Ritorno a scuola

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Percy

Quella mattina mi alzai dal letto scocciato. Era passata una settimana e mi era passata la febbre, il che significava che dovevo andare a scuola. E non morivo di certo dalla felicità per questo ritorno.

- Percy muoviti! O hai intenzione di ricominciare facendoti richiamare? - chiese mia madre dalla cucina.

No, non ne avevo voglia! Così mi preparai in fretta e furia.

Fortunatamente riuscii ad arrivare a scuola dieci minuti prima del suono della campanella, stupendo i miei amici che erano ancora nel piazzale a chiacchierare.

- Non credo ai miei occhi! Perseus Jackson che arriva addirittura in anticipo! - mi prese in giro Nico, facendo ridere il resto della comitiva.

- Ah ah ah! Ma quanto sei spiritoso - risposi guardandolo male, sapeva benissimo che non mi piaceva essere chiamato con il mio vero nome.

- Dai Percy devi ammettere che è una cosa incredibile - disse Rachel dandomi un bacio sulla guancia.

- Rachel stai attenta non vorrai metterti contro Annabeth, vero! - disse Piper ridendo.

- Chi è che vuole mettersi contro di me? - chiese la diretta interessata, che era appena arrivata.

- Nessuno Annie, tranquilla - disse Jason.

- Jaz solo tua sorella può chiamarmi Annie, tu no! - lo provocò Annabeth puntandogli un dito contro.

Poi si girò verso di me e mi diede un bacio a stampo sulle labbra.

- Tutto ok, Testa d'alghe? - mi chiese preoccupata.

- Certo sto molto meglio, anche se il fatto di rimettermi ad ascoltare i prof mi fa sentire male - dissi mettendo il broncio.

Scoppiarono tutti a ridere nel momento esatto in cui suonò la campanella.

- Andiamo fannullone! - disse Annabeth ridendo e prendendomi a braccetto.

- Fannullone a chi? - chiesi guardandola malizioso.

Gli misi un braccio intorno alle spalle e gli diede un bacio sulla fronte, per poi andare verso la scuola.

Annabeth

Percy sembrava del tutto guarito, anche se durante le lezioni continuava a guardarsi intorno spaesato. Non diedi troppo peso alla cosa, visto che era iperattivo e non riusciva a stare attento per più di cinque minuti.

Durante l'ora di educazione fisica, però, mi resi conto che qualcosa non andava.

Era stato per la maggior parte del tempo a giocare a basket con gli altri ragazzi, mentre noi ragazze stavamo giocando a schiaccia sette, ma ad un certo punto Jason lo prese per un braccio e lo fece sedere sugli spalti mentre gli porgeva una bottiglia d'acqua.

- Annabeth! Eravamo arrivate a sette e tu non hai preso la palla! - mi urlò contro Juniper.

Juniper veniva in classe con noi, aveva i capelli rossi con le punte verdi che si intonavano con il colore dei suoi occhi. Era la fidanzata di Grover, un amico d'infanzia di Percy che avevo conosciuto qualche tempo prima e che frequentava un'altra scuola.

- Scusate è che sono un po' stanca. Io faccio una pausa - dissi allontanandomi dal gruppo e dirigendomi verso Percy e Jason che stavano parlando a bassa voce.

- Secondo me è meglio che vai in infermeria e ti fai fare un permesso per uscire prima - stava dicendo Jason

- No sto bene, è stato solo un giramento di testa ora mi passa - rispose Percy scuotendo il capo.

- Che succede? - chiesi

I due ragazzi mi guardarono e mi accorsi che il mio ragazzo aveva gli occhi stranamente lucidi.

- Niente stavamo facendo una pausa - rispose Percy alzandosi di scatto e barcollando. Se non fosse stato per i riflessi di Jason sarebbe caduto a terra.

- Ci vuoi andare in infermeria o no!? - gli disse il cugino con tono severo.

Lui sospirò scocciato ma annuì.

- Annabeth di al professore che ho accompagnato Percy in infermeria che non si sentiva bene - disse Jason allontanandosi insieme al mio ragazzo - Sta tranquilla penso io a lui - continuò facendomi l'occhiolino.

No! Non ero tranquilla per niente.

Percy

Ero steso su un lettino dell'infermeria e cosa assurda mi era risalita la febbre. Ero convinto di essere completamente guarito, visto che per due giorni non avevo avuto neanche una linea di febbre. E invece all'improvviso mi ero ritrovato con la febbre a 38, di nuovo.

Pensavo che peggio di così non potesse andare, ma mi ero sbagliato.

Infatti nella mia visuale apparve l'ultima persona che doveva trovarsi nella mia scuola.

- Che diavolo ci fai qui? - chiesi provando a mettermi seduto, ma una fitta al fianco sinistro mi tolse il fiato.

Mio padre mi prese per le spalle e mi aiutò a stendermi.

- Che mi succede adesso? - chiesi

- Quello che temevamo - disse lui preoccupato.

E se il destino...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora