1: No guests (p. 2)

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Porca miseria, se era difficile concentrarsi.

Dopo che erano entrati in cucina e si erano seduti - rettifica: Evra si era messo comodo comodo sedendosi su una sedia, per poi usare quella di Eve per metterci sopra le scarpe, sicché le era toccato andare a prenderne un'altra in salotto -, Eve aveva tirato fuori qualche foglio per fare uno schizzo dell'idea che aveva in mente.


In realtà non si stava preoccupando di fare impressione su di lui, né di dire cose chissà quanto sensate, anche perché non aveva avuto il tempo materiale di mettere su un progetto come si deve; diamine, non era nemmeno riuscita a visitare il posto! Che ne sapeva, lei, di quanta e quale storia si portasse dietro quella città?

Ne conseguiva che il tizio inquietante seduto al suo fianco dovesse saperne molto più di lei, dato che ci viveva. Eh, sì. Il problema era che Eve non aveva la minima idea di dove cominciare, anche solo parlagli risultava spaventosamente titanica, come impresa.

Questo perché il tizio in questione, mentre lei blaterava a caso e faceva scarabocchi sul primo foglio, non aveva smesso un attimo di fissarla, facendola sprofondare sempre di più nel disagio. Immobile e silenzioso, a Eve ricordava tanto quei serpenti lunghi un metro, che se ne stanno fermi, finché il topolino si avvicina a sufficienza da farli scattare, avvolgendo le spire attorno al corpicino peloso, per poi stritolarlo senza mollare la presa. Non prima di avergli rotto tutte le ossa.

Ma che cavolo!, pensò furiosa, prima di arrendersi e sollevare di scatto la testa, osservandolo con un punto interrogativo stampato in faccia.

"Hai finito di fissarmi?"

"E tu?"

"Io cosa?"

"Tu hai finito con le stronzate? Perché nel caso non te ne fossi accorta, non ti ho ascoltato."

Eve lanciò un'occhiata confusa al foglio, poi propose: "Tu hai qualcosa di più interessante in mente?"

Qualcosa nella sua testa le suggerì che quella era stata la cosa sbagliata da dire, nel momento in cui vide un sorriso pericoloso nascere dalle labbra di Evra. Solo in quel momento Eveline notò che aveva un anello d'argento al labbro inferiore.

Il ragazzo tolse i piedi dalla sedia, per poi alzarsi in piedi. Eveline lo vide avvicinarsi a lei con assoluta calma, finché alla fine fu costretta a tenere il collo fastidiosamente piegato all'indietro, per non interrompere il contatto visivo con i suoi occhi, tanto si era avvicinato.

Gli occhi di Evra erano, doveva ammetterlo, davvero belli. Ma avevano qualcos'altro, nascosto dietro: come un'ombra, la promessa di un grosso guaio in agguato, che Eveline percepì subito quando lui si piegò ad appoggiare le mani ai braccioli della sedia di lei, impedendole qualsiasi movimento.

"In effetti, sì." fu la risposta del ragazzo, quando le sue mani andarono ad appoggiarsi con decisione sui fianchi di Eve, percorrendoli con le dita e scendendo giù ai lati delle gambe, fino ad afferrarla da sotto le ginocchia e tirarla bruscamente verso di lui. Il petto di Eve finì quasi per scontrarsi su quello del ragazzo, mentre il respiro di Evra si frantumava sul suo volto sbalordito e allarmato.

"Che fai-"

"Shh" la zittì lui con un ghigno, prima di abbassarsi e all'improvviso Eve avvertì un calore indescrivibile alla base del collo. Spalancò gli occhi, incredula di che diavolo fosse accaduto nel giro di pochi secondi, mentre percepiva le labbra di Evra farsi sempre più aggressive e le sue mani ben strette attorno al suo corpo.

Proprio come la morsa di quei serpenti, pensò inconsciamente, sentendolo torturare la pelle del suo collo, succhiandola con sempre maggior intensità.

The Boy 2 - Brahms' Lullaby -Where stories live. Discover now