''Into the woods''

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È assurdo come, quando credi di arrivare a quel dannato punto della tua vita in cui pensi di averla anche di poco superata o almeno metabolizzata, anche un solo dettaglio, un colore, una parola, un luogo possa riaprire e lacerare nuovamente la ferita che aveva solo cominciato a cicatrizzarsi rendendola più dolorosa  di prima.

Sono così le perdite? Forse ero troppo piccolo quando ho perso mia madre ed inconsapevole, tutto il male dovuto alla sua morte è semplicemente scivolato lasciando solo un lieve retrogusto amaro e un senso di mancanza di una figura importante.

Era solo un'orchidea, ed era passato così tanto tempo eppure, una sola orchidea sul ciglio della mia porta, ha riportato in vita un turbinio di sensazioni che mi portarono in preda al panico ad accasciarmi al suolo in lacrime.

Una semplice orchidea.

<Anche io, signore, adoro questo momento della giornata per passeggiare, vede, stavo raccogliendo alcune orchidee, e guardandola penso che questa, faccia proprio al caso suo>

Quello che mi avevi detto, la prima volta che ci siamo visti, intrecciando lo stelo del fiore tra le mie ciocche scomposte.

Non saprei dare una limpida indicazione temporale al tempo speso sul suolo con la schiena ricurva in avanti singhiozzando.
Mio padre non era a casa ed ero solo, abbandonato ai miei pensieri, al dolore, al ció che siamo stati e a quello che saremmo potuti essere.

E poi sbagliai, sbagliai davvero.
Feci il madornale errore di lasciarmi trasportare da forze infernali e maligne, che nel linguaggio umano e comune son definite con il semplice vocabolo 'ricordi'.

Peró, la mia mente, non si rintanó in uno dei ricordi più salienti della nostra storia d'amore, non tornó al nostro primo bacio, alla nostra prima volta, ad un nostro abbraccio, ad un nostro intreccio di mani.

Invece, tornó ad un qualcosa, di innocente o talvolta relativamente meno interessante, ma che lasció un graffio scalfito nel mio cuore: la prima notte che passammo dormendo insieme.

Non eravamo ancora riusciti a far fronte ai nostri sentimenti, alle forti emozioni provate quando eravamo in compagnia, chiaramente definirla amicizia era quasi un insulto. Io comunque, leggendo tanti manoscritti avevo appreso si trattasse di amore, ma non potevo certo sapere cosa invece provassi tu, perció ero cauto.

Quella serata, la passammo nel nostro parco, rincorrendoci e giocando come se fossimo bambini, nonostante il vento freddo ad attraversarci la pelle.

Mio padre, era in viaggio lavorativo verso Roma, così quella notte a casa, l'avrei passata da solo, ma mentre rincasavamo un'idea attraversó la mia mente.

<Jiminie?> ti chiamai dolcemente mentre saltellavi poco avanti a me lungo la strada.

<Dimmi Mio Yoongi> rispondesti. Lo facevi sempre: una delle prime volte sbagliasti il mio cognome pronunciando invece quell'aggettivo possessivo, solo perchè inizianti con lo stesso suono, eppure continuasti a farlo tanto spesso che dubitai fosse intenzionato.

Comunque ti fermasti lungo la strada e facesti alcuni passi indietro fino a raggiugermi.

<Pensavo, sai, se lo consenti, che questa nottata potresti, se non reco disturbo, e se non ti suona una richiesta alquanto sospetta, passarla nella mia dimora>

LA DIVINA COMMEDIA || YoonminWhere stories live. Discover now