Capitolo 8: Acqua e sapone

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Firenze, 1471

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Firenze, 1471

«Senti Neri, non te la prendere ma... ecco, il fatto è che puzzi come un avello. Da quanto non ti fai un bagno?»

Il ragazzo lanciò un'occhiata a Leonardo, seduto dall'altra parte della stanza, per capire se scherzasse.

«Ho vissuto come un vagabondo per anni, quindi a occhio e croce direi... da quando il prete mi ha calato nella fonte battesimale.»

Leonardo appoggiò la testa su una mano e rimase a guardarlo mentre Neri raccoglieva i suoi calzini sporchi e maleodoranti. «Non è possibile» gli disse, «devi pur lavarti, ogni tanto.»

«Lo faccio, infatti. Ma i lunghi bagni in acqua calda sono dei lussi a me sconosciuti, Vossignoria

«Come sei acido» mormorò l'amico alzandosi in piedi. Poi si diresse verso la porta e disse: «Vado a chiedere al mio amico alla locanda di prepararti dell'acqua calda. Ti farò provare le gioie che solo un po' di sapone e una bella strigliata possono concedere.»

«Non sono un cavallo!» gli sbraitò dietro Neri, ma quello era già sparito giù per le scale.

Nel giro di un'ora il centro della stanza venne sgomberato per fare spazio alla capiente tinozza che Leonardo fece portare su, insieme a diversi secchi d'acqua. «Avanti, togliti quei vestiti» gli ordinò.

Inizialmente Neri esitò, provando vergogna; ma poi pensò a tutte le volte che aveva posato praticamente nudo per lui e iniziò a spogliarsi. Leonardo lo osservò per tutto il tempo senza battere ciglio e, quando lui si fu finalmente immerso nell'acqua bollente, si inginocchiò e appoggiò gli avambracci sul bordo della tinozza. «Allora, come ti senti?» gli domandò.

Neri allungò le gambe, per quanto gli fosse consentito, e reclinò il capo all'indietro, sperimentando la sensazione di essere completamente immerso in quel liquido caldo e accogliente. Si chiese se anche i piccoli nel grembo materno provassero la stessa cosa – lui ci era stato, certo, molto tempo prima, ma non lo ricordava. Non aveva nessuno che si prendesse cura di lui da molti, molti anni, ormai.

«Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto» disse Leonardo con un evidente sorriso nella voce.

Neri lo sentì rialzarsi e frugare da qualche parte nella stanza, per poi tornare accanto a lui e versare un olio profumato nell'acqua. «Essenza di ciclamino selvatico, il mio fiore preferito» spiegò.

Neri si rilassò e si dimenticò di Leonardo, credendo che se ne fosse andato; ma poi sentì le sue dita tra i capelli e scattò su a sedere schizzando acqua dappertutto come un'anatra starnazzante. «Ma che combini!» esclamò ritraendosi.

«Tranquillo, non mordo mica! Ti aiuto solo a districarti i capelli, sono un totale disastro.» Poi gli afferrò nuovamente la testa e lo costrinse a rimettersi giù per poterlo pettinare.

Fu abbastanza difficile per Neri, che era abituato a fare tutto da solo, riuscire a distendersi e lasciare che Leonardo lo coccolasse in quel modo – per quanto i suoi brutali colpi di spazzola potessero essere definiti coccole! Ma pian piano iniziò a trovare piacere in quei gesti premurosi, anche se lo facevano sentire vulnerabile in un modo con cui non era del tutto a proprio agio.

L'altro ragazzo iniziò poi a massaggiargli la testa energicamente, e in quel momento la porta si spalancò con uno schiocco.

«Leonardo!» tuonò una voce di donna. «Santa Vergine Maria, ma che storia è questa!» esclamò sbigottita la giovane appena apparsa sull'uscio.

«Lisa, ma che fai? Non sai più bussare?» la rimbrottò Leonardo senza scomporsi.

«Non hai pagato l'affitto, caro mio, perciò non ti spetta alcuna intimità» ribatté prontamente la ragazza con occhi che lampeggiavano come saette.

Neri notò subito che era molto bella, con un volto rotondo che terminava in un mento leggermente appuntito e sottili occhi allungati di colore castano messi in evidenza da due zigomi alti; i fluenti ricci ramati che le ricadevano liberamente sulle spalle le davano un'aria ancor più impetuosa per via dell'ingresso improvviso.

«Allora» disse, più calma. «Chi è lui?» E indicò Neri, ancora rannicchiato nella tinozza con occhi sgranati dalla paura, nel tentativo di coprirsi alla bell'e meglio.

«È mio ospite» le rispose Leonardo, parandosi davanti e impedendole di fissarlo in modo tanto sfacciato.

«Ah, un tuo amico?» gli chiese sorridendo maliziosa la ragazza.

«Sì lo è, Lisa. Non tormentarlo con le tue insinuazioni – e nemmeno me se per quello.»

«Già» sospirò lei arricciandosi una ciocca sull'indice affusolato, «tanto lo so che è soltanto me che desideri. Altrimenti perché evitare mia madre, se non per costringermi a venire fin qui di persona a tirarti le orecchie?»

Leonardo le afferrò il braccio e se la tirò dietro, assicurandosi di chiudere a chiave la porta dietro di sé stavolta.

Neri rimase solo nella stanza; il momento di smarrimento passò quasi subito, ma l'atmosfera rilassata ormai era perduta e si strofinò velocemente via di dosso la sporcizia stratificata di anni passati per strada, per poi finalmente asciugarsi e vestirsi con gli abiti puliti che gli aveva prestato Leonardo.

Quest'ultimo fece ritorno mezz'ora dopo, visibilmente infastidito. Neri lo lasciò sfogare sui suoi strani giocattoli per un po', mentre lui si occupava di ripulire la stanza e di riconsegnare i catini alla locanda di sotto. Quando ebbe terminato si lasciò cadere sul pavimento accanto all'amico e incrociò le gambe davanti a sé. «Chi era quella?» chiese con disinvoltura.

«Lisa è la figlia della padrona di casa» rispose Leonardo senza alzare gli occhi dal suo lavoro. «L'ha mandata la madre a riscuotere.»

«Voi due... insomma...»

«Per niente» rispose Leonardo con una risata nasale. «Non farti ingannare dalle sue moine, ama semplicemente pavoneggiarsi, ma non degnerebbe nemmeno d'uno sguardo uno come me. Lisa ha l'ambizione di sposare un uomo ricco e potente, e forse un giorno ci riuscirà – le doti non le mancano di certo. Noi artisti squattrinati e poveri bifolchi potremo solo ammirare da lontano la bellezza di Monna Lisa.

«E questo ti rammarica?»

«No, non è proprio il mio tipo se vuoi saperlo. E tu, Neri? Che mi dici della tua donna?»

Neri arrossì. «Ma quale donna...»

«Ah, c'è né più d'una. E bravo! Non ti facevo un donnaiolo.»

«Ma che dici! Io intendevo che non ne ho nessuna... In realtà, non so nemmeno com'è fatta una» ammise con una punta d'imbarazzo.

«Tu» Leonardo fece una pausa, sconcertato, e poi disse: «Vuoi dire che sei illibato?»

«Non fare quella faccia scioccata. Non è che ho soldi da scialacquare per certe cose, io! E di sicuro non sono tanto un Adone da attrarre le femmine di loro spontanea volontà.» Neri si alzò e si allontanò per nascondere il viso ormai paonazzo a Leonardo.

Dopo un po', questo lo raggiunse accanto alla finestra e gli disse: «Così ti piace la mitologia greca?»

«Mi piacciono le storie.»

«Anche a me. Ti va se te ne racconto una?»

Neri si voltò a guardarlo allora, e rispose: «Certo.»

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