XXXII

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Due giorni in terapia intensiva. Anaëlle è attaccata a delle macchine, i parametri vitali sono nella norma ma lei non si sveglia.
Lauren e Camila vanno a casa solo per una doccia, a turno, ma per il resto passano ore e ore sul divanetto scomodo della stanza della figlia.
Una abbracciata all'altra, senza dirsi nulla, tra le lacrime e il dolore.
Hanno paura. Troppa.
Oltre ad essere andata in overdose, ha perso sangue, molto. I tagli procurati sono profondi. La sua vita è appesa a un filo. I parametri sono corretti ma sanno che potrebbe succedere qualcosa da un momento all'altro.

«Mi sento un pugnale nel cuore» rompe il silenzio Camila «Non ce la faccio più»
«Anche io» taglia corto l'altra donna «È colpa nostra» serra la mandibola «Dovevamo tenerla d'occhio e invece... Siamo due stupide, due cretine. Che razza di madri sia...»
«Lauren, amore!» la zittisce «Non possiamo metterle in guinzaglio. Ai suoi occhi siamo solo docenti. Doveva essere lei a capire che stava sbagliando. Dio mio, non ha cinque anni, è una persona matura, dovrebbe capire certe cose»
Lauren si passa le mani tra i capelli e sospira. Guarda la sua bambina sul lettino e gli occhi si riempiono di lacrime. Vorrebbe fosse un incubo, solo questo.
«Siamo delle pessime madri» ripete
«Io lo sono» commenta Camila «Non ci sono stata per lei neanche alla nascita, tu invece, stai facendo tanto. Sei una madre meravigliosa»
«Vorrei... Vorrei lo sapesse»
La voce le trema. Cerca di farsi forza e non crollare nuovamente ma i singhiozzi hanno la meglio.
Camila non esita un secondo nell'abbracciarla e cullarla tra le sue braccia, cercando di calmarla anche se è difficile. Difficile per entrambe.
«Vorrei sapesse la verità. Ho perso le donne più importanti della mia vita e sono una pessima madre» soffia sul collo della sua fidanzata, nascondendo il viso nell'incavo.
«Se la mettiamo su quest'ottica, amore, io faccio schifo allora. Gli ovuli erano i miei, per nove mesi hai portato nostra figlia, nonostante tutto quello che hai passato, ed io non c'ero»

Lauren bacia il collo di Camila e poi sale verso la mandibola, fino a prenderle le labbra. Le lacrime salate bagnano entrambe. La piccola asciuga quei meravigliosi occhi i verdi e si specchia in essi, trovando la sicurezza che solo loro sanno dare.
«Scusami, Camz» piagnucola «È che...» si interrompe per il pianto, la voce fa fatica ad uscire
«Non ti devi scusare, è dura per entrambe lo so» la tranquillizza
«Tu sei così forte, non versi una lacrima, nonostante stai male e lo vedo»
Camila mostra un piccolo sorriso amaro e scuote la testa. Non è assolutamente vero quello che dice Lauren. Fa finta di essere forte, ma in realtà sta morendo dentro.
«Mi scoppia il cuore» confessa «Sono forte perché hai bisogno di una spalla, di qualcuno che ti sorregga ed io sono qui per te, ma, quando torno a casa, nella doccia passo tanto tempo ad annegare nei miei singhiozzi. Mi sfogo lì, ma credimi, mi sento uno straccio»
Occhi verdi annulla nuovamente le distanze tra loro due. La bacia delicatamente, facendola appoggiare sul suo petto. Camila le stringe la vita e inzia a tremare visibilmente.
«Shh, va tutto bene» sussurra
«Lo so, sono al sicuro con te»
La grande le bacia la testa e racchiude una mano nella sua, intrecciando poi le dita.
«Lolo, magari non è il momento più adatto ma è da qualche giorno che sento il bisogno di dirti questa cosa» afferma, guardando le loro mani che combaciano perfettamente «Eravamo giovani, devo dire anche immature e non realmente pronte. Ora siamo qui, adulte, ci prendiamo le nostre responsabilità, ci amiamo forse più di prima e... Lauren» si mette composta, guardandola negli occhi «Vorrei un figlio da te, vorrei riprovarci. Voglio colmare quel dolore che ho quando vedo Anaëlle e sono pronta ad essere una vera madre e assumermi ogni responsabilità. Voglio avere una famiglia con te, pronunciare quel fatidico "Sì", amarti per il resto della mia vita e invecchiare con te. Voglio essere felice con te, amore mio»

Brainiac ||CAMREN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora