chapter twenty six

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Quando i primi raggi di sole filtrarono oltre la finestrella, Jack Grazer fu costretto ad aprire gli occhi.

Se li stropicciò con foga e infine scrutò l'ambiente circostante, lievemente perplesso.

Ho dormito a casa di Finn? rifletté, alzandosi con fatica dal letto a baldacchino.

Non ricordava quasi nulla della sera precedente né di come l'avessero trascorsa, eccetto per quel lungo bacio che era riuscito a privarlo di ogni singola paura, di ogni dubbio. Era ancora furente con Gaten e i suoi amici, ma non ci aveva più pensato dopo esso. Tutto il resto gli sembrava così distante, così noioso.

Finn era l'unica cosa degna della sua piena attenzione. C'era qualcosa in lui che lo incuriosiva, lo accendeva, lo spingeva a volerne sempre di più. Non era certo di cosa fosse, ma convinse sé stesso a chiamarlo amore.

Si diresse verso il bagno e, senza preoccuparsi di assestare qualche colpetto alla porta in legno per accertarsi che non fosse occupato, vi entrò.

«Porca puttana, Jack!» esclamò Finn, celato dalla vetrata appannata della doccia. Richiuse frettolosamente il getto d'acqua per poi coprirsi con le mani ciò che poteva, ormai visibilmente imbarazzato.

Jack si era precipitato a piazzare i palmi delle sue sul viso, più per non farlo sentire a disagio che per impedire a se stesso la visuale. «Non ho visto niente!» mentì dunque, cercando a tentoni la maniglia. Quando la trovò, aprì nuovamente la porta e fece capolino nella camera del riccioluto.

Si accomodò sulla sedia dinnanzi alla scrivania e socchiuse le palpebre, tentando di cacciare l'immagine delle curve posteriori di Finn dalla sua mente. Era riuscito a memorizzare il suo fondoschiena - tutto ciò che era riuscito a scorgere -, ma non ad augurargli un Buon Natale.

«Merda!» strillò, sollevandosi riflessivamente. É Natale. Oggi é Natale.

Afferrò un qualsiasi cappotto dall'armadio del riccioluto e si precipitò al piano inferiore. Sentì una voce chiamarlo, ma aveva già varcato la soglia d'uscita.

❀❀❀

Ha detto che non ha visto niente, perciò cazzo Finn, datti una calmata.

Si sistemò un asciugamano pulito sul bacino e, dopo infinite esalazioni costituite da tremolanti sospiri, bussò alla porta della sua camera.

«Jackie?» lo chiamò, continuando a picchiettare sul legno. «Tranquillo, non m'importa. Cioè sì, m'importa, non pensare che non m'importi, ma.. non m'importa, ecco.»

Stupido.

«Ad ogni modo» ricapitolò, calcando sulla maniglia. «Volevo solo..»
Stava per seguitare qualcosa, ma si arrestò quando non riuscì a scorgere la figura del ragazzo minuto.

«Jack?

❀❀❀

Erano circa le sei di mattina, e lui pedalava su quella bicicletta strampalata da oltre venti minuti. Si era ricordato il nome di un negozio in fondo alla strada e, non avendo il tempo per mirare a qualcosa di speciale, decise che si sarebbe accontentato della più monotona cianfrusaglia.

Parcheggiò frettolosamente il veicolo sul primo marciapiede avvistato e non smise di essere nervoso neppure quando si trovò dinnanzi agli occhi ciò che faceva propriamente al caso suo: il Compra&Scambia.

Scusami, Finn pensò, prendendo coraggio ad entrare in quell'adunca bottega ma quali altre scelte ho?

Non appena mise piede all'interno di essa, il suo naso ebbe l'onore di fiutare il blando profumo di pastosi biscotti appena sfornati che aleggiava nell'aria.

«Buongiorno» scandì piano, lanciando qualche goffa occhiata nei dintorni.

Percepiva qualche sfuocato rumore provenire da quello che poteva essere il magazzino del posto, ma nessuna voce gli venne incontro.

«Ehilà?» replicò, avanzando incautamente.

«Arrivo!» borbottò finalmente la commessa, poggiando il vassoio ripieno di dolciumi sul bancone. Accanto ad esso, sistemò un cartoncino rosato scritto a mano. Diceva:«tutto a dieci dollari.»

Jack lo squadrò a lungo, incerto. Infine riprese a guardare la ragazza davanti a sé, affascinato.

Lei si irrigidì notevolmente e infine schiuse le labbra per mormorare una sola, inaspettata, parola. «Jack?»

Lui parve riconoscerla in quel preciso momento, ed unicamente per il suo tono di voce. Era differente dalla prima volta che l'aveva incontrata: ora portava i capelli corti, poco oltre le gote, e la sua espressione non era serena.

«Ellie? Sei proprio tu?»


So che questo capitolo non era il massimo e so che non posto da quarantamila anni, scusatemi sjsjsjsk. Sto avendo troppi impegni + non riuscivo davvero a buttare giù qualcosa di "semidecente" che potesse interessarvi. Sto cominciando ad avere dubbi sulla mia capacità di scrivere qualcosa di senso compiuto, oramai. Non lo so, é come se non riuscissi più a fare nulla delle cose che amo. Tra cui, appunto, questa fanfiction.
Spero di poter aggiornare più frequentemente, fino ad allora ricordatevi che FACK IS REAL.

ah e finn ha finalmente risposto ad un commento di jack sotto ad un suo post, adoro.

not a love ➳ fackWhere stories live. Discover now