LOOKING: THE MOVIE

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(dir. andrew haigh)

𝚌𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟼

in cui,
Namjoon invidia
ma non apprezza

sembrava essere sempre la fine del mondo, l'umiliazione. si sentiva incessantemente umiliato, Namjoon, dalla bellezza nelle cose e nelle persone, tanto da spingerlo ad odiare tutto ciò che lo circondasse, il che a quanto pare lo rendevano un pessimo scrittore ma ben piaciuto; ciò che Jimin non aveva mai intuito era la sua rassegnazione verso la bellezza dell'universo -e delle poche risposte- e di conseguenza il suo odio per questo. il mondo va avanti d'invidia, di sputi e di qualche sorriso.

«che gran classe, complimenti» disse Yoongi, il quale fece deliziosamente capolino nella lista nera del castano quando il presunto Seokjin pronunciò quella fatidica frase, umiliandolo e rendendolo schiavo dell'empatia per quel ragazzo dai capelli neri: fosse stato il moro un po' meno rosso e un po' meno adorabilmente in imbarazzo, Namjoon lo avrebbe preso a calci sui denti per il disagio che gli faceva provare. anche per il fatto di aver entrambi scopato lo stesso ragazzo.

«non ci posso credere.», e fu l'unica cosa che disse dopo qualche attimo di silenzio carico di -di cosa? tensione? che il corvino fosse frocio Namjoon non avrebbe mai cercato di saperlo (introverso com'era) e mai lo avrebbe scommesso, per quanto fosse intuitivo e intelligente. per andare ad ubriacarsi come le merde, pensò, avrebbe dovuto aspettare altre tante troppe ore che avrebbe buttato volentieri da quel balcone largo e inutile di Yoongi. «non ci posso davvero credere».

«divertente! farei volentieri un threesome ma», come per una statua idealistica del periodo classico, la pelle di Seokjin sotto la tenera luce mattiniera era marmorea ed eterna, i muscoli appena accennati sotto di essa completavano il capolavoro di proporzioni e armonia. avrebbe voluto accarezzare quel sottile e delicato strato di epidermide e sentirne la leggerezza sui polpastrelli; perciò, Namjoon rimase spiazzato e sorpreso da quella linguaccia lunga e biforcuta, niente a che vedere con quella bella visione mostratasi ai suoi occhi, un Apollo del Belvedere un po' più coreano. «devo proprio scappare».

sentenziando ciò, il biondo fece un occhiolino malizioso e iniziò a vestirsi, sotto l'occhio lungo del castano. Yoongi prese in mano una sigaretta, sbuffando. «che gran dispiacere.»

non fosse stato per quel culo sodo e ben accentuato dai pantaloni del biondo, Namjoon avrebbe tirato uno scappellotto a Yoongi, deciso nel ritirarsi in camera sua, ma ovviamente distratto da un momentaneo semi nudo Seokjin che attirava costantemente la sua attenzione. quest'ultimo si girò, con in mano la giacca, porgendo gentilmente l'altra mano verso Namjoon, il quale percepiva la schiena venir corrosa dai soliti acidi gastrici della certezza. «sono Seokjin.»

«sì, Yoongi prima... sì. Namjoon.» titubante, gli strinse la mano. guardò Yoongi: il suo sguardo imperscrutabile era fisso sul biondo che si allacciava le scarpe. non un'emozione trapelavano quegli occhi abissali, solo, le orecchie erano ancora leggermente arrossate, come quelle guance tonde e morbide.

Namjoon iniziò a pensare cosa cazzo fosse Min Yoongi, il ragazzo dal viso in fiamme se messo in imbarazzo e un po' lunatico, a volte spavaldo a volte timido; gay? stupido? a volte era grigio, a volte un po' di tutto, un mix, un garbuglio di colori. cercò di allontanare dalla sua mente le mille domande sul suo passato, se con Seokjin fosse stato occasionale o no, se ancora fosse innamorato di lui, viste quelle piccole orecchie invermigliate dalle fiamme dell'inferno; ciò che provò non appena il ricordo della discussione appena avvenuta scoppiò nella sua mente, facendo implodere budella, polmoni, e pure cuore. cercò lo sguardo di Yoongi per supplicare venia, ma lo trovò bensì sulle spalle possenti del biondo, forse nel ricordo di un'appassionante notte da sconosciuti. raccolse il suo cuore, Namjoon, tra una manica spiegazzata e un respiro mozzato.

Seokjin si girò e abbottonò gli ultimi tre bottoni della sua camicia floreale. sorrise, il biondo, con quei tipici sorrisi audaci di chi si guarda allo specchio e pensa: dannazione!, tutto il contrario di quel che Namjoon potesse mai considerare di sé. la sicurezza dello sconosciuto lo fece vacillare e per arrivare al suo sguardo ci mise qualche secondo di troppo. «gran bel sesso. ci si vede!» com'era apparso, Seokjin sparì, lasciando nuovamente il castano confuso e palpitante.

Namjoon si schiarì la voce e si grattò un braccio, immerso totalmente nell'imbarazzo. «e quindi noi due...» ma non riuscì a terminare la frase.

fu Yoongi a svegliarlo dal suo inquieto stato d'agitazione, tirandogli contro il pacchetto di sigarette. con un leggero balzo, Namjoon alzò lo sguardo, trovandolo con l'accendino tra le dita e la sigaretta tra le labbra. «non posso credere che ti sia fatto scopare da lui, sul serio.», lo sentì ridere. raccolse l'involucro da terra e si accorse che Yoongi aveva comprato lui le sue preferite, un dettaglio a cui Namjoon non si era mai soffermato, diversamente dal moro.

«al massimo io l'ho scopato, date le circostanze di ieri sera...» poteva fare meglio di così, il castano, ma non aveva mai amato le frasi subliminali. prese una paglia e se l'accese, osservando il suo nuovo coinquilino sorridere teneramente. era un maledetto controsenso, Yoongi, sapeva essere innocente nella malizia e essere malizioso dell'innocenza. «non ricordo molto, ma sono sufficientemente sicuro di quel che dico.»

«dici? la tua ultima performance da pesce lesso è stata imbarazzante.» il corvino appoggiò una mano sulla porta chiusa, incavando le guance per un profondo tiro tossico. «attento. Seokjin ti fotte, sempre, in tutti i sensi.»

il minore cercò della tristezza nella sua voce ma non ne trovò neanche un granello. se da una parte Namjoon era curioso di capire chi fosse il suo coinquilino, l'altra era rincuorato dal fatto che nessuna espressione irritata o amareggiata era trasparita da quel viso apparentemente angelico. si avvicinò al tavolo della sala e raggiunse il posacenere sbrigativo, evitando di sporcare così il pavimento del proprietario (anche se era sporco e abbastanza rovinato di suo). «e che è, il diavolo?»

non era mai stato un tipo divertente, Namjoon, solo tremendamente acido e ironico. perciò ogni suo tentativo di alleggerire l'atmosfera fu tanto utile quanto il fumarsi un'altra avida sigaretta. Yoongi in ogni caso fece uno storto sorriso provocante e alzando le sopracciglia spense la sigaretta nello stesso posacenere del castano. aveva gli occhi più ipnotici di Seoul, pensò. «ci si avvicina».

si chiuse la porta della camera alle spalle. l'ultima cosa che vide furono i suoi adorabili capelli neri arricciarsi all'altezza della nuca. «in che senso?»

«vedrai!»

alla ricerca di qualche suggerimento da quel stanco cervello che possedeva, si stese sul pulcioso divano, distendendo le sue lunghe gambe.

una volta, ricordò, suo fratello gli aveva urlato in faccia quanto fosse invidioso di lui -un Namjoon dalla faccia pulita, dalla mente geniale e dal cuore spezzato. gli avrebbe tirato dietro tutte le ossa e pure quei ricordi di umiliazione e pianti e rabbia, aveva urlato in lacrime mentre piano si crogiolava nell'ombra di sé stesso. "tu non capisci! cosa ne vuoi sapere tu di cosa significhi vivere cercando di lasciare la mia impronta sopra la tua?" e Namjoon aveva cercato di spiegare quanto avesse sempre desiderato scuoiarsi da quella bella pelle pulita ed entrare nella sua; è vero, suo fratello soffriva un po' di acne, ma non doveva fare il commercialista della propria casa né doveva assicurarsi che sua madre prendesse le proprie medicine allenove-tredici-diciassette-alleventi. lo sapeva che suo fratello lo invidiava e lo odiava per l'invidia, ciononostante non disse nulla come se ci fosse dell'acqua nella sua deliziosa bocca ipocrita. "sei bello, sei intelligente, sei tutto ciò che vorrei essere io, ma che non sarò mai". lo aveva visto sorridere tra il patimento e un fiume salato. "sono l'imprecisione che esalta la tua bellezza e una macchia che impregna le tue pagine". l'acqua era tanta da farlo annaspare ma non abbastanza da annegarlo, povero piccolo Namjoon che neanche a piangere era bravo, se non ad asfissiarsi. non aveva ancora trovato l'incentivo per farlo frignare come si deve.

ma lui, come c'era arrivato a suo fratello minore? era forse l'invidia di pochi minuti prima che, con circospezione e tanto scetticismo si era manifestata come fitta, appena sotto il suo ombelico? ragionò: era un accenno di invidia nei confronti di Min Yoongi, quel magro ragazzo dai capelli neri e dal piercing nero. si chiese come il tumulto lo potesse attirare tanto e come mai Yoongi sembrasse avvolto da una trapunta di esso; il suo inverso, reputò, una vita placida e silenziosa dedita all'otium e al sporadico piacere carnale, un po' anche all'amore non corrisposto.

starà bene mio fratello, pensò, serrando la mente agli spettri del passato. chiuse gli occhi, e si addormentò.

mellifluous - namgiWhere stories live. Discover now