I-un bagliore blu

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3 Novembre 2017

"Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo." cantilena disperatamente Jeongguk, batte i piedi sul pavimento mentre scatta verso i cancelli della scuola a velocità massima. Riesce ad entrare giusto venti minuti in ritardo per la prima lezione. Non è colpa sua, era così tanto ubriaco alla festa di Wonshin, la notte precedente, che, giunto a casa, era svenuto nel giardino posteriore per svegliarsi con un mal di testa talmente forte da fargli dei puntini neri. La sua testa sta abbastanza bene al momento, dopo essersi scolato due bottiglie d'acqua ed essere stato all'aria aperta per un po'. Si precipita in classe.

Allora, di solito, quando Jeongguk arriva in ritardo, succede questo: marcia dentro la classe, baldanzoso come al solito, ed il suo gruppo di amici-grande, popolare, eccessivamente attraente e solo di star della squadra di football-esplode in applausi gridando "sembra che Guk abbia finalmente deciso di arrivare" finché la professoressa non ruota gli occhi e gli dice di chiudere il becco. Poi tocca a Jeongguk gironzolare fino al suo posto in mezzo a loro - il capitano della squadra.
La professoressa gli direbbe di prendere la scuola più seriamente, è il suo terzo anno e le cose si fanno serie. Lui annuirebbe obbedientemente, ma sa che non è così importante poiché entrerà in college grazie al football. Nessuno deve sapere che Jeongguk desidera segretamente che i suoi voti potessero essere migliori, che magari avesse la possibilità di diventare un dottoro, come sua madre, o un professore universitario, come il padre. Che magari non dovesse nascondere il fatto che gli piace cucinare e che disegna in un blocco nascosto sotto il suo cuscino e che forse, solo forse, gli piacciono i ragazzi nel modo in cui dovrebbero piacergli le ragazze.

Ma oggi è diverso. Le persone si girano a guardarlo, sì, ma sono serie e rassegnate, i loro occhi sembrano guardare attraverso di lui e non a lui. L'aria della stanza è appesantita dalla tensione. Lancia un'occhiata ai suoi amici, ammucchiati al loro solito angolo in fondo alla classe, e anche loro sono stranamente silenziosi.

Che cazzo? Pensa Jeongguk.

Mrs Kwon si schiarisci la gola. "Mr Jeon, si accomodi."
Le si incrina la voce nel bel mezzo della frase facendo suonare delle campane d'allarme nel testa di Jeongguk. Raggiunge velocemente il suo posto.

"Continuando da dove ero rimasta," dice Mrs Kwon con un tono grave,"Dopo questa lezione ci sarà un'assemblea nella quale si andrà più a fondo nella questione di quanto ho fatto io. E... voglio solo dire, a tutti voi, che spero sappiate che potete parlarmi ogni volta che lo desiderate. Di qualsiasi cosa. So di essere solo la vostra professoressa, ma se, in qualsiasi modo, potessi—"

Si ferma all'improvviso, non trovando più le parole. Jeongguk nota il modo in cui le brillano gli occhi. Un piccolo singhiozzo lascia la sua gola e, voltandosi dall'altra parte, si copre istantaneamente la bocca. L'aria si fa sempre più pesante.

Jeongguk si agita un po', si guarda disperatamente intorno. Che diavolo sta succedendo?

"Che è successo?" sussurra.

"Ieri un ragazzino del nostro anno si è ucciso." risponde Jaebum altrettanto piano.

"Cosa?" Esclama Jeongguk dilatando gli occhi. Qualche testa si gira nella loro direzione. Merda, un po' troppo forte. Abbassa la voce.

"Chi?"

"Kim Taehyung" dice Jaebum.

Jeongguk si zittisce provando a ricordare questo Taehyung. Cerca ovunque nel suo cervello—Kim Taehyung, chi è Kim Taehyung?—e non trova niente. Molto probabilmente non erano amici.

Inizia a pensare a come si sentirebbe se uno dei suoi amici si suicidasse e gli si stringe il petto. Scuote la testa per liberarsi di quei pensieri macabri e malsani.

Maybe I'm fine with being by myself [ita]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora