XIII

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– Hey, Clary.

Richiama la mia attenzione con una certa presunzione mista a divertimento, direi.

Alzo gli occhi su di lei, ancora a pochi centimetri dal suo viso.
– Prima di tutto... non guardarmi le labbra, guardami negli occhi quando mi parli. – continua lei, con un'espressione estremamente sexy.

– Lo sto facendo, Isabelle.

– Solo dopo averti richiamato. Sai, sembravi davvero incantata... Per l'Angelo, so di essere irresistibile, ma tu esageri.

Spalanco inizialmente la bocca come per dire qualcosa ma stranamente non esce alcuna parola, se non qualcosa di incomprensibile.

– Sono onorata, allora, che qualcuno così irresistibile come te voglia me – osservo io scherzando, e intanto sposto di lato alcune sue ciocche scure.

– Ti ringrazio per aver ammesso che io sono irresistibile – inizia lei – ma ricorda che sono attratta solo da chi sa colpirmi.

– Uhm, e dove? Forse in testa? Con una padella? – rido leggermente per le mie stesse parole, mentre lei mi guarda imbronciata.

– Sai cosa intendevo, idiota.

– Ti ripeto che voglio sapere perché io sarei idiota.

– Mh, vediamo – le sue dita percorrono il mio viso da una parte all'altra, fino a incontrare le mie labbra per l'ennesima volta, oggi.
Non – mi da un bacio – lo – un altro – saprai – ancora un altro – mai.

Sorrido sulle sue labbra mentre le sento muoversi ancora sulle mie, in maniera abbastanza disinvolta.

– Ti piaccio così tanto?

– Oh, Clary... che domanda stupida.

– Non ti avevo mai visto così innamorata di qualcuno – rispondo riflettendoci su.

– Forse perché quel 'qualcuno' eri tu.

– E probabilmente dovevo scoprirlo.

– Già, dovevi scoprirlo – ripete lei.

Ad un tratto le sue mani prendono le mie, spinge al contempo il mio corpo sul letto e mi ritrovo così sotto il suo. Il suo tocco è sempre così leggero, così soffice, talmente tanto da provocarmi dei brividi lungo tutta la schiena e, ammetterei, talmente esperto da rendere il mio respiro pesante senza fare chissà cosa. I miei occhi sono fissi sui suoi che, invece, sono occupati ad osservare il mio fisico dall'alto verso il basso. In un istante i peggiori pensieri attraversano la mia mente e porto così le mani davanti il suo petto.

– Isabel-

– Clary – Mi interrompe lei – Stai tranquilla. Non voglio nulla di ciò che probabilmente stai pensando. Con te è diverso, tu sei diversa.

Abbasso lentamente le mani che avevo posto precedentemente davanti al suo corpo, permettendole così di avvicinarsi ancor di più.

– Tu sei diversa, per me – ripete lei con un filo di voce.
– Non voglio il sesso o qualcosa di simile. Chi ha bisogno di certe cose quando hai degli occhi – indica i miei con il mento – che ti guardano in questo modo?

Mi alzo di poco dal materasso e, sorreggendomi al suo collo con le braccia, la bacio come non avevo mai fatto con nessuno. Ciò che adoro di più è il movimento delle sue labbra: non rende i baci volgari o eccessivamente spinti; piuttosto riesce a rendere il momento così dolce, così puro in una maniera che non avevo mai conosciuto.

– Isabelle, io... – indugio un po', con lo sguardo fisso sul suo – non avevo mai visto questo tuo lato così, come dire... tenero.

– Forse perché non ne hai mai avuto l'occasione.

– Ma tu sei... – sciolgo la presa dal suo collo e mi sorreggo con i gomiti sul materasso – una spezzacuori.

– Non con te, piccola, non con te.

Porto una mano sulla sua guancia e sorrido spostando lo sguardo altrove – Non chiamarmi piccola.

– Perché? – gli angoli della sua bocca si stirano fino a formare una curva dolcissima sul suo viso.

– Perché... non sono ancora abituata.

– Come vuoi, Clary – le sue parole non sono per niente intrise di rabbia, anzi; dai suoi modi capisco che è disposta a darmi tutto il tempo del mondo, anche se magari non ce n'è effettivamente bisogno.

– Izzy, a proposito di ciò che stavo per dire prima che entrasse Jace. Dovremmo dire agli altri di... noi?

– Per me non c'è alcun problema, lo sai – risponde lei, tranquilla.

– Io ho paura di come potrebbe reagire...

Mi blocco a metà frase, non sicura di ciò che sto per dire. Ma dovevo per forza esporre ciò a Isabelle.

– Chi, Clary? Jace?

– Sì – affermo – Jace.

– Ti importa seriamente, in quel senso? È tuo fratello.

– Lo so, ma... – non so cosa dire.

– 'Ma' cosa, Clary?

È evidentemente abbastanza irritata dal discorso. Purtroppo non potevo fare a meno di menzionare Jace, lei sa benissimo cosa c'è stato tra noi. Non potrei far finta di nulla, anche se è mio fratello.

– Forse prova ancora qualcosa per me, Izzy.

– Bene. E tu? Provi ancora qualcosa per lui? Tutto questo mi sembra inutile. – detto ciò, Isabelle si alza un po' dispiaciuta, un po' arrabbiata e si dirige a grandi passi verso la porta.

– Isabelle, non intendevo questo! Ma a cosa pensi? – i miei tentativi di farle cambiare idea sembrano solo vani.

– Penso, Clary. Solo questo.

– A cosa?

La sua mano abbassa lentamente la maniglia della porta, aprendola a metà – Tu hai tanti dubbi su di me. Tanti, troppi dubbi – sospira pesantemente – Ma forse dovrei averli io, non tu.

– Izzy, aspetta! Ti prego.

– No – esce quasi completamente dalla stanza – voglio stare un po' sola, voglio riflettere un po'. Torno quando è ora di andare a dormire.

La vedo sparire quasi del tutto, ma la sento ancora parlare da dietro la porta: – Ah, ricorda che io non ho un orario preciso per andare a letto. Ci si vede, Clary.

Se dovessi fare un paragone con la situazione di alcuni minuti fa, non potrei dire che fosse la stessa Isabelle, se non la conoscessi. Probabilmente non dovrei neanche parlare, dato che sono la prima ad avere sbalzi d'umore e lo riconosco.

Forse ho sbagliato, forse mi sono esposta in maniera errata. Ma io sono sicura di provare qualcosa per lei, sono sicura che ci sia qualcosa di importante tra noi. Qualcosa che non avrei dovuto sottovalutare.

Isabelle ha ragione: spesso sono io quella ad avere dubbi su di lei, dubbi sul fatto che sia una spezzacuori, dubbi sul fatto che io possa soffrire, dubbi sul fatto che lei possa volere solo una certa cosa da me. Ma mi sono sbagliata, non avrei nemmeno dovuto formularli nella mia testa, perché Isabelle non è così. Ha ragione, ha ragione perché adesso sono io a darle modo di dubitare di me.

Non sono arrabbiata perché riconosco di aver sbagliato, lei non merita di ricevere tutte queste insicurezze. Lei che mi da sempre e solo certezze... non lo merita.

Probabilmente non sono quella giusta per lei, probabilmente non riesco a farla sentire nello stesso modo in cui mi sento io quando sto con lei.

Nonostante tutto, ha mantenuto la promessa. Nonostante mi abbia detto di non avere un orario preciso, io so che verrà. Lei verrà, anche se tardi. Verrà.

Ne sono sicura.

My Mystery {Clizzy}Where stories live. Discover now