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Mi arrabbio silenziosamente con me stessa per quanto accaduto prima. Ma cosa mi è preso? Perché ho reagito in quel modo alla vista di Isabelle?

In questo periodo mi faccio sempre troppe domande ma non mi do nessuna risposta. Non capisco proprio cosa mi sia preso.

– Ecco a te un cornetto al pistacchio, il tuo preferito.

Mi porge cortesemente il cornetto con un sorriso stampato in faccia. Sembra che lei non si sia minimamente accorta del mio comportamento, o forse non ne è rimasta così sorpresa quanto me.

– Grazie, Izzy.

D'altronde non mi posso assolutamente arrabbiare con lei; lei non ha fatto nulla di male, è solamente bella.

Occupiamo un tavolo per consumare la colazione, in attesa che inizino gli allenamenti.

La guardo mentre beve il suo caffè: sembra tranquilla, calma come sempre. Eppure era evidente il mio, ehm, definiamolo 'grande interesse' per lei.

Ma la vera domanda adesso è: perché io sto ancora pensando a tutto ciò, mentre lei non si fa alcun problema? È meglio che la smetta, ultimamente sono troppo stressata.

– Spero di riuscire ad allenarmi – dice lei, poggiando la tazza sul tavolo – dato ciò che mi è successo per via del demone.

– Come ti senti adesso? – rispondo.

– Meglio rispetto a ieri, ma vorrei evitare grandi sforzi.

Annuisco solamente. D'altronde ha ragione: non so se sia già pienamente pronta per affrontare una sessione di allenamento. Ma lei è sempre stata forte.

– Vedrai che ci riuscirai – la rassicuro – ma se così non sarà, potremo sempre tornare in camera tua.

– A fare cosa? – mi rivolge un sorriso.

– Tu riposerai ed io mi occuperò di te.

Inizia a mescolare il suo caffè con un cucchiaino, mentre sul suo volto si forma lentamente un sorriso, seguito dal movimento dei suoi occhi in direzione dei miei – Non occorre che tu abbandoni gli allenamenti a causa mia.

– Infatti, non serve – le prendo la mano e la invito ad alzarsi – o almeno non adesso.

Ci dirigiamo verso la sala allenamenti; io preparo le mie due spade mentre Isabelle riprende la sua frusta e la fa roteare in aria alcune volte.

Mi volto, pronta per combattere, e lei scaglia un potente colpo di frusta verso il suolo. Deglutisco osservando i suoi movimenti.

– Avanti, Clary – mi fissa dall'alto verso il basso – Fatti sotto.

Non me lo faccio ripetere due volte, mi precipito verso di lei e taglio ferocemente l'aria con le mie lame. Sì esatto, solamente l'aria, perché lei schiva prontamente le mie mosse con grande agilità.

Così abbandono per un attimo le mie armi e mi dedico allo scontro corpo a corpo. Sferro un colpo basso ma lei blocca immediatamente il mio ginocchio.

Restiamo in quella posizione per qualche attimo e ci guardiamo negli occhi, ma subito dopo lascia la presa e mi sorprende: afferra velocemente un mio braccio e mi fa ruotare di 180 gradi, verso la direzione opposta.

La mia schiena contro il suo petto, con una mano porta la sua frusta vicino al mio viso, con l'altra stringe ancora il mio braccio.

– Siamo un po' debolucce oggi, vero Fairchild?

Sento il suo respiro a pochissimi centimetri dal mio collo.

– Veramente ho cercato di limitarmi per non farti del male – mento spudoratamente.

Con il manico della frusta mi sfiora delicatamente il mento e spinge il mio viso leggermente all'indietro, per far sì che riesca a guardarla.

Che stronza.

– Oh, non credo proprio – risponde poi alle mie precedenti parole.

– E comunque tu, cara Lightwood – libero agilmente il braccio dalla sua presa – dovresti dire meno bugie. Stai combattendo benissimo.

Non le lascio il tempo per rispondere: una volta liberatami dalla presa, la spingo contro il muro, afferro in fretta una delle mie due lame e gliela punto al collo – Adesso prova a scappare.

– Non provocarmi – sorride abbastanza sicura di sé; abbasso lo sguardo sulle sue labbra, poi lo riporto di nuovo sui suoi occhi.

Con un movimento abbastanza svelto, prende la frusta e la fa roteare attorno alla mia caviglia facendomi cadere subito dopo.

Si abbassa al mio livello e si avvicina al mio orecchio – Devi concentrarti di più. Non distrarti – sorride compiaciuta come se conoscesse il motivo della mia 'distrazione'.

Afferro la mano che mi porge e mi tiro su un po' infastidita – Non mi sto distraendo.

– Ah, no? – risponde lei con tono sarcastico.

– No! – ribatto io – E smettila di fare queste inutili considerazioni!

Getto a terra le mie armi e scappo via.

– Smettila tu di fare così! – sento le sue parole mentre mi allontano e anche un potente colpo di frusta contro il muro.

My Mystery {Clizzy}Where stories live. Discover now