Capitolo 2

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Il giorno dopo, anzi 4 ore dopo, il rumore della sveglia rovinò i miei bellissimi sogni.
Presi la sveglia e la buttai per terra per farla smettere di suonare.
Odiavo le sveglie.
Infatti preferivo che mi svegliasse mia madre, ma purtroppo quel giorno non c'era.
Rimisi la testa sul cuscino e provai a riaddormentarmi.
Ma i miei piani vennero ben presto distrutti da mio fratello che entrò in camera mia, mi tolse le mie bellissime e caldissime coperte di dosso, e fece partire della musica da discoteca a tutto volume.
Dei versi di disapprovazione uscirono dalla mia bocca e niziai a lamentarmi a gran voce.
Quando però la musica non cessava di continuare, presi il cuscino e mi coprii le orecchie con esso.
"Mi sono appena pentita di averti regalato quella cassa!"
Urlai esasperata.
Lo sentii uscire dalla mia stanza e pensai che mi avrebbe lasciato ancora cinque minuti per dormire. Dopo tutto non era neanche cosi tardi e solitamente neanche lui era un tipo molto attivo la mattina.
Oh che povera illusa.
Poco dopo mi venne improvvisamente strappato il cuscino dalla faccia e sentii un panno freddo che veniva poggiato sulla mia fronte.
"O mio dio! Okay, okay! Sono sveglia, basta! Esci da camera mia!"
Urlai ormai sveglia.
Prima di chiudere la porta di camera mia sentì mio fratello ridacchiare.
Sbuffai e andai in bagno, mi sciacquai la faccia da zombi che avevo e la sistemai come potevo. Mi truccai poco, quel tanto che bastava a non somigliare a gasper, optai per un po' di mascara e fondotinta.
Controllai l'ora e dopo aver strabuzzato gli occhi, perché come al solito ero in ritardo mi cambiai velocemente.
Ero stanchissima e la vista del mio letto non aiutava. Le calde coperte mi stavano attirando tantissimo.
Con un po' di fatica uscii dalla mia stanza e andai in cucina a fare colazione.
Lì, trovai mio fratello che stava cucinando delle uova e che metteva in tavola un po' tutto quello che trovava nel frigo.
"Vedo che hai preso sul serio il compito di prenderti cura di me in questi giorni."
Gli dissi sorridendo.
Luca aveva quattro anni in più di me. Non era spesso a casa per colpa dell'università, ma per una settimana non aveva esami da fare ed era potuto tornare e studiare a casa, così da occuparsi di me mentre i miei erano dai miei nonni in Germania, per appunto una settimana.
Mi ero molto arrabbiata, perché non avevo bisogno di una badante.
Però passare del tempo con lui non mi dispiaceva affatto.
"Non ti abituare. Ma devi ammettere che sono proprio bravo!" Disse ridendo e facendomi l'occhiolino.
"Dai adesso mangia, io vado a prepararmi che fra 10 min ti porto a scuola".
Concluse.
Potevo benissimo andare in bici perché la scuola non era molto lontana ma siccome fuori faceva abbastanza freddo per essere settembre non replicai e risposi semplicemente.
"Okay".
Finii la colazione e andai a prendere lo zaino.
Mi guardai un'ultima volta allo specchio e uscii da camera mia.
Mio fratello uscì da camera sua e controllò l'ora. "Giulia siamo in ritardassimo! Muoviti!"
Urlò.
Roteai gli occhi perché sembrava mia madre.
"Si, si. Sono pronta".
Mi lamentai sbuffando.
Uscimmo di casa e andammo in garage.

Noia, morivo di noia. Mancavano ancora due ore di scuola ed ero più che stufa di quella giornata.
Nella mia testa maledicevo il fratello di Elena che doveva fare le feste di venerdì sera e non di sabato.
Appena sentii la campanella che suonava la pausa, fu un sollievo immenso sia perché era finita l'ora straziante di storia, sia per il mio stomaco che brontolava da mezz'ora.
Corsi velocemente alle macchinette ma quando arrivai a destinazione mi pentì subito della mia scelta e cercai di farmi vedere il meno possibile dalla persona che avevo davanti.
Mi vennero i brividi per il ribrezzo.
Odiavo l'effetto che ancora mi faceva, ma purtroppo non potevo farci niente.
"Hei Giulia! Come stai?".
Evidentemente il mio mimetizzarmi non aveva funzionato.
"Ciao Matteo."
Dissi semplicemente e con una voce che non era sicuramente la mia.
Matteo era stato l'unico ragazzo che avessi mai avuto, erano passati ormai 2 anni, ma ancora mi chiedevo come avevo fatto a mettermi con uno del genere. Non era stata una relazione per niente seria, non era durata neanche un mese.
La prima settimana ero molto entusiasta, solo perché per me era una cosa totalmente nuova.
Ma con il passare del tempo notavo che non ci teneva per niente a me, e essendo io una ragazzina di 15 anni, non mi andava per niente di correre.
Credo di essere stata anche abbastanza brava a dirgli direttamente che non mi piacesse più, ma evidentemente lui non aveva apprezzato. Ha incominciato a sparlare e raccontare cavolate sul mio conto.
Insomma l'anno precedente non lo avevo passato molto bene, quando poteva fare battute sul mio conto non perdeva occasione per farle.
"Sono tornato ieri, Londra è meravigliosa, dovresti andarci! È stato un piacere vederti, ci becchiamo in giro!" Mi fece l'occhiolino e se ne andò.
Ma esattamente chi gli aveva chiesto qualcosa?!
Odioso, semplicemente odioso. Questo incontro mi aveva fatto anche passare la fame.
Tornai in classe e andai da Elena che mi vide arrabbiata.
"Che hai Giulietta?"
Mi chiese dolcemente.
"Ho incontrato Matteo alle macchinette."
Le risposi semplicemente sapendo che avrebbe capito il motivo del mio malumore.
"Oddio è tornato?! Ti ha detto qualcosa? Guarda che lo ammazzo!"
"No tranquilla! Lasciamo perdere. Piuttosto cambiamo discorso, raccontami un po' di questo Davide..."
Odiavo quando le persone si preoccupavano per me.
Quindi cercai di sviare il più possibile l'argomento.
Mi pentii ben presto della mia curiosità, perché iniziò a raccontarmi ogni minimo dettaglio di quel povero ragazzo.
Era carina quando raccontava; la maggior parte delle cose che diceva non si capivano, perché parlava velocissimo... ma ormai ci avevo fatto l'abitudine.
Finalmente arrivò Alice tutta raggiante è vestita sempre benissimo, che si avvicinò a noi. "Ehi! Ragazze di che parlate!"
Disse tutta pimpante.
Non capivo come facesse a essere sempre così felice anche la mattina presto.
Guardai Elena come per conferma, e lei mi fece un cenno con il capo come per confermarmi.
"Di un certo Davide!"
Sputai io il rospo.
Alice guardò Elena con un espressione prima confusa, poi arrabbiata e infine eccitata.
"Quel Davide! O mio Dio! Dimmi tutto!!!"
Lasciai quindi che Elena raccontasse tutto ad Alice e ne approfittai per andare fuori e raggiungere Carola che stava fumando con un gruppetto di ragazzi e ragazze che non conoscevo.
Appena mi vide mi venne incontro e mi abbracciò.
"Ehi Giulia! Come va? Scusa per ieri ma..."
Iniziò.
Anche Alice quella mattina presto mi aveva mandato un messaggio di scuse.
Non ero arrabbiata con loro.
"Tranquilla veramente, mi è venuto a prendere mio fratello!"
La fermai prima ancora che potesse continuare.
"Sono contenta! Dai vieni che ti presento due nuovi ragazzi della Germania!"
Rispose sorridendomi.
La guardai curiosa.
Non avevo troppo voglia di essere presentata ad altre persone, però non potei fare niente perché mi aveva già spintonata verso il suo gruppetto.
"Ehi, Lucas, Andreas lei è Giulia una delle mie più care amiche!"
Mi presentò lei.
I due ragazzi si voltarono.
Guardai quello sulla sinistra e pensai di averlo già visto.
Poi ripensai alla sera precedente... non ero sicura, ma probabilmente era il ragazzo con cui Carola era salita in camera.
Gli porsi la mano "Giulia." dissi. "Piacere, Lucas."
Mi sorrise gentilmente e io ricambiai.
Si girò verso Carola.
"Se sono tutte così carine le tue amiche Carola allora voglio conoscerle subito."
Disse rigirandosi verso di me e facendomi l'occhiolino.
Gli sorrisi, un po' in imbarazzo. Mi stava già simpatico.
Successivamente mi spostai per salutare l'altro ragazzo ma quando guardai, mi venne un colpo.
Era il ragazzo dagli occhi verdi.
Il ragazzo della sera prima era lì davanti a me in tutta la sua bellezza: alto, occhi appunto verdi, capelli ricci e lunghi.
Era veramente stupendo.
Pensai a tutti i ragazzi che avevo mai visto e lui raggiungeva sicuramente i gradini più alti.
Allungai timidamente la mano.
"Andreas"
Mi disse mantenendo fisso il contatto con i miei occhi.
"Giulia."
Risposi sempre più in imbarazzo, distogliendo lo sguardo.
Sentii improvvisamente la campanella suonare.
Mi avvicinai a Carola e la salutai.
Corsi verso l'entrata della scuola, perché era inizio anno e non volevo prendermi già da subito troppi ritardi.
Sulla porta d'ingresso mi voltai e incontrai lo sguardo di Occhi Verdi, che prontamente lo tolse.
Mi girai e corsi in classe preparandomi ad affrontare altre tre ore strazianti di lezione.

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