Capitolo 21: Famiglia

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 Firenze, 1471

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Firenze, 1471

Piera e Leonardo giacevano tranquilli, addormentati una nelle braccia dell'altro.

Neri li guardò con un pizzico d'invidia, chiedendosi cosa si provasse ad avere l'amore incondizionato di una famiglia. Lui non aveva molti ricordi di sua madre, e sebbene i sacrifici che lei aveva fatto per la sopravvivenza di entrambi parlassero da soli, non possedeva dei momenti come quello a cui aggrapparsi, non una carezza o un sorriso.

Era strano, perché era certo che vi fossero stati, nonostante le avversità che avevano fronteggiato. Eppure quei ricordi erano pian piano sbiaditi fino a scomparire, come l'immagine del volto di sua madre o il suono della sua voce, e con essi anche la gioia e la sensazione d'esser mai stato amato.

Forse perché, col tempo, Neri aveva imparato a guardarsi dalle emozioni in generale, considerandole una pericolosa debolezza. La maggior parte degli orfani di strada come lui che aveva conosciuto era morta ormai. Nessun adulto poteva essere creduto. Non aveva senso affezionarsi alle persone quando era impossibile salvarle, o essere salvato da loro. L'unico conforto in cui osava indulgere nei momenti più tetri era la soddisfazione di uno stomaco pieno.

Eppure tutto questo non sembrava valere per Piera, che mostrando la sua debolezza aveva trovato nuova forza nel fratello, un porto sicuro.

Neri andò verso la porta per uscire a prendere una boccata d'aria, sapeva che era meglio distrarsi quando in testa cominciavano a ronzargli certi pensieri.

Non passò più di un paio di minuti che l'uscio si aprì nuovamente alle sue spalle e Leonardo lo raggiunse sul pianerottolo. Per la prima volta dall'arrivo di Piera si ritrovarono soli. Neri provò una punta d'imbarazzo, ma cercò di non darlo troppo a vedere.

Con tutto quello che era successo negli ultimi giorni, non aveva più avuto il tempo di pensare a quello strano momento insieme all'amico, a quello che credeva di aver provato. Poteva essersi sbagliato, magari era stata tutta colpa del vino. Anzi, lo era di certo.

«Si ghiaccia qua fuori!» sibilò Leonardo, giungendo le mani e portandosele alla bocca per scaldarle.

«Tornatene dentro allora» rispose lui svogliato.

Leonardo tacque per un lungo istante, spostando il peso da un piede all'altro. «Da quanto tempo lo sai?» chiese.

Neri lo guardò in faccia senza riuscire a vedere i suoi occhi scuri, quasi del tutto coperti da un ciuffo di capelli ribelli che gli ricadeva sulla fronte, ma sapeva perfettamente cosa vi avrebbe trovato: delusione. Sollevò le spalle fingendo indifferenza e rispose: «Che importa?»

«Importa eccome!» esclamò Leonardo, alzando di un paio di note la sua voce normalmente calma e rassicurante. «Mi hai tenuta nascosta la verità, ed è grave quanto mentire spudoratamente. Penso di meritare qualcosa di più da te.»

«Ah sì? Anch'io se è per questo. Credi che non mi sia accorto di quello che sta succedendo? E non provare a fingere di non sapere di cosa parlo!» sputò finalmente Neri con tutta l'amarezza che provava.

Chissà perché, si era illuso che Leonardo si sarebbe fidato di lui, confidandogli il suo problema – se di questo davvero si trattava – ma non lo aveva fatto. E perché avrebbe dovuto? Era vero che si erano avvicinati e che andavano d'accordo, ma non c'era niente di più. Era lui lo stupido nel considerarlo un amico.

«Tienimi il broncio se vuoi, Leonardo, non mi interessa. Sono come sono, e faccio quello faccio. Non mi scuserò per questo.»

Leonardo lo fissava senza dire una parola, le labbra premute insieme con forza tale da sbiancarle. Poi, all'improvviso, affondò il viso tra le mani e iniziò a piangere.

Neri rimase di sasso. Non aveva idea di cosa fare. Da una parte avrebbe voluto schiaffeggiarlo, dall'altra avrebbe solo voluto stringerlo.

Alla fine fece la scelta meno saggia, e gli passò un braccio intorno alle spalle. «Ti prego, non ti ci mettere anche tu. Ne ho fin sopra la testa di piagnistei.»

Leonardo poggiò la fronte sulla sua spalla, lasciando che le lacrime cadessero silenziose e inzuppassero la camicia di Neri.

«È davvero così grave?» gli sussurrò lui all'orecchio.

Il giovane non rispose, limitandosi ad annuire contro la sua spalla.

«Va bene» disse Neri con un sospiro. Ormai si era rassegnato alla facilità con cui Leonardo sapeva conquistarsi il suo perdono, e a quanto dannatamente semplice risultasse a lui concederglielo. E questo lo irritava non poco. «Un problema alla volta. Cerchiamo di risolvere la situazione di Piera e poi ci occuperemo della tua.»

Neri non poteva vedere il volto dell'amico, ma colse comunque il tono amaro nella sua risata quando rispose: «Non credo proprio che tu possa aiutarmi. Nessuno può, dopo quello che ho fatto. E comunque non lo meriterei.»

«Santo Dio, che famiglia!» esclamò lui spazientito. «Sei proprio una spina nel fianco, Leonardo da Vinci.»

«Scusa, sono una causa persa. Dovresti lasciarmi annegare nei miei guai» mormorò l'altro.

Neri lo avvolse anche con l'altro braccio e lo strinse un po' più vicino a sé. «Forse hai ragione, ma alcune spine sono più dure d'altre a liberarsene.»

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