Capitolo 29: Confuso

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 Firenze, 1471

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Firenze, 1471

Il silenzio ormai era sceso sull'intera casa. Si potevano udire soltanto i passi svelti di questo o di quell'altro servitore, ogni tanto, mentre il passaggio degli ospiti veniva cancellato con laboriosa efficienza.

Purtroppo la festa era stata interrotta per via dello spiacevole incidente. Così, quantomeno, lo aveva definito Bandini quando era venuto ad assicurarsi delle condizioni di Leonardo. Le sue false scuse erano servite ben poco a velare il profondo disappunto per l'inaspettato esito della vicenda; non era riuscito a sbarazzarsi di Neri, o meglio di Margherita, e adesso si ritrovava col giovane rampollo di una famiglia in vista mezzo moribondo nel suo salotto. Non era certo quella che si definiva una situazione ideale. Per di più, aveva senza alcun dubbio deluso le aspettative del suo padrone, la cui reputazione e la cui stessa vita adesso correvano un serio pericolo.

L'unico aspetto positivo di quella faccenda era che Leonardo e la sua dama, e ciò che era accaduto quella sera, erano ormai sulla bocca di tutti gli invitati, quindi non sarebbe passato inosservato un altro curioso incidente.

L'avevano scampata. Francesco de' Pazzi e Bernardo Bandini non potevano fare nulla che gli nuocesse. Almeno per il momento.

Il padrone di casa si era pure offerto di prestare loro una carrozza per scortarli indietro, ma, a quanto pareva, voce dell'accaduto aveva già raggiunto il padre di Leonardo nonostante l'ora tarda, e questo si era premurato di inviare un suo servitore a recuperare il figlio convalescente.

«Cosa è successo?» mugugnò il giovane con la voce impastata mentre rinveniva.

«Ti sei svegliato finalmente» rispose Neri, che non aveva lasciato il suo fianco nemmeno per un istante, ascoltando ogni battito e ogni respiro per captare anche il minimo segno di malessere. «Ti racconterò tutto, promesso. Ma ora è meglio che riposi. La carrozza sta arrivando e ti porterà a casa di tuo padre, dove sarai al sicuro.»

«Come a casa di mio padre?» Leonardo provò a sollevarsi sui gomiti, ma ricadde indietro, senza forze.

«Sta buono. Ho detto che ti serve riposo. Non è uno scherzo venire avvelenati!» sbottò lui.

«Avvelenati... Ma che dici, vuoi spiegarmi per favore?»

Neri si rabbuiò all'improvviso, come se la gioia di vedere l'amico di nuovo tutto intero non fosse mai esistita e sul petto gli gravasse un enorme macigno.

«Non so proprio che dire. È tutta colpa mia se sei quasi morto.»

Leonardo gli rivolse un'occhiata priva di biasimo, o di dubbio, e quello lo fece stare ancora più male, perché non meritava la sua comprensione per aver lasciato che gli accadesse tutto ciò.

Il giovane gli strinse la mano e disse: «Racconta.»

Non fu facile per Neri, ma alla fine tutte le carte furono messe in tavola; gli disse del figlio di Domenico di Giovanni e gli rivelò parola per parola la conversazione che aveva origliato tra Francesco de' Pazzi e Bernardo Bandini, e naturalmente gli descrisse gli eventi disastrosi che erano seguiti poi e di come erano riusciti a salvargli la vita per miracolo.

«E dove sono adesso questi due giovani? Mi piacerebbe molto ringraziarli» disse Leonardo.

Purtroppo, Cristoforo ed Helen erano andati via insieme agli altri ospiti, ma solo dopo che la ragazza si era assicurata che le condizioni di Leonardo fossero stabili e che si sarebbe ripreso senza problemi. Avrebbero voluto rimanere ancora, per sicurezza, ma dovevano tornare a Pisa, dove il loro capitano aveva ormeggiato la sua nave, la Polaris, e li aspettava insieme al resto dell'equipaggio per ripartire l'indomani mattina. Era stata solo una coincidenza che il carico di merci da imbarcare che attendevano avesse tardato e che loro due si fossero trovati insieme al capitano quando questo era stato invitato a una festa a Firenze, preferendo mandare invece i due giovani per rappresentarlo.

Una coincidenza miracolosa.

A quel punto l'amico si fece taciturno e Neri gli domandò: «A cosa pensi?»

«Penso che mio padre mi spellerà vivo stavolta.»

Le loro mani erano ancora unite, ma nessuno dei due si mosse.

Alla fine Neri trovò il coraggio per chiedere: «Senti... cosa ricordi esattamente di quello che è successo stanotte?»

«Non saprei» rispose Leonardo. «Ero piuttosto ubriaco. Dopo cena siamo andati al piano di sopra ed era un vero delirio... Avresti dovuto vedere Neri.» Ridacchiò divertito. «Io ovviamente mi sono tenuto fuori da quella babilonia ma non potevo starmene lì a guardare, così ho fumato insieme agli altri e ho bevuto – ho bevuto parecchio. Non ricordo praticamente nulla di quello che è successo dopo.»

«Ah, capisco. Quindi non rammenti cosa stavi facendo poco prima di svenire?»

Leonardo ci pensò su, concentrandosi meglio. «No, mi dispiace. Non ci riesco proprio. Ma hai detto che eravamo usciti in giardino perché tu volevi parlarmi, giusto? C'è qualcos'altro che dovrei sapere?»

Neri scosse la testa e si ritrasse, alzandosi in piedi. «No, assolutamente. Non preoccuparti, era solo curiosità. So bene che l'alcol non sai proprio reggerlo» disse lui fingendo una risata.

«È proprio vero.»

«Ora vado a controllare se la carrozza è già arrivata.»

«Va bene.»

Neri si incamminò verso la porta, cercando di nascondergli la propria delusione.

«Aspetta» disse Leonardo prima che mettesse piede in corridoio. «Sei per caso arrabbiato con me?»

Lui si voltò per studiare la sua espressione, sembrava confuso.

«No, certo che no» rispose.

«Sei sicuro? Perché mi sembri un po' strano. Se è perché ti ho lasciato solo, mi dispiace. Sai che non potevo insistere per portarti, e non potevo rifiutare, era un'ottima occasione per tenere d'occhio Domenico di Giovanni. Che poi è il motivo per cui siamo venuti qui. Credo che Diana abbia scoperto qualcosa di grosso, a proposito. Ricordo che a un certo punto mi ha fatto un cenno di trionfo.»

«Stupendo, una bella notizia almeno.»

«Tutto bene quindi?» insisté il giovane con apprensione.

«Sì, Leonardo. Te l'ho detto. Ora devo andare però. Vedi di riposare un po'.» Neri chiuse la porta alle sue spalle con aria sconfitta.

Ma che ti succede? pensò. Torna in te, idiota.

Quella notte era stata fin troppo movimentata e aveva le idee confuse. Anche lui aveva bevuto, e la paura, la tensione e tutto il resto gli avevano giocato un brutto scherzo. Quel bacio... Non sarebbe mai dovuto succedere. Era meglio così, meglio che Leonardo non lo ricordasse.

Sarebbe stato come se nulla fosse mai accaduto.

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