato internet.
Sorpresa, e anche leggermente scettica - come se non credesse alle mie parole - mi chiese: "Dici sul serio?" e mi diede anche l'opportunità di buttarla sul ridere e usare la scusa che stavo scherzando per poter ritrattare la mia affermazione.

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I disastri di Alice (Ex La nuova coinquilina)
Romanzi rosa / ChickLitPrimo libro Alice, prossima ai trent'anni, wedding planner con la passione per gli abiti vintage e un po' eccentrica. Avendo tutti i giorni a che fare con spose, altari e anelli, sogna il s...