James Colins

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Chapter 4

Una settimana dopo

Ormai è passata una settima dal trasferimento e anche dall'uscita con Sara per Los Angeles a fare shopping, e devo dire che questo viaggio sta andando di bene in meglio.

Ieri ci hanno chiamato per un lavoro e come da desiderio di Sara questo lavoro riguarda un personaggio famoso.

Non so chi sia e cosa faccia ma l'unica cosa che so e che Sara muore dalla voglia di sapere chi sia.

Anche se sono sicura che sotto tutto questo c'entra suo padre.

Oggi alle 15 abbiamo un appuntamento con il direttore che ci darà il lavoro e l'unica cosa che so ora e che riguarda gli arredi del backstage e che per qualche motivo il direttore pensi che siamo brave perché siamo italiane , e secondo lui l'Italia è il paese della moda.

Trovo un po' patetica la cosa.

Sono le 14.

Ed io non sono ancora pronta e se per questo neanche Sara.

Apro l'armadio e decido di mettermi dei jeans blu attillati, una ampia maglietta rosa a maniche corte con la scritta "good luck".

Mi misi le mie adorate vans nere, mi sistemai i capelli , un po' di trucco , presi la mia borsa, il cellulare ed uscì dalla stanza.

Andai a vedere se Sara era pronta ed aprì la porta, la trovai già pronta e vestita ma concentrata nel suo adorato computer.

-Dai che facciamo tardi-la schernì avvicinandomi.

-Aspetta, sto stampando i curriculum- rispose senza staccare gli occhi dallo schermo.

Appena le fotocopie uscirono dalla stampante le mise in una busta ed uscimmo.

Chiamai il taxi che veni pochi minuti dopo.

I rumori delle strade di Los Angeles risuonava nelle mie orecchie, i clacson, i chiacchierii, le risate.

Il taxi ci lasciò davanti ad un'enorme grattacielo, le vetrate venivano colpite dai raggi solari, facendola sembrare ancora più imponente e luminosa.

Il mio telefono vibrò nella tasca posteriore dei miei skinny jeans.

Aprì il messaggio del datore di lavoro, senza distogliere lo sguardo dal bellissimo paesaggio.

-Dovete entrare nell'agenzia di fronte a voi, cercare la segreteria e chiedere per il Si.gn Colins riguardante i video su vevo-

Appena lessi il messaggio afferrai la mano di Sara trascinandola nel grande edificio, trovando la segreteria vicino all'entrata.

-Buongiorno signorine, come posso aiutarvi?-chiese la donna dai vestiti stretti e lunghi con un sorriso stampato in faccia.

-Buongiorno anche a lei, scusi stavo cercando il Si.gn Colins riguardo hai video su vevo-finì la frase con un sorriso pari a suo.

- Oh si, vi stava aspettando prenda l'ascensore e vada al secondo piano poi la seconda porta la destra-rispose con un sorriso segnalandomi l'ascensore.

Ubbidì con il nervosismo palpabile e mi avviai con Sara verso il macchinario, salimmo e quando si aprirono le porte dell'ascensore vidi un grande e lungo corridoio.

-Trovata- sussurrò Sara segnalando la porta di legno, la scritta incisa in essa non lasciava dubbi " Mr. Colins' Office".

Bussò.

-Avanti- sentì dire da una voce maschile proveniente dall'altra parte della porta.

Aprii lentamente.

L'uomo sull'incirca 30 anni in giacca e cravatta era seduto in una sedia modile dietro alla grande scrivania di vetro.

Si alzo in piedi nel vederci e con un grande sorriso ci tese la mano.

Sara si avviò verso lui e gli diede la mano.

-Buongiorno ragazze- ci salutò stringendo anche la mia mano.

-Buongiorno- dicemmo a sua volta.

-Sedetevi- segnalò le due poltroncine disposte davanti a lui, senza esitare mi sedetti, mi sentivo così nervosa e ansiosa mentre Sara sembra a suo agio.

-Mi presento, io sono il signor James Colins e voi?-domandò l'uomo dalla scarsa capigliatura dorata.

-Io sono Sara, Sara Capurso-

-Io Allison castro- cercai di non balbettare.

-Bene Sara delle amicizie di tuo padre mi hanno detto che avete bisogno di un lavoro ed è per questo che vi ho chiamate perché avrei bisogno delle design per arredi nel mio video, e cosa c'è di meglio di due ragazze che hanno studiato design e che si intendono di moda come solo in Italia ci si può intendere? - disse tutto ad un fiato.

Lo sapevo che c'era lo zampino di suo padre.

-Però prima devo dirvi di che cantante si tratta- finì.

In quel momento vidi la curiosità impadronirsi nello sguardo di Sara, la curiosità la stava uccidendo mentre per era indifferente.
-O per meglio dire la band- a d'un tratto rimasi perplessa conoscevo tanti cantanti famosi a cui io dedicavo molto tempo ad ascoltarli ma le band ne conoscevo poche tra cui i Nirvana , The Killers , Coldplay , Green Day.

Ma sarebbe grandioso lavorare vicino a loro.

-I 5 Seconds Of Summer - i miei pensieri furono interrotti da queste parole, non li avevo mai sentiti e da la faccia di Sara neanche lei.

-Li conoscete?- chiese lui con tono preoccupato.

Le mani iniziarono a sudare.

-scusi, ma no- rispose Sara.

Avevo paura. Paura che da quello dipendesse tutto.

-Meno male-sospirò rilassandosi della sua poltroncina.

-Perché?- m'intromisi perplessa.

-Perché sarebbe stato difficile lavorare con della fan urlanti, e poi siete molto giovani perciò trovavo scontato che gli conosceste, ma a quanto pare mi sbagliavo- borbottò smettendo di dondolare sulla poltroncina e di giocherellare con la penna.

-A quanto pare - sussurrò Sara.

-Ma lei sa che è la prima volta che lavoriamo, nel senso, siamo come principianti-dallo sguardo di Sara capì che forse era meglio se rimanevo zitta.

Ma era stato come un impulso, imprevedibile.

-Certo-disse ovvio- il Signor Capurso mi ha informato di tutto, non c'è niente da preoccuparsi, non c'è ne fretta e non sarete neanche sole, vi affiderò un'equipe, la cosa sprecherete di più è saliva che sudore- mi sorrise.

-Allora? Volete il lavoro?-

-certo che lo vogliamo, vero Allison?- mi domando Sara, anche se era più un'obbligazione rispondere.

Annuì debolmente.

-ok, datemi i curriculum e da lunedì ,cioè domani , alle 14 in punto vi presentate a questa via- disse porgendoci un biglietto.

-Va bene-sussurrai

-Tenga i curriculum - gli porse i fogli.

-Ah si, mandatemi un messaggio quando arrivate e mi raccomando, puntuali- puntualizzò per poi ritornare ai suoi documenti.

Sara aprì la porta, ed io mi affrettai ad uscire.

E quando chiuse la porta una gridolino di felicità abbandonò la nostre labbra chiuse, saltanti e gioendo in silenzio.

Trouble || Ashton IrwinWhere stories live. Discover now