Agony

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Capitolo 1. Agony

Cerco di aprire gli occhi a fatica. Le mie iridi chiedono tregua, squarciate dalle luci infernali del tramonto rosso screziato d'arancio. Mi tiro su tastandomi le tempie, dolorosamente pulsanti. 

Odore di sangue rappreso e carne fresca logora l'aria con le sue note agre e malsane, mentre frenetica e stravolta migro lo sguardo da un punto all'altro dell'infinita distesa di terra bruciata che mi circonda. La stretta allo stomaco e al cuore mi asfissia e consuma ogni rara cellula sana delle mie membra stanche e l'unico appiglio in quel momento lo trovo in una insenatura incavata di un albero, che a stento mi ospita e mi protegge dallo squallore truce del panorama alle mie spalle. La flebile speranza che non fossero arrivati per lui se ne va via veloce e lascia insoddisfatta quell'unica parte di me che per tanto tempo ha sperato di poter finalmente sentirsi al sicuro. 

Lentamente abbandono il mio temporaneo e poco confortevole rifugio e con la bacchetta puntata davanti al mio petto, perlustro ogni centimetro intorno, registrando ogni movimento sospetto e ogni fruscio sinistro. Riesco ad allontanarmi di poco dall'erba dorata battuta e rinsecchita dalle fiamme e dal fuoco dilagante e, incurante e temeraria come mai lo sono stata, comincio a correre senza mai fermarmi e guardarmi alle spalle, perché ogni secondo che perdo, gettando occhiate fugaci e preoccupandomi di scorgere qualche sagoma nemica che attenta la mia persona, mi allontana dalla speranza di rivedere mio figlio e il mio compagno vivi.

Quando finalmente mi rendo conto di aver guadagnato un distacco notevole dal luogo incriminato, grido il suo nome e ogni suono o eco lontana che mi perviene e non è la sua voce, produce una stilettata tanto violenta nel mio cuore, che sono quasi vicina all'arrendermi. Non farò più l'amore con Draco, non vedrò mio figlio crescere. La mia mente partorisce immagini aberranti, che il mio cuore si rifiuta di accettare. Si, perché non accetterò di non poter più unirmi al mio compagno, né tanto meno mi perderò la gioia incontenibile di partecipare della felicità di mio figlio. Perché io Draco abbiamo lottato con tutte le nostre forze, perché nostro figlio potesse avere una esistenza serena e felice. Gli occhi di Leon materializzati nella mia mente, la sensazione delle mani di Draco sul mio corpo, l'adrenalina irrefrenabile che alimenta le mie vene, riaccendono la fiammella sopita della speranza. E' il verde della speranza che mi circonda, mentre grido. E' l'odore dell'aria di inverno che mi stuzzica le narici e mi brucia i polmoni, mentre corro. E' il sudore della corsa contro il tempo che mi da la carica di ritrovare la mia famiglia

La mia folle maratona, di cui porto una traccia nel viso scorticato e ferito dai rami tozzi degli alberi di pino, mi conduce alle rive di un corso d'acqua torbido e frastagliato da rocce calcaree. Mi strappo a forza gli stivali dai piedi doloranti e ormai poco sensibili, e mi getto d'impeto nel grigio fiume, incurante della temperatura ostile dell'acqua e della profondità di essa. Le braccia mi accompagnano con fatica,la stanchezza sta per prendere il sopravvento e di nuovo la mia testa permette a Lucifero di tentarmi e calpestare ogni mia resistenza. E' un attimo di distrazione che mi fa mollare la presa dalla roccia alla quale ero malamente appigliata, mentre il vento di ponente agita e strattona il corso del fiume ed io, trasportata contro ogni mia forza residua, batto la testa su una delle rive sabbiose.

Percepisco una eco ovattata di ricordi e sensazioni familiari e segrete, sento ogni alito di vita abbandonare il mio corpo e lasciare una traccia dell'acqua tinta di rosso e nella maggiore densità dell'acqua mischiata al sangue tiepido. E' la bocca di Draco sulla mia, il nostro primo bacio all'ingresso della foresta proibita, regno e dimora della nostra consumata passione, ad albergare nella mia mente per la prima volta d'accordo con il mio cuore affannato. Sono quelle le visioni a cui ogni fibra del mio corpo si aggrappa cercando di resistere e lottare fino a che ne abbia la capacità. E allora continuo il percorso di dolce nostalgia, e mi sembra di risentire la voce roca e vogliosa di un Draco diciottenne sussurrarmi lussurioso -Ti desidero- e mi sembra di tornare ad abbandonarmi arrendevole alle sue carezze peccaminose e la mia libidine sgretolarsi al suo tocco.

Do Not Let Me DownWhere stories live. Discover now