39. Il secondo primo giorno

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Ed eccomi qui, siamo di nuovo punto e a capo. Di nuovo il mio primo giorno, si può definire il mio secondo primo giorno di lavoro. Sono in ansia, più della prima volta. Prima ero spensierata e felice di iniziare la mia carriera, ora invece è tutto diverso. Ora so a cosa vado incontro, non sono più all'oscuro di ciò che mi attende. È come se mi mandassi al patibolo da sola. 
Scanso il braccio di John poggiato sulla mia pancia e mi alzo. Vado in bagno e faccio una doccia fredda, spero cacci via un pò di pensieri.  Ritorno in camera e mi vesto. Voglio dare l'impressione che vada tutto bene, e per ottenere risultati decenti non basta solo il correttore sotto gli occhi. Indosso un abito nero, corto e con le spalline sottili. È molto semplice ma di grande effetto. Lo abbino ad un paio di sandali molto alti neri e ad un giacchetto in pelle bianco. Predo la mia solita borsa ed esco dalla camera.
"Darlyn, dove vai senza salutarmi?" mi chiede John appena apro la porta. 
"Hai ragione, scusa, non volevo svegliarti" mi avvicino al letto e mi siedo accanto a lui.
"Sono già sveglio da un bel pò, volevo guardarti in silenzio. Sei bellissima"
"Grazie amore"
"Aspettami un secondo, mi vesto e ti accompagno" 
"No amore, grazie ma... preferisco andare da sola"
"Ne sei sicura?"
Annuisco, gli do un bacio e mi alzo.
"Ciao amore, a dopo"
"Ciao darlyn"

Era da una vita che non tornavo qui a lavorare. L'edificio è sempre alto e imponente, e per la prima volta mi mette in soggezione. Entro, ma con un pò di timore che mi sta attaccato alle calcagna. Ho di nuovo le chiavi dello studio, come tutti gli altri che lavorano qui. Apro la porta, saluto distrattamente Claudia e vado nel mio vecchio ufficio velocemente, spero proprio di non incontrarlo. La mia stanza è come al solito, non è cambiata  una virgola. La scrivania da sempre le spalle alla finestra, che è aperta e fa penetrare la luce mattutina. Il computer è già acceso, una cartella blu è sulla scrivania. Le vecchie abitudini non sono cambiate. Mi avvicino, la cartella porta il mio nome, Giulia c'è scritto con una calligrafia che riconosco molto bene. Poso le mie cose e apro la cartella. La prima cosa che vedo è una vecchia foto di noi due, è stata scattata in un periodo felice della nostra vita, prima della mia laurea. L'ha messa qui dentro di proposito, qual'è il suo scopo? Cosa vuole fare mi chiedo. Vuole riconquistarmi così, con questi mezzucci, è proprio un illuso. Non mi compra con così poco, dev'essere già soddisfatto perché è riuscito a farmi tornare qui con l'inganno. Gli ho dato questa soddisfazione, non ne avrà più da me, è già tanto così. Prendo la foto e la butto nella pattumiera, non voglio rivedere più niente. Sotto la foto c'è una lettera, riconosco di nuovo la sua calligrafia. Non voglio leggerla, ma qualcosa di più forte della mia forza di volontà mi costringe a prendere quel foglio e leggerlo, riga per riga, parola per parola.

Cara Giulia, 
forse non leggerai mai questa lettera, perché l'avrai buttata prima ancora di vedere la foto. E hai ragione a reagire così, ti ho fatto male, molto male, e non puoi immaginare quanto sono pentito. Ti ricordi di quella foto? L'abbiamo scattata esattamente dodici giorni prima della tua laurea, eravamo felici. Eravamo bellissimi insieme, tu eri bellissima, e lo sei ancora. Sai, ho ancora appesa in camera mia quella foto di noi due al ruscello, prima era in soggiorno, ma mio fratello ha detto che per dimenticarti dovevo liberarmi di tutto quello che mi parlava di te. Ma io non ce l'ho fatta, ho preso tutte le cose che avevi lasciato a casa mia, tutte le nostre foto, le tue, e le ho messe in uno scatolone riposto per bene nel fondo del mio armadio. Non prendermi per uno stalker, non voglio perseguitarti, questa lettera e questa foto saranno tutto ciò che avrai di me. 
Qui voglio dirti tutto quello che avrei voluto dirti in qiesti due anni di lontananza e che non ti ho mai detto, a cominciare dal giorno della tua partenza. Si, quel giorno ero lì, ero venuto per vederti, per implorarti di restare, ma alla fine non l'ho fatto. Tu eri fantastica, con quei capelli rossi eri una dea. Ti sei girata quando ti ho chiamato, ma, non so perché, poi non mi sono fatto più avanti. Rimpiango quel giorno con tutto me stesso. Mi chiedo sempre cosa sarebbe successo se quel giorno ti avessi fermata. Saresti partita lo stesso? Mi avresti perdonato? Saremmo tornati insieme? Queste domande mi torturano da allora, e non riesco a trovare una risposata, a nessuna di questa. Vivo con il rimpianto da quel giorno. 
Io ti amavo, ti ho amata tanto e instancabilmente. E ti amo ancora. Tu sei la mia stella portafortuna, il mio unico raggio di sole nelle giornate buie, e ce ne sono state tante in questo ultimo periodo. Vorrei che tu mi perdonassi, lo voglio davvero con tutto il cuore. Spero ancora che nel profondo del tuo cuore tu abbia ancora riservato un piccolo posticino per me, che mi ami ancora in un angolo polveroso e umido del tuo cuore. So che è molto difficile credermi, ma sono davvero dispiaciuto. Se potessi tornare indietro non rifarei neanche in sogno l'errore che ho fatto. Non mi sono riconosciuto in quel momento. Se mi avessero detto che ti avrei fatto una cosa del genere mi sarei messo a ridere di me stesso. Non ero io, ero arrabbiato con te, anche se so che non è un motivo valido per fare una cosa del genere. Ma non voglio riaprire i conti del passato. Pensiamo a ora, siamo ancora in tempo per recuperare tutto. Bisogna scavare in fondo per trovare il nostro amore ardente ancora acceso, ma c'è, ne sono sicuro.
So che a te questo lavoro che ti ho offerto può sembrare un ricatto, e in un certo senso lo è. Ma per me è un'opportunità, la mia opportunità per riconquistarti, e non voglio sprecarla.
Giulia, ricorda sempre che ti amo tanto e non smetterò mai di farlo. Il mio cuore è solo tuo, e lo sarà per sempre.

Sapevo che non avrei dovuto leggere questa lettera, è solo un altro colpo al cuore, come se non fosse già abbastanza ferito. Le sue parole mi hanno commossa. È tutto vero, le sue parole sono tutte vere. Ha ragione. In un angolo buio e polveroso del mio cuore io lo amo ancora. Ho cercato di dimenticarmi di lui in tutti i modi, ma non ci sono riuscita. Ma devo farcela. Ora ho una nuova vita, un nuovo amore, lui non fa più parte del mio presente. È solo passato, un passato lontano che non deve ritornare.
Sotto la lettera ci sono tutti i casi che devo studiare, sopra ogni dossier c'è un postit con su scritto le date delle udienze.

Per il resto della mattinata non lo incontro, anche perché non esco dalla mia stanza. Resto lì e ci do dentro con il lavoro.

Tutto intorno a me è come prima, mi sembra di essere ancora a quando lavoravo qui prima. Le stesse persone, lo stesso lavoro, la stessa vita di prima. Anche il lavoro all'Università era uguale. Quei due anni sembrano non esserci mai stati, eppure anche questi sono passati. Ci sono stati e si stanno facendo vedere.

È l'ora della pausa pranzo, e l'appetito inizia a farsi sentire. Decido di andare a mangiare qualcosa fuori, magari con Claudia, come ai vecchi tempi.
Apro la porta, e nello stesso tempo anche lui la apre e ci scontriamo nel corridoio. Faccio un passo indietro per lasciarlo passare, ma lui con un sorriso appena accennato e un cenno della mano mi invita a passare per prima. Fisso per un attimo i suoi movimenti, poi inizio a percorrere il corridoio. Lui mi segue, lo sento, sento il suo sguardo pungente su di me. Cerco di ignorarlo, ma non ci riesco. Questo corridoio, lungo appena quindici passi, mi sembra di quindicimila chilometri. L'ansia inizia a salire, dallo stomaco fino alla gola. Tengo lo sguardo fisso sui miei passi, e mi concentro sul rumore dei miei tacchi sul parquet. Arrivo alla postazione di Claudia, e la vedo come un trofeo appena ottenuto. Mi poggio con i gomiti al bancone e la saluto con un sorriso. "Hey, cosa fai?"
Intanto lui continua per la sua strada, apre la porta ed esce fuori, continuo a sentire i suoi occhi su di me finché non richiude la porta alle sue spalle.
"Niente, devo mettere questi documenti nell'archivio e poi ho finito" mi dice Claudia riportandomi alla realtà.
"Bene, andiamo a mangiare qualcosa?"
"Si... sto morendo di fame"
"Anche io"

Rientriamo dopo circa mezz'ora, io ritorno nel mio ufficio e ci resto finché non è ora di andare a casa. Quando esco trovo John in strada ad aspettarmi. Lo bacio, consapevole che lui mi sta guardando dalla sua finestra al piano di sopra. Torniamo a casa e mangiamo qualcosa molto velocemente. Gli racconto com'è andata oggi. Per essere il primo giorno non è andata così tanto male, se togliamo la lettera e la foto. L'ho incentrato solo una volta. In realtà pensavo andasse molto peggio. Se continua così un anno passerà in fretta.

//spazio autrice
Dopo tanto ho aggiornato.
Spero vi piaccia. Immaginavo di fare il finale diverso, però veniva molto lungo. Adesso sono circa 2000 parole, però ho dovuto accorciare delle parti.
Il titolo è un ironico.

Ho aggiunto quella lettera perché volevo che ci fosse anche il punto di visita di Pasquale, però mi scocciavo a fare una parte solo per lui, quindi... una lettera è la risposta giusta. Anche perché volevo che Giulia sapesse alcune cose.

E niente...
Al prossimo aggiornamento
RagaxxaCrazy

Il Mio Amore Where stories live. Discover now