Capitolo 19

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L' acqua la portava via, lontana da riva. Non voleva opporre resistenza; era così piacevole lasciarsi cullare dalle onde. Finalmente un attimo di pace. Era tranquilla, libera. In sottofondo, mentre galleggiava, sentiva le onde infrangersi, cantando una ninna nanna solo per lei. Era tanto che non stava da sola con il mare, così tanto. Come aveva potuto allontanarsi da esso?! Quel caro amico silenzioso, che sempre l'aveva compresa senza mai porle domande ma dandole sempre risposte, la cullò, dicendole, susurrandole: tranquilla, ci sono io. Ci sei quasi.
Si, c'era quasi. Bastava solo lasciarsi andare. Aprì lentamente gli occhi, ammirando come il sole si rifletteva sull'acqua;attorno a lei il nulla. Accanto, sfiorandole le dita, passò una gigantesca tartaruga dal guscio verde.
Le girò attorno, quasi attendendola.
Ah già, dovevano andare. Glielo aveva promesso.
Si tenne con le mani, leggera, delicata, al guscio della tartaruga, che la portò sott 'acqua. Sempre più giù, sempre più giù. Passarono una foresta di alghe lunghissime, spesse. Era così buffo lì. In quel mondo così diverso dalla superficie. La tartaruga continuò a nuotare, per poi lasciarla fuori dalla foresta di alghe. Rimase lí, ad attendere. Di fronte a lei, stava una immensa roccia adesso, con migliaia di cavità, alcune più grandi di altre. Chissà perché la tartaruga l'aveva portata lì. Sospirò, confusa. L'aria le uscì in bolle dalla bocca; era divertente poter respirare sott'acqua.

Aiutaci.

Qualcuno la chiamava. Nuotò verso una delle cavità, il cui ingresso sembrava troppo piccolo per poter passare.

Aiutaci.

Ma come, perché. E poi un volto comparve dalla cavità, illuminato sott'acqua dalla luce che filtrava. Mai aveva visto una donna così bella. Capelli lunghi color neve, ondeggianti come alghe decorate da conchiglie e perle. I suoi occhi, dello stesso color del mare. Il viso col mento leggermente a punta; dietro le orecchie delle piccole fessure; branchie. I suoi zigomi e le sue tempie sembravano tempestati di migliaia di piccole scaglie fatte di madre perla, i cui colori cambiavano in base ai colori che su di esse venivano riflesse. La donna allungò una mano verso di lei, una mano pallida come il cielo d'inverno ; il braccio anch'esso ricoperto di quei piccoli gioielli naturali perlati. La mano le sfiorò il volto, fredda.

Ti prego, aiutaci'






Mi svegliai di scatto, impregnata di sudore. Il sole era già alto nel cielo, e mi ci volle un po' per abituarmi alla luce che filtrava dalla finestra. La prima reazione fu quella di coprirmi gli occhi. Non avevo mai fatto in vita mia un sogno vivido come quello; quasi realistico. Sospirai stanca, e mi staccai la maglietta sudata dalla pelle. I capelli, erano un disastro. Mi alzai, e corsi in bagno per riempire la vasca. Per l'ennesima volta ero finita in camera mia, senza sapere come. Dovevo perdere il vizio di addormentarmi senza preavviso. Era una abitudine a dir poco pericolosa. L'avventura del giorno prima mi tornava spesso alla mente, mentre toccavo con la mano l'acqua per esser certa della temperatura. Era stata l'esperienza più fuori dal limite della mia vita, ed avevo la seria convinzione che sarebbe stato solo la prima di molte altre. Quando fui soddisfatta della temperatura raggiunta, mi spogliai gettando la maglia nel cestino della lavanderia e mi infilai in acqua. Una volta sciolti i capelli mi immersi, godendomi la sensazione dell'acqua sulla pelle. Non era la stessa cosa di essere in mare; stare in una vasca era più come stare in una gabbia, ma lì mi dovevo accontentare.
Tornai su, lasciando cadere i capelli dietro la schiena. Mi godetti il tepore dell'acqua, poggiando la testa sul bordo della vasca. Misi una mano a coppa, raccogliendo l'acqua dentro di essa. Ero riuscita a farla fluttuare ieri, ma forse era stato un caso. Ci avevo messo troppo tempo però. Le streghe che mi avevano attaccata in poco tempo avevano distrutto la mia casa, tutto. Avevano lanciato incantesimi senza batter ciglio. Saper fare un trucco come quello, e metterci delle ore, non era abbastanza. Dovevo fare di più. Sentivo che dovevo. Per qualche strano motivo, sentivo dentro di me spingere forte l'idea che dovevo sbrigarmi, che era necessario imparare tutto ed il più velocemente possibile. Non c'era un attimo da perdere. Era come se qualcosa in me spingesse per farsi strada, una emozione nuova, una sensazione difficile da spiegare. Qualcosa che mi spingeva ad uscire da quella vasca, e correre fuori, e fare pratica. Senza un apparente motivo logico, seguii quella intuizione. Mi alzai velocemente, avvolgendomi un asciugamano addosso. Mi pettinai rapida i capelli per levare i nodi e tolsi il tappo della vasca per far scorrere via l'acqua. Il vetro dell'immenso specchio antico era completamente appannato, così presi l'asciugamano che avevo usato per i capelli e mi misi a dare una pulita veloce. Nel farlo, mi cadde l'occhio nuovamente sui decori che adornavano la sua cornice. La prima volta che l'avevo vista mi era parsa strana, buffa in effetti; carica di disegni che non ero capace di interpretare. Ora però ero convinta di apprezzare meglio quel lavoro. Doveva aver richiesto molto, moltissimo tempo, per poter realizzare una opera immensa come quella. Ogni dettaglio era curato fino al millesimo. Le conchiglie su di esso, sembravano quasi reali da quanto erano state ben scolpite. Chiunque lo avesse fatto, doveva essere un abile maestro nel suo lavoro. Uno strano luccichio attirò la mia attenzione nello specchio. Stava riflettendo la luce di qualcosa che era nella vasca. Che mi fosse caduto qualcosa nell'acqua? Mi avvicinai al bordo della vasca, scrutando al suo interno. Riuscivo a vedere solo tanta schiuma; forse era stata quella a riflettere la luce della stanza.
Aprii il rubinetto, cominciando a levarla ed a farla scorrere via. Le prime bolle scomparvero nel piccolo gorgo che si era formato sopra lo scarico, per poi fermarsi ed ammucchiarsi lì. L'acqua cominciò a raggrupparsi nuovamente invece di scorrere via, così chiusi tutto . Qualcosa bloccava lo scarico.

The Circle - Born witch - Nata Strega Where stories live. Discover now