facendo finta di dormire

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Io ci speravo, ci credevo, nella mia testa ero già a casa, al caldo, a guardarmi magari un film oppure a leggere "cercando Alaska" accompagnato con una tazza di tè caldo addolcito con lo zucchero di canna.
Piango, Piango ininterrottamente. Lacrime amare e dolorose che solcano il loro cammino nelle guancie calde per via degli schiaffi.
Sono in macchina, nel sedile posteriore. Non ho più voglia di combattere in questo momento. L'unica soluzione per salvarmi la pelle, attualmente, è addormentarmi. Fingo perciò di dormire, mi riesce bene. Mi è sempre riuscito bene. Fin da piccola, fingevo di dormire in macchina così mio papà mi prendeva in braccio. Amavo troppo quando mi prendeva in braccio e quando poi parlava a sottovoce per non farmi svegliare.
Arriviamo a casa...ne ho fatta però di strada, mentalmente mi tiro due pacche nelle braccia, per quanto sono fiera di me stessa.
Mi scappa da ridere ma non posso...
Non me ne frega più di niente, di Gordon, il dolore, la caviglia, l'ubbidenza, Fanculo tutto e tutti.
Mi prende in braccio e mi sistema sul letto della camera degli ospiti .
Sento che sale le scale, ora non sento più niente se non il silenzio che ora sto amando follemente.
Seriamente mi addormento

Mi svegliai con un forte mal di testa e la ceca convinzione che io qui ci morirò.
Ma basta...È finita la battaglia e come in ogni battaglia, all'interno ci sono innumerevoli guerre, che per me, sono state solo sconfitte, dolore, lacrime e umiliazione.
Dovrei ucciderlo.
Già.
Sento varie voci provenire da sotto.
Cercando di fare meno rumore possibile, tanto da non respirare, mi avvicino alle scale e mi affaccio. Mi sposto i capelli dietro l'orecchio per evitare alcun ostacolo ai rumori.
Sento tre voci diverse, non sento quella di Gordon.
Dove cavolo è finito?
Mentre mi ponevo la domanda la risposta mi prese per i capelli tirandomeli indietro.
Lo guardai fisso negli occhi, finché lui non si decise a parlare
G-ora te la do io una bella lezioncina principessa -
Capii all'istante le sue intenzioni ed in quel momento avrei preferito morire sotto un suo altro suo ceffone o un suo calcio.
Non mollando la presa, mi trascinò giù per le scale, mi presentò ai suoi amici come "la sua cagnolina "
Aggiungendo poi "è il mio gioco da tavolo preferito"
Io stavo morendo dentro, volevo morire, urlare, dimenarmi, ucciderli tutti con le mie mani.
Mi scaraventò in terra, il mio sguardo era rivolto ai listelli in legno scuro.
Uno di loro si alza e si avvicina a me, chiede a Gordon un guinzaglio che questo gli procura subito.
Mi gira il collare per cercare l'attaccatura, la trova, aggancia senza esitare il guinzaglio, agganciando anche il mio spazio, la mia libertà, la mia dignità e soprattutto me stessa.
Mi strattona leggermente due volte come per assicurarsi che l'attrezzo non si stacchi.
Lì capii che dovevo fare il loro gioco.
Mi dovevo arrendere. Erano in 4 uomini, precisiamo, 4 "armadi".

Io sottomessa, lui padrone Where stories live. Discover now