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- Mario -

Alex sta ancora dormendo e Mario si alza dal letto senza voltarsi. Va in cucina, apre la porta finestra che dà sulla terrazza. Aria. Fa un grosso respiro. Un magone gli attanaglia la capacità di respirare. Si concentra sulla brezza che gli passa tra i capelli. Meglio. Si stira. La testa ancora annebbiata dalle sostanze del giorno prima. Si tira su il cappuccio della felpa, incrocia le braccia. Fissa i palazzi romani di fronte a lui. L'odore della notte prima ancora forte. Volevi questo? Adesso lo hai avuto. Volevi per forza vedere questo mio lato? Be', eccolo. Sbatte le palpebre. Con chi sto parlando? Fanculo. Butta giù il magone. Basta pensare. Mario spegne l'interruttore.

Sente il rumore di Alex che si avvicina alle sue spalle e si gira. «Buongiorno».

Alex è colto dall'imbarazzo. «Ehi, ciao...».

Mario scoppia a ridere. «Alex Rigoli imbarazzato, è una prima volta».

Alex sorride. «Sì, infatti non so perché, mi fa strano dopo tutti questi anni...».

Mario sembra completamente a suo agio. «Perché strano? Succede spesso che due persone si rivedano dopo anni».

Alex è confuso dalle parole di Mario. Che? «Sì, ok... Ma considerando tutto quello che...».

Mario sbatte la porta con forza, spaventandolo. «Tutto quello che, cosa? Non ti azzardare a dire quello che stavi per dire».

Alex socchiude la bocca. Adesso non ha voglia di farlo arrabbiare. Ripensa al messaggio. Prima o poi glielo deve dire.

Mario va verso il frigo. «Hai fame? Mangiamo qualcosa?».

Due ore dopo Mario esce dalla doccia mentre Alex è in camera sua che finisce di vestirsi. Entra con solo l'accappatoio addosso. Questo Mario è senza scrupoli. Questo Mario se ne frega altamente il cazzo. Questo Mario è incazzato col mondo. Questo Mario non sta bene. Alex lo guarda entrare così, ancora bagnato dalla doccia, il corpo che si intravede. Deglutisce. Non ci può fare niente. La voglia di averlo è costante. Mario vede il suo sguardo con la coda dell'occhio. Già che è lì, perché non approfittarne? Anche Mario, comunque, si è dato da fare nella vita. Niente a confronto con la voracità di Claudio ma solo per una questione di carattere e non di sicuro per mancanza di opportunità. Ride tra sé e sé. Scoparsi chiunque riesce a tutti, sai? Pensi che riesca solo a te? Mario continua a parlare con non si sa bene chi. Si toglie l'accappatoio sempre dando le spalle ad Alex. Sente il suo sguardo puntato addosso. Lo appoggia lentamente sulla sedia. Con gli occhi totalmente neri, senza alcuno spazio bianco, guarda attraverso la tenda e si odia. «Allora? Che stai aspettando?».

Nel tardo pomeriggio Alex esce da casa di Mario. Silenzio. Troppo silenzio. Sa cosa sta per succedere. Quello che gli succede appena la sua mente non è alterata o impegnata. Quello che succede da quando è tornato a Roma. Quello che non vuole permettere che succeda ma che non riesce a combattere se non facendo rumore nei suoi pensieri. Succede che lo sente. Sente la sua presenza alle spalle. Sente i suoi occhi bruciargli dentro. Sente le sue mani tra i capelli. Sente la sua bocca sulla pelle. Sente il suo odore talmente forte da fargli venire la nausea. Sente la sua voce in tutti i suoni. Vede il suo sorriso in ogni pensiero che si forma. Sente Claudio dentro di lui.

Prende il cellulare veloce e manda un messaggio a Federico. Sto uscendo, tra dieci minuti sono da te. Esce.

- Claudio -

Dopo aver abbracciato Luca, lo aveva salutato e si era messo a dormire stremato.

Si sveglia. Domenica. Si sente diverso dopo lo sfogo della sera prima. Sente la realtà come uno schiaffo in pieno viso. Il messaggio di Alex rimbomba nella stanza. Si alza, si cambia ed esce per andare a correre. Dopo un'ora e mezza di corsa senza pause torna a casa, si fa la doccia e si accorda con Luca e Mattia per pranzare fuori. Arriva al ristorante a piedi. Sa che ormai il vaso di Pandora è stato aperto. Sa cosa lo aspetta. Luca e Mattia arrivano. Entrano, scelgono il tavolo, ordinano gli antipasti. Claudio è infastidito da quel silenzio forzato. Vogliono parlare ma non iniziano. Come sempre.

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