6.Addio, Adrien

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A quanto pare l'idea di non ricordare stava sconvolgendo Adrien.
Per Nino la colpa dello strano comportamento del suo amico era dovuta allo stress, ma sentiva che c'era anche dell'altro.
Era davvero troppo sconvolto.

«ma dai... come fai a non sapere chi te l'ha regalato? » cercò di sdrammatizzare: «è stata la ragazza di cui parlavi ieri? » cercò di aiutarlo a ricordare: «come si chiamava.... Marie... Maril... Marinette? » si ricordò alla fine.

Quel nome.

Quel nome Adrien lo conosceva molto bene, come aveva fatto a dimenticarlo? Come aveva fatto a dimenticare tutto?

«Marinette...»

***

«Adrien...»

Dopo averlo osservato e studiato a lungo, alla fine Marinette aveva riconosciuto il viso del ragazzo in quel quadro. Biondo, occhi verdi, lineamenti delicati e quell'espressione malinconica che proprio non gli si addiceva. Ci aveva messo un po' a ricordarsi il suo nome, ma alla fine c'era riuscita. Anzi, si domandò come fosse stato possibile averlo dimenticato. Lui e tutto il resto.

Si era resa conto, ormai, di essere tornata nella Parigi fantasma, quella avvolta in quel silenzio assordante, deleterio e disorientante. In qualche modo l'aver chiuso gli occhi ed essersi addormentata, doveva averla fatta svanire. Aveva promesso ad Adrien che non sarebbe andata via e invece era scomparsa di nuovo.

Non sapeva come aveva fatto la prima volta ad apparire ai suoi occhi, ma ci sarebbe riuscita una seconda volta.

Con passo deciso uscì di casa, dirigendosi verso la scuola.

Usciti finalmente dall'aula, Adrien continuò a pensare al suo risveglio di quella mattina e all'assenza di Marinette, non doveva addormentarsi, lo sapeva, aveva ragione ad avere paura. Non doveva lasciarsi convincere. Si mortificò in silenzio.

Nino, invece, era seriamente preoccupato per lui.

«...insomma, come fai a dimenticarti di una cosa del genere e poi questa Marinette che secondo te tutti noi dovremmo conoscere.... » disse Nino, praticamente parlava da solo, per quanto gli fosse affezionato, Adrien aveva ormai capito che parlare con lui del suo problema non l'avrebbe condotto a niente.
«Nino, meglio che lasci perdere. Sarebbe troppo complicato da spiegare» sospirò il suo amico, più preoccupato per Marinette che per i dubbi dei suoi amici sulla sua sanità mentale.

«no, sul serio amico, vorrei aiutarti» insistette Nino.

«non puoi aiutarmi...» sospirò amareggiato: «anzi sì! » gli venne un'idea tutto d'un tratto, balzando in piedi: «devo assolutamente continuare a ricordare il suo nome»

«tranquillo Adrien, ogni volta che scorderai il nome della tua ragazza, io te lo ricorderò» ammiccò, divertito Nino.

«non è la mia ragazza» precisò Adrien arrossendo alla sola idea, però aveva ragione, in un futuro non molto lontano dove tutto sarebbe tornato alla normalità, sarebbe potuta diventarla .

Si alzò allontanandosi.

«come vuoi, ma dove vai? » si preoccupò, credendo di averlo offeso di nuovo, invece il motivo era molto più semplice.

«in bagno»

«devo accompagnarti o te la ricordi la strada?» scherzò il suo amico, trovando una smorfia di rimando da parte di Adrien.

***

Marinette era appena arrivata a scuola e subito iniziò a chiamare a gran voce Adrien, vagando per i corridoi della scuola. Passò ore a cercare qualcosa, qualsiasi cosa potesse aiutarla, finché, con i piedi doloranti, non si arrese.

Ho cercato il tuo nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora