Una giornata come le altre...o forse no

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Annabeth

Mi svegliai, stiracchiandomi. Guardai la sveglia e mi resi conto che erano le 8 di mattina.

Mi alzai di scatto, dovevo andare a scuola e era tardi!

Però mi resi conto che qualcosa non andava. Prima di tutto portavo solo una maglietta nera a maniche corte che mi arrivava a metà coscia, in secondo luogo la camera in cui mi trovavo non era la mia, terzo avevo caldo e mi girava leggermente la testa.

Mi sedetti sul letto e cercai di fare mente locale, per ricordare quello che era successo e, in particolare, dove mi trovavo.

Dopo un po' mi tornò tutto alla mente e stavo per morire di imbarazzo al ricordo di quello che era successo.

Percy con la febbre alta, la corsa contro il tempo che avevamo fatto io e Sally per fargliela scendere, il segreto che il mio ragazzo nascondeva e la verità sul padre, il momento in cui gli avevo detto di amarlo e poi quel lungo e appassionato bacio, che se non ci avessero fermato si sarebbe trasformato in qualcos'altro.

Mi misi una mano sulla fronte mentre un sorrisetto mi si dipingeva sulle labbra.

- Buongiorno Sapientona! - disse Percy entrando in camera e sedendosi sul letto accanto a me.

- Giorno Testa d'alghe - lo salutai con un bacio sulla guancia.

Era caldo e le guance erano rosse, ma per mia fortuna portava la maglietta.

- Come stai? - mi chiese preoccupato.

Sgranai gli occhi, quello con la febbre era lui mica io!

Percy mi guardò colpevole, aveva capito quello che pensavo.

- Hai la febbre. Non è alta per fortuna, ma stanotte ti era arrivata a 38 e qualcosa e ai cominciato a sudare, così ti ho...ecco... - si interruppe imbarazzato - Comunque penso di avertela attaccata ieri quando ti ho baciato. E mia madre ha chiamato tuo padre spiegandogli quello che era successo e hanno deciso che era meglio che stavi qui -

Non lo ascoltavo più, ero rimasta al punto a cui mi diceva che stavo sudando e avevo notato che aveva lanciato un'occhiata alla maglietta che portavo, che, ormai mi era abbastanza chiaro, era la sua.

Deglutii un paio di volte all'idea che mi aveva cambiato mettendomi addosso solo la sua maglietta e non potei evitare di guardarlo imbarazzata mentre lui diventava più rosso di quello che era già.

- Ho caldo e mi gira la testa ma sto bene. Tu piuttosto come stai? - chiesi per cambiare discorso.

- Mi sta salendo di nuovo la febbre, il dottore ha detto che devo stare un po' di giorni a casa, possibilmente al letto. A te è quasi passata e ha detto che domani puoi tornare tranquillamente a scuola - mi spiegò Percy mentre si stendeva sul letto - Comunque in cucina ci sono i cornetti caldi e il latte se hai fame -

- Facciamo un patto Jackson - gli dissi

Lui per tutta risposta alzò un sopracciglio.

- Visto che i tuoi non ci sono per via del lavoro mi prenderò cura di te, appena esco da scuola vengo qui. Ma devi fare una cosa per me - dissi sorridendo minacciosa.

- Sento puzza di guai - rispose Percy lanciandomi un'occhiataccia.

IL GIORNO DOPO

Percy

Erano le tre e stavo facendo zapping con il telecomando della televisione, sprofondato nel divano. Mi ero tolto la maglietta perché stavo morendo di caldo, probabilmente mi era risalita la febbre di parecchio, ma non avevo la forza di alzarmi per prendere termometro e medicine.

In quel momento Annabeth entrò in casa, gli avevo dato le mie chiavi per farla entrare in qualsiasi momento, visto che si era offerta di occuparsi di me durante l'influenza.

- Come è andata a scuola? - gli chiesi quando si avvicinò a darmi un bacio sulla fronte.

Non mi rispose e mi guardò male, poi andò in camera mia e tornò con il termometro, che mi mise in bocca con un moto di stizza.

- Hai di nuovo la febbre! È troppo faticoso arrivare in camera a prendere termometro e medicine! - mi rimproverò.

Io alzai gli occhi al cielo e annuii. Era veramente peggio di mia madre!

- Comunque, bene. Ti ho portato gli esercizi di matematica che abbiamo fatto in classe - rispose alla domanda che gli avevo fatto in precedenza.

Tirai un sospiro scocciato, visto che non potevo parlare per via del termometro.

Il problema era che mi aveva costretto a fare un patto, anche se stavo a casa avrei dovuto studiare. Aveva scoperto che nell'ultimo periodo avevo fatto un calo con i voti non poco evidente e mi aveva ordinato che dovevo recuperare. E Annabeth era testarda, non potevo sfuggirgli.

Dopo un po' mi tolse il termometro e lo guardò sgranando gli occhi. Mi prese il telecomando dalle mani e spense la TV.

- Fila al letto, ti voglio sotto le coperte e non ti alzi finché non sarò io a dirlo - mi ordinò.

Mi alzai dal divano sbuffando e mi diressi in camera, ma a pochi passi dalla porta caddi a terra. La testa aveva preso a girarmi in modo assurdo.

- Percy! - esclamò Annabeth venendo in mio soccorso.

Mi fece alzare e mi accompagnò in camera, mettendomi al letto.

- Riposati Testa d'alghe - mi disse accarezzandomi i capelli.

- A quanto? - chiesi, riferendomi alla febbre.

- Quasi 39. A che ora hai preso la tachipirina? -

- Tre ore fa, mi sembra - risposi sempre più confuso.

- Non puoi prenderla un'altra ancora. Chiudi gli occhi e dormi - disse dolcemente sfiorando le sue labbra con le mie.

E se il destino...Where stories live. Discover now