13. "I hope you will understand"

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Lilian's pov

"Lilith, calmati, ti ho già detto che sì, non sono più vergine e sì, sono andata a letto con Luke diverse volte" rispondo, alzando gli occhi al cielo al suo continuo sclerare e, l'unica cosa che vorrei fare, è chiuderle il telefono in faccia.

Quando mi sono svegliata, mio padre -Jereon- non c'era, quindi ho avuto il tempo di fare tutto con comodo, ricevendo un messaggio da Lilith, in cui mi chiedeva se mi potesse chiamare. Quindi, ecco come siamo finite a 'discutere'.

"Sappi che non ci andrò a letto" borbotta, cercando di non farsi sentire.

"Nessuno te l'ha chiesto, anche se sarebbe stato meglio, sei abbastanza frustrata e Luke, devo ammetterlo, è molto bravo. Basta che lo rifiuti in un modo gentile, non brusco"

"Devo rifiutare in modo gentile uno che mi bacia così, senza consenso, ed ogni volta mi rapisce o mi chiude in bagno? Ma anche no"

"Sei tragica" commento, finendo di bere il succo.

"Come va lì?" domanda, concentrando poi la sua attenzione su di me. Sento un 'cazzo', seguito da un'altra imprecazione.

"Cosa succede?"

"Mi stavo per rompere una caviglia con questi tacchi di merda"

"Quei 'tacchi di merda' valgono più di tutti i tuoi vestiti messi insieme, quindi attenta cara" sbuffa, rifacendomi la domanda di prima.

"Bene, credo. Per adesso non sospettano nulla, quel Michael, però, è così fastidioso e appiccicoso, non so come facevi ad essergli così legata"

"Non parlare così di lui. Mi manca e vorrei essere al tuo posto. Invece di fare la snob anche nei miei panni, cerca di uscire dai tuoi schemi e di imparare a vederlo in modo diverso. È un ottimo amico" sento dal suo tono di voce quanto lei sia disturbata della situazione, ma non è certo colpa mia se ci troviamo in questo modo. Anche a me mancano le mie bambine, chiuse nell'armadio senza qualcuno che le abbini bene. Sono particolarmente legata alle mie borse e alle scarpe.

"Senti, ma nel tuo rapporto con Black, Caterina e tutte quelle tizie che conosci, l'amicizia è tipo 'voi mi volete bene e fate ciò che vi dico senza nulla in cambio'?" me lo domando da un po' perché non riesco a capire precisamente come mi devo comportare con loro.

"Sono Caroline e Blake, non quello che hai detto tu. E comunque, tu non sai proprio com'è l'amicizia, vero? È dare senza pretendere di ricevere qualcosa, si è vicini alla persona, ci si diverte, ci si consiglia. Non ci si basa su cose materiali, come facevi con le tue schiavette, l'amicizia non è basata solo sullo shopping, sull'essere popolari, parlando male di altri e di chi vi siete scopate. Spero che capirai qualcosa di tutto questo. Devo andare" senza darmi il tempo di replicare, mi chiude il telefono in faccia ed io sbuffo, spostando il cellulare lontano da me.

Sono le 8.30 del mattino, a Londra sono le 18.30. Sospiro, cominciando a dirigermi verso la 'mia' stanza, quando sento il campanello suonare.

Chi viene a disturbare così presto di domenica?

Vado ad aprire, trovando Michael davanti a me.

"Non mi fai entrare?" chiede in modo retorico, ridacchiando e aspettando una mia reazione. Mi sposto, osservandolo varcare la soglia, ogni dettaglio captato ai miei occhi.

I capelli tinti di blu, la sua pelle così bianca, il suo piercing al sopracciglio che spicca, la barbetta che comincia a crescere, gli occhi verdi che scrutano l'ambiente e il suo abbigliamento sciatto, composto da skinny jeans strappati, Vans nere e una maglia a maniche corte dei Rolling Stones.

Devo ammetterlo, se non avesse l'aspetto di un teppista, lo considererei carino, molto.

Mi sposto silenziosamente verso la cucina, finendo di consumare la mia colazione, che deve ancora trovare un equilibrio tra la mia dieta e ciò che mangia Lilith normalmente.

Alla fine, decido di prendere dal frigo una carota, tagliandola in piccoli pezzi e pensando di passare il pomeriggio a rivedere la mia dieta.

"Come mai qui?" domando, girandomi verso di lui, già impegnato a guardarmi. Si riscuote, abbassando un attimo gli occhi, per poi rialzarli.

"Sei strana" mi irrigidisco, non sapendo come rispondere alla sua affermazione. Ovvio, lui è il migliore amico di Lilith, sarebbe stato abbastanza strano se non avesse notato qualcosa di sospettoso.

"Come fai a dirlo?" riesco a pronunciare, volendo sapere le varie critiche su cui avrei dovuto migliorare.

"Sei più rigida, non ti lasci quasi toccare e vedi tutto come se fosse nuovo. Spesso sei persa nei tuoi pensieri ed è qualcosa che già facevi, solo che adesso non sembri tu, Lith. Forse è il tempo che hai passato a Parigi, forse hai conosciuto qualcuno di cui non mi hai parlato o semplicemente ho sbagliato io qualcosa, però sembri quasi... schifata anche a parlare con gli altri. Quindi, se hai un problema con me, dimmelo, ma cazzo, non trattare di merda gli altri perché ti devi comportare come una principessina viziata" le parole di Michael arrivano dure alle mie orecchie, facendomi percepire tutto il nervosismo che era capace di provare in quel momento.

Solo adesso capisco che non mi sto realmente impegnando a portare avanti questa farsa, che, come per Lilith è difficile essere nei miei panni, anche se bellissimo, comunque cerca di andare avanti. Ha dovuto anche sistemare la questione con Hemmings! Io, invece, sono troppo attaccata alla mia vecchia vita, soprattutto ai privilegi che mi offre. Come lei è costretta a sopportare quelle galline di Alexina, Lola e quell'altra, anch'io devo fare lo sforzo di sopportare tutto questo. Anche per dimostrare che io sono migliore di lei, ovvio.

Metto su una faccia dispiaciuta, la migliore di tutta la mia vita, portandomi poi una mano alla fronte.

"Non so cosa mi sia preso, Mikey, mi dispiace" mormoro, avvicinandomi a lui e prendendogli le mani. Sono grandi e ruvide, le pellicine scorticate e alcuni graffietti completano il tutto. Ma le trovo calde e quasi... confortanti. "Mi manca Parigi, vorrei tornare lì. Ho avuto molto tempo di riflettere, sai, su tutto. E ad un certo punto, i miei pensieri si sono rivolti a mia madre. Perché lei non sia qui con me. Ho desiderato tanto incontrarla lì per caso" invento, vedendo il suo sguardo addolcirsi alle mie parole. M'intrappola in un abbraccio, che sono costretta a ricambiare, alzando gli occhi al cielo scocciata, perché odio il contatto fisico.

"Ne abbiamo parlato tante volte, Lith. Non ti sentire in colpa se tua madre ha deciso di andarsene, tu eri piccola, non hai fatto nulla. Niente di ciò che tu puoi aver combinato l'ha portata via da te, ne sono sicuro. Si vede che non era pronta" voglio ribattere che mia madre è meravigliosa, che nonostante il suo lavoro, mi ha cresciuta cercando di essere presente nella mia vita, dedicandomi momenti in cui io e lei chiacchieriamo di tutto. Sto zitta, annuendo, staccandomi poi dall'abbraccio.

"Grazie Michael, ci voleva" perché, nonostante tutto, il discorso mi è servito, direzionandolo però verso mio padre nella mia testa.

HOLAAA

Dopo non so quanto tempo, riecco mi qui.

Allora, le nostre gemelle non sanno come continuare a vivere. La mia situazione attuale diciamo. A parte gli scherzi, troviamo Michael che fa notare a Lilian il suo comportamento, nei panni di Lilith.

Un giorno finirò per confondermi io.

Comunque, il discorso di Michael, Lilian nella sua testa lo trasforma rivolto al padre, perché, Lilith non ha avuto la madre, lei il papà.

Spero che questa storia vi stia piacendo, questo è solo l'inizio, diciamo.

Ho cambiato la copertina, ci sono le due gemelle e la scritta di verde e azzurro riprende il colore degli occhi di Michael e Luke. Così, perché mi andava.

Non so manco io come andrà, ma va bene, il tempo che non passo a scrivere, medito sui vari aggiornamenti e su future storie.

Il quadrimestre è finito e spero che vi viviate bene questo periodo di 'pausa' anche per me, perché io non l'avrò.

Alla prossima,

Kisses

Wrong twin || 5sosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora