YOU WERE NEVER REALLY HERE

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(dir. lynne ramsay)

𝚌𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟺

in cui,
Namjoon capisce
(niente) sull'Amore

ricadere nell'amore, ricrederci un'ultima volta, rinsavire quel tiepido sentimento situato all'altezza dello stomaco; un'ultima chance, si disse Namjoon appena Jimin gli sussurrò tanti piccoli "non ti lascio" sul collo e sulle labbra del maggiore. e neanche la presunzione del piccolo spezzò il legame ricongiunto che, seppur debole, persisteva ancora. e come? col sesso? Namjoon si chiese da quando il sesso riempisse i loro vuoti, e se era mai accaduto, magari inconsapevolmente. non fa niente! urlava la sua mente egoista, goditela finché non condenserai sulla sua pelle calda!

i baci divennero però scomodi sul pavimento -baci aggressivi, famelici, insaziabili- e parvero decisamente migliori sul loro divano. quella fame sembrava piacere a Jimin che si contorse, tirando il maggiore verso la sala, violento. morsi, graffi, Namjoon affondava le dita in Jimin cercando qualcosa che non avrebbe potuto trovare, eppure ci provava, testardo. Jimin d'altro canto, si scioglieva ad ogni affondo sul corpo bollente del maggiore, con tanti "ti amo" e tanti "sono tuo" ripetuti nelle orecchie, come un'assicurazione a lungo termine. ma di questi, quanti reali? quanti ti amo avrebbe dovuto sentirsi dire Namjoon per crederci davvero?

«ti amo. ti voglio. sono tuo.»

Namjoon ci credette per il momento. a differenza delle altre volte, però, entrò nel corpo del minore senza ripensamenti, senza la delicatezza di un tempo, abbandonando ogni dubbio su quel posacenere del cazzo. ad ogni spinta, Namjoon aggiungeva un morso, un bacio, un graffio, e così faceva Jimin, entrambi alla disperata ricerca di quella passione che travolgesse loro. venne a fiotti, Namjoon, facendo venire il più piccolo tra le sue mani ma con più delicatezza questa volta, poichè alla luce della luna Jimin sembrava fatto d'oceano. soddisfò quella parte brutale di sé, e anche se non voleva ammetterlo, non gli era piaciuto come voleva che gli piacesse.

entrambi col fiato corto, vennero avvolti dal silenzio della notte e quei respiri profondi sembrarono puramente fuori luogo per quella giornata, che si era conclusa nel niente. che sesso era stato, quello? Namjoon non credeva nel sesso riparatore, credeva nell'empatia e nella gentilezza e a volte in dio, ma non nel sesso riparatore.

gli occhi del minore incontrarono i suoi, in fiamme, e quelli avevano già spezzato il silenzio non troppo scomodo. «chi è quello in camera nostra?»

«uno che ho incontrato per sbaglio.»

sorrise, contagiato dal minore. poteva sembrare una mezza verità, ma era per tre quarti una bugia. solo, non ebbe il tempo di rimuginarci sopra poiché rimosse quel pensiero in un attimo. era sempre facile pensarla come mezza verità, che come mezza bugia.

in quella serata, Namjoon scoprì che il sesso non riempiva il suo vuoto, ma ne faceva sbocciare di nuovi come fiori all'alba, sotto la brina. si accese così una sigaretta, aprì la finestra e osservò maniacalmente il corpo nudo del suo compagno: il sudore lo faceva splendere come una bellissima statua di ghiaccio, un'opera d'arte incomprensibile (anche se Jimin era un libro aperto per il castano). si compiacette di quella similitudine e fumò in silenzio, non avendo la più pallida idea di come poterlo macchiare.

«mi ami ancora, Namjoon?» il sorriso triste del minore fece corrucciare Namjoon, che rispose con ovvietà un "certo" sincerissimo.

«e ti piaccio ancora?»

no. era ovvio, pensò Namjoon, ma non disse nulla comunque. era una strategia che il castano utilizzava per non mentire: starsene semplicemente zitti, senza negare né acconsentire a nulla. era stato il suo motto per ventidue anni, un modo un po' vigliacco di vivere quella vita di merda.

mellifluous - namgiWhere stories live. Discover now