IX

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Non so descrivere le mie sensazioni in questo momento, sento solamente il cuore battere più velocemente rispetto al normale e il mio respiro farsi più pesante.

Non capisco se si tratti di rabbia, stupore, confusione o... qualcos'altro che non riesco a comprendere.

Nonostante io conosca benissimo Isabelle e il rapporto che c'è tra noi, a volte certe sue parole provocano qualcosa di strano in me.

– Lo so, Isabelle – rispondo a quanto detto da lei in precedenza e mi volto per non guardarla negli occhi – ma tu dovresti capire più di tutti la mia situazione.

Anche se la mia posizione non mi permette di vedere i suoi movimenti, riesco comunque a percepire i suoi passi.

C'è talmente tanto silenzio che l'unica cosa che sento è il suo respiro, insieme al mio; mi volto di scatto e me la ritrovo a pochi centimetri di distanza.

– Io capisco, forse più di quanto tu creda – non c'è un momento in cui i suoi occhi non guardino i miei – Clary, io... – il suo sguardo si fa più sincero ma il tutto viene interrotto da una sirena d'allarme che invade tutto l'istituto.

– Izzy, che succede? – non risponde alla mia domanda, ma si allontana di poco per chiamare Alec. Posso intravedere un leggero fastidio nella sua espressione.

– Pronto, Alec... Mi spieghi cosa sta-
Cosa?! Per l'Angelo... sì, Clary è qui con me – mi lancia un'occhiata rassicurante ma allo stesso tempo preoccupata – ok, va bene, per quanto? ... D'accordo. Sta attento.

Lancia il cellulare sul letto e si siede successivamente su di esso, poggiando i gomiti sulle ginocchia – Un demone ha fatto irruzione nell'istituto.

– Cosa?!

Le scappa una leggera risata – Questa è stata anche la mia reazione. Pare che abbia la capacità di controllare e possedere tutti coloro che fanno parte del mondo invisibile – la sua espressione ritorna seria – compresi gli shadowhunters, ovviamente.

Mi mostro immediatamente più nervosa nel solito – E ora noi cosa dovremmo fare?

– Alec vuole che restiamo esattamente dove siamo per evitare spiacevoli incontri con il demone, il quale si presenta sotto forma di una nebulosa scura in grado di attaccare i nostri corpi in un attimo.

– Capisco, ma io intendevo, ehm... – mai avuto così tanto imbarazzo in una situazione del genere – ... noi due.

Lei si distende leggermente, poggiando i gomiti sul materasso, e continua a guardarmi come se mi stesse analizzando mentalmente; poi gli angoli della sua bocca vanno a formare un sorriso – Cosa dovremmo fare, noi due?

Annuisco timidamente appoggiandomi in maniera cauta alla scrivania dietro di me. Sembra quasi che io stia avendo una conversazione con lei per la prima volta, per la tanta, troppa ansia che ho in corpo.

– Quello che vuoi.

Mi soffermo sulle sue labbra, sembra che quelle parole siano uscite troppo lentamente dalla sua bocca, talmente lentamente da permettermi di osservarla per un tempo che non so definire.

Se il mio lavoro fosse quello di restare immobile in maniera indeterminata, probabilmente sarei ricca sfondata; rendendomi conto della situazione creatasi, decido in fretta di agire secondo ciò che voglio in quel momento.

Senza pensarci più volte, poso il cellulare e lo stilo sulla scrivania e mi dirigo verso il letto. Non posso fare a meno di notare come lei sia intenta a guardarmi. La raggiungo immediatamente e vedo che si sistema in modo tale da farmi spazio tra le sue braccia, come se sapesse già le mie intenzioni.

Poggio delicatamente il capo sul suo petto e lascio che il suo braccio destro possa cingermi il fianco. La sua scollatura mi permette di vedere la runa angelica che occupa buona parte della sua pelle; in maniera disinvolta, porto una mano vicino ad essa e ne traccio i contorni con le dita.

Ripenso silenziosamente alle sue precedenti parole: "Cosa dovremmo fare, noi due? Quello che vuoi."

Poi osservo le sue mani, mi rendo conto di come si preoccupi di stringermi, di quanto tenga realmente a me, della sua e della mia espressione quando siamo insieme.
Mi accorgo della situazione, della mia posizione... sono tra le sua braccia.

Così mi domando: "È questo, quello che voglio?"

– A cosa pensi? – mi domanda, passando premurosamente una mano tra i miei capelli.

– Oh, niente di che – la mia mano continua invece a tracciare le rune sulla sua pelle, mentre alzo lo sguardo per guardare meglio il suo viso – Per quanto tempo credi che dovremmo aspettare?

– Questo non lo so – mi sorride guardando un punto indefinito sul mio volto – so solo che, finché ci sarò io con te, nessuno ti farà del male.

È inevitabile per me fare un paragone con una situazione similare con Jace:

Ero tra le sue braccia, proprio come adesso sono tra quelle di Izzy, lui mi sussurrò: "non permetterò a nessuno di farti del male"
Ciò che mi ricordo è che sorrisi, mi fece sentire al sicuro.

Ma adesso, se dovessi scegliere tra stare con Jace o rimanere in questa posizione, con la testa sul petto di Isabelle e le sue braccia attorno al mio corpo, sceglierei con piena sicurezza la seconda opzione.

My Mystery {Clizzy}Where stories live. Discover now