56. Capitolo speciale: Anche i pompieri coraggiosi si commuovono

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Non sono mai stato un tipo pigro, di quelli a cui piace passare il proprio tempo libero seduto sul divano a rilassarsi. Insomma, un po' come Vince.

Io ho sempre preferito andare a farmi una corsa, uscire con gli amici e buttare il restante della mia energia in palestra.

Per questo si può immaginare molto bene quanto fossi sofferente, sdraiato in quel letto d'ospedale - che con il passare dei giorni era diventato scomodissimo - immobilizzato. 

Ero stato beccato più di una volta dall'infermiera mentre tentavo di uscire dalla mia stanza, anche solo per farmi una passeggiata nel reparto. Ed ero stato riportato indietro con sbuffi, lamentele e perfino minacce di legarmi se fosse servito a farmi stare lì.

Il mio vicino di branda, che era lì da molto più tempo di me, aveva il diritto di alzarsi - anche da solo - e uscire e per questo lo invidiavo moltissimo. 

Sembrava come se fuori da quella stanza, all'interno dell'ospedale, ci fosse un mondo da esplorare ed io - unico sfigato - non potevo fare altro che aspettare con bramosia una visita. 

Perché l'unico momento della giornata che era davvero degno di nota era l'ora in cui i miei amici e familiari venivano a trovarmi. 

I miei colleghi pompieri mi raccontavano delle imprese che avevano risolto anche senza di me, magari esagerando un po' i fatti, mentre io fingevo di non crederci. 

Vince mi aveva portato alcuni dei giochi che stavano testando nel suo ufficio e una console portatile, ma in realtà non ci giocavo molto a parte quando c'era lui.

Gregor invece mi aveva portato dei libri e un lettore mp3 con all'interno così tante canzoni che non avevo neanche il coraggio di contarle. Mi aveva perfino chiesto se avessi delle preferenze musicali e poi era stato costretto a caricarci sopra musica metal e rock, decisamente non il suo genere preferito.

Alice invece mi portava sempre qualcosa da mangiare, nascosto nella sua grande borsa, che alla fine ero costretto a dividere con il mio vicino di letto. 

E poi tirava fuori riviste di matrimoni, di moda e di gossip e mi aggiornava. E la cosa più assurda era che m'interessava davvero sapere se Angelina Jolie e Brad Pitt avessero una minima possibilità di tornare insieme. Solo questo dovrebbe farvi capire quanto fossi disperato. 

Ma quando loro non c'erano era una vera tortura aspettare che un altro giorno passasse. Ed ogni mattina mi sentivo sempre più annoiato e desideroso di rompere qualcosa. 

Forse sarà stato anche colpa del mio compagno di stanza, che teneva accesa la televisione tutto il giorno su degli stupidi canali di vendita e quelle poche volte che parlava non faceva alto che lamentarsi della nostra società.

Stavo impazzendo, letteralmente, e più il giorno del ringraziamento si avvicinava più mi sentivo depresso. Negli anni precedenti lo avevo sempre passato a casa nostra, con Gregor che cucinava e mia madre che dava giudizi sul suo talento. Vince che mangiava come se non ci fosse un domani e mio padre che passava tutto il giorno davanti alla tv a guardare prima la parata e poi la partita di football.

Erano le nostre tradizioni, un po' banali ma pur sempre tradizioni. E anche se non mi ero mai reso conto di quanto ci tenessi, rinchiuso in quella prigione per malati iniziai ad apprezzare di più le nostre festività.

Perciò scoppiai quasi in lacrime quando vidi tutti i miei amici quella mattina, soprattutto perché non avevo fatto altro - per tutta la settimana - che raccontarmi come avrebbero passato quella giornata, facendo ridere dentro dall'invidia.

Mi avevo portato fuori strada, mentendomi solo per poter vedere lo stupore nei miri occhi.

E posso dire che ci riuscirono. "Di chi è stata l'idea?" chiesi cercando in tutti i modi di nascondere le lacrime che rischiavano di scendere e compromettere la mia immagine.

I disastri di Alice (Ex La nuova coinquilina)Where stories live. Discover now