Vuoi Chiara...

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La sposa fece il suo arrivo davanti alla chiesa e scese dalla macchina seguita da alcuni applausi. Alla vista di lei, bella come se fosse una fatina e sorridente come un bambino di fronte ai balocchi, molti degli invitati la precedettero in chiesa. 

Un gruppetto però la seguiva a una giusta distanza, osservando ciò che li circondava. 

«Il vestito, a mio parere, è troppo lungo - intonò Francesca saldamente attaccata al suo amato Marra - e poi...già è incinta ed è ingrassata, quella gonna gonfia come una dama del 700 poteva anche risparmiarsela, no? La fa sembrare una balena». 

«E' questione di gusti - ribatté secca Paola cercando con gli occhi quel che restava dell'intelletto di Fabio - ognuno si sposa come meglio crede e desidera». 

«Ah...quando mi sposerò io sarà tutto perfetto, perchè io esigo che sia tutto perfetto. Avrò un abito semplice, ma raffinato, non molto lungo e per niente ampio, a me piacciono quelli stretti, stile abito da sera estremamente elegante. Avrò un bouquet tempestato di rose rosse, per esempio quello di Chiara sembrano fiori strappati a un campo mezz'ora fa...e avrò una limousine bianca, una coroncina di brillanti e un trucco lieve quasi acqua e sapone». Sentenziò lei come se il suo matrimonio fosse già alle porte. 

«Appunto, ognuno si sposa come meglio crede», rimarcò Paola senza quasi nascondere l'antipatia fulminea che provava per Francesca. 

«E il mio sposo...». Strinse il braccio di Marra come se avesse paura che volasse via e si fermò a pensare le parole giuste per descriverlo. 

Paola guardò Rino con un leggero sorrisetto, immaginando cosa stesse per dire la fidanzata di Fabio. Rino, invece, accostò il viso verso Marra e sussurrò:

«Se vuoi ti presto una penna per prendere appunti», provocando in Marra uno sguardo di rimprovero. 

«Dunque, il mio sposo dovrà avere un abito particolare, niente gessato, niente smoking, troppo banali...e niente nero, grigio, perla ecc. tutti colori da sposo già visti e rivisti, hanno stancato. E poi pretendo che mi facci la serenata la sera precedente, a mezzanotte in punto», continuò Francesca. 

«Hai memorizzato tutto Fabio? Allora, niente gessato e niente smoking...né grigio, né nero e neanche perla...potresti provare un bell'abito qualunque e magari rosso fuoco...e la serenata a mezzanotte, in punto...perchè se la fai già a mezzanotte e un minuto ti sei fottuto la notte di miele», Rino lo canzonò mentre prendevano posto in chiesa. 

«E poi amore se proprio vuoi farmi felice, il viaggio di nozze, questo deve essere categoricamente ai Caraibi», Francesca lo strinse per un braccio e lo baciò lievemente. 

«Ai Caraibi...con la speranza che arrivi David Jones magari a salvarti». Replicò sottovoce Paola. 

«Non dargli queste false speranze...se quella capita sull'Olandese Volante, David Jones apre lo scrigno e si pugnala da solo il cuore, dopo cinque minuti che Francesca è a bordo», replicò Rino secco. 

Gli occhi di Paola puntarono Guè e Ginevra intenti a fare da testimoni. 

Guè mostrava la sua mole muscolosa indossando un gessato di Gucci, mentre sua moglie indossava un abitino sfarfallante azzurrino stile anni 50, con tanto di cappellino fiorato in tinta.

«Sembra di vedere un ex boss malavitoso che ha sposato la fatina di Peter Pan», commentò Paola rivolgendosi a Rino.

«Senza offesa per la povera Trilli, visto che Ginevra è completamente pazza», rispose il Dj.

«E lui? Lui perdutamente innamorato di lei, tanto che in un momento di lucidità della moglie, voleva il divorzio». Replicò Paola incredula.

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