Vigilia

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Annabeth

La casa in cui mi trovavo era enorme e bellissima, si trovava a Long Island e si affacciava sull'oceano.

Poseidone aveva proposto di festeggiare la Vigilia e il giorno di Natale tutti insieme nella sua villa. C'erano quasi tutti: Jason e Talia con i genitori, Piper, Nico con il padre e la matrigna, Grover e Juniper, Sally e Paul, io con mio padre, la mia matrigna e i miei fratellastri (Poseidone aveva insistito parecchio per farli venire) e...Percy!

Erano passati due mesi dalla nostra disavventura in ospedale e lui stava meglio di prima ed era sempre allegro, era da tantissimo tempo che la tristezza non copriva più i suoi occhi.

Una volta uscito dalla sala operatoria, nonostante i dottori avessero detto che era andato tutto bene, era rimasto in coma per tre giorni. Quando si era svegliato, la prima cosa che aveva fatto era stato sorridermi, un sorriso bellissimo che mi aveva fatto sciogliere il cuore.

- Sapientona, che fai qui da sola? - mi chiese Percy, raggiungendomi sul balcone e abbracciandomi da dietro.

- Guardavo il mare e pensavo a quanto tu somigli a questa immensa distesa d'acqua - spiegai

- Sul serio? - chiese

- Si! Il mare è calmo, ma anche irrequieto, proprio come te. Le emozioni che si provano standolo a guardare sono le stesse che provo in tua presenza. Il mare non può essere fermato o distrutto da qualcuno o da qualcosa, è invincibile. E poi tu porti addosso l'odore della brezza marina e i tuoi occhi sono del colore del'oceano - dissi ad occhi chiusi, beandomi del profumo del mare e dal calore delle braccia di Percy.

- Ti sei accorta di avermi fatto non so quanti complimenti in poco meno di due minuti? - chiese sarcastico.

- Sei sempre il solito - borbottai. Era incredibile il modo in cui riusciva a rovinare il romanticismo.

- Senti, ma sei sicuro della scelta che hai fatto? - gli chiesi ad un certo punto.

Percy

Annabeth mi chiese se ero sicuro. Forse si, la percentuale puntava sul si!

Avevo deciso di lasciare la scuola. Non avevo voglia di tornarci per farmi sentir dire cose del tipo "Tuo padre è davvero Poseidone?" "Che bella vita che farai!" "Perché non hai mai detto nulla, Jackson" e altre cose così. E non avevo la minima intenzione di cambiare scuola, non di nuovo. E inoltre avevo deciso di restare a vivere da papà per un po' di tempo, avevamo entrambi bisogno di riallacciare i rapporti.

Avevo deciso che avrei studiato a casa per conto mio, giusto per arrivare al diploma e papà mi aveva detto che avrebbe pagato un insegnante privato (nonostante avessi fatto i capricci come un bambino di due anni per dissuaderlo) e poi avrei lavorato nell'impresa di mio padre. Però l'avevo avvisato, non avrei mai preso posto su una nave per sparire e riapparire dopo mesi e mesi di assenza.

Del resto a casa avevo i miei cugini, mia madre e Paul, i miei amici e Annabeth.

- Si sono sicuro! - dissi.

- Sarà strano non averti più tra i piedi, a scuola - mi disse girandosi verso di me e mettendomi le braccia al collo.

- Verrò a prenderti tutti i giorni all'uscita, così nessuno si avvicinerà a te. Perché tu sei mia e basta -

La baciai e la sollevai da terra, lei si attaccò con le gambe al mio bacino senza staccarsi. Restammo così per svariati minuti, finchè il signor Chase non ci interruppe.

- Il fatto che sei quasi morto non ti autorizza a fare queste cose con mia figlia sul balcone di casa tua - disse

- Papà stavamo solo... - si difese Annabeth diventando rossa come un peperone.

Mi sentivo il volto in fiamme, quindi non penso che stessi meglio della mia ragazza.

- Non mi importa che cosa stavate facendo, venite dentro che è pronto - e detto questo rientrò in casa.

- Scusalo Percy è che... -

La zittii con un bacio sulle labbra.

- è normale per un padre comportarsi così - dissi - Andiamo dentro a mangiare prima che rimaniamo senza cena -

Gli misi un braccio sulle spalle e la strinsi a me, mentre ci incamminavamo.

È si! Se il destino non si metteva di nuovo in mezzo, io e Annabeth avremmo costruito il nostro futuro insieme.

Fine.

E se il destino...Where stories live. Discover now