LVI

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Una volta calmatasi, Anaëlle si mette comoda sul letto, beve generosi sorsi d'acqua e respira profondamente, prima di parlare di un qualcosa per nulla facile e semplice da dire.
«Lo sai che con noi puoi parlare di qualsiasi cosa» le ricorda Camila «Sei al sicuro qui, ti aiuteremo sempre a trovare la strada giusta e ti rialzeremo qualora dovessi cadere»
La ragazza annuisce, la ringrazia con un piccolo sorriso che svanisce subito, tornando con una espressione seria.
«Non so da dove iniziare» sospira «Ho ripreso i contatti con la mia vecchia squadra, ho deciso di tornare nelle cheerleader per gli ultimi due mesi, ero così convinta di questa scelta, poi, passando del tempo con quelle che erano mie amiche anni fa, ho rivisto allo specchio il mostro che ero. La persona superficiale, arrogante, stronza, che faceva festini, era l'anima di ogni party ed ho iniziato ad avere paura. Io ho paura di quella lì, ho paura. Con lei ho iniziato a fumare, bere, drogarmi e se dovesse riaccadere? Ero in una stanza con alcuni ragazzi e ragazze, il giorno che mi avete beccata sulla torre, fumavano erba. Mi hanno passato la canna ed io....» scuote la testa, piagnucolando «Ho fatto qualche tiro. Inizialmente ero felice, stavo bene, poi sono iniziati gli attacchi di panico, ero terrorizzata, ho rivissuto la notte dell'overdose e quando vi ho viste sulla torre, sentivo una fitta al cuore, non avevo il coraggio di guardarvi in faccia, dopo tutto quello che avevate fatto per me io.. I-io» singhiozza, coprendosi il viso
Passa qualche minuto prima che il respiro torni regolare e riprende a raccontare ciò che sta accadendo.
«Ho tradito la vostra fiducia, vi ho trattate male, insultate, ma ero solo arrabbiata con me stessa, voi non c'entravate nulla. Il giorno dopo stavo ancora peggio e mentre visitavate la cattedrale di Notre Dame, io ero fuori. Stavo impazzendo, avevo paura di perdere il controllo e urlare da un momento all'altro. Mi sentivo così debole, esposta, nuda davanti a tutti, con la mia vergogna, la vergogna di essere tutto ciò, la figlia peggiore del mondo che non fa altro che del male alle sue madri, le migliori del mondo. Chiunque vorrebbe avervi accanto» tira sul col naso «La notte ho fatto quella bravata con James, potevo risparmiarla e, vi supplico, non aprite più quel capitolo, è stato troppo imbarazzante farmi beccare da voi in quell'occasione. E poi oggi...» annuisce «Dopo il vostro rimprovero, sono andata a pranzo con James, abbiamo passato gran parte del pomeriggio insieme finché non mi ha confessato, ridendo, che anni fa, quando ero cheerleader, aveva scommesso con i suoi amici che mi avrebbe portata a letto. Lo so che mi ama, mi ama tantissimo, ma ci sono rimasta malissimo, mi sono sentita umiliata. Sono un oggetto sessuale? Era così che mi vedevano con quella cavolo di uniforme... E tutto si collega all'inizio del racconto, ovvero che sono terrorizzata di ritrovare sul mio cammino quella Anaëlle. Non posso, lei.. Lei mi ha fatto solo del male, è un mostro e ho paura di farla riemergere»

Finito di parlare, dopo aver ascoltato attentamente ogni parola, ogni sospiro e silenzio, la prima ad aprire bocca è Lauren, quella più impulsiva rispetto a Camila che si vuole prendere più tempo per elaborare ogni cosa.
«Tralasciando il fatto che tu abbia fumato, chiuderemo un occhio, perché sappiamo che hai imparato la lezione e piano piano inizierai a non cedere, perché non sei venuta subito da noi? Quella sera potevi dirci tutto invece di dire certe cose, ti avremmo aiutata. Hai tradito la nostra fiducia, è vero, ma è stato più pesante e orribile sentirsi dire quelle cose, mi hai dato della puttana, te ne rendi conto?»
«Ho chiesto scusa infatti...» borbotta
«Lo so e ti ringrazio, ti ringrazio anche per averci detto la verità, qui si mostra anche la maturità. Non dico che devi essere una donna adulta, come lo sono io o tua madre, ma impara e riflettere prima di reagire» afferma con voce sicura, dandole una importante lezione di vita «Piccola» le prende le mani «Non devi avere paura di te stessa, mai. Non dubitare di te stessa. Non è una uniforme, non sono delle amicizie, non è il contesto in cui ti trovi che difiniscono la persona che sei! Tu sai chi sei, sai cosa hai affrontato e con quale forza sei andata avanti, quindi non devi essere terrorizzata, cammina a testa alta»
«E se quella Anaëlle dovesse tornare, falle vedere chi comanda, combatti con te stessa» si aggiunge Camila «O bambina mia! La vita è una battaglia giornaliera con sé stessi, non finirai mai di lottare, soprattutto alla tua età dopo tutto quello che hai passato. E hai anche un esempio qui davanti» si riferisce a Lauren «Ma se ne esce sempre più forti e passo dopo passo, cicatrice dopo cicatrice, nessuno potrà più farti del male e arriverà il giorno in cui avrai tu le redini di ogni cosa e sarai tu a cavalcare. Se pensi di non potercela fare, noi saremo qui a sostenerti e rimetterti in pista»
Anaëlle si asciuga le lacrime, le emozioni hanno preso il sopravvento. Abbraccia entrambe contemporaneamente e riceve due baci sulla testa che riescono a tranquillazzarla e farla sentire al sicuro.
«Supereremo gli attacchi di panico» sussurra Lauren, dandole un altro bacio «Non ti permetterò di ridurti così nuovamente! L'amore della mia vita a pezzi, davanti ai miei occhi, ancora... Lotteremo insieme come abbiamo fatto in questi mesi»
«Vi voglio bene» tira sul col naso «Non avete idea di quanto possa amarvi e non smetterò mai di chiedervi perdono per tutto ciò»
«Ma vieni qui, scema» la tira Camila, riempiendola di baci «Non hai nulla da farti perdonare, è tutto okay»
Lasciandosi cullare dalla madre, lo sguardo di Anaëlle è rivolto all'altra di fronte a lei. Allunga la mano e la posa sul pancione che inizia a intravedersi e crescere e lo accarezza, sorridendo. Lauren poggia la mano su quella della figlia e la guarda quasi commossa per il suo gesto.
«Siete la famiglia che ho sempre desiderato»

Brainiac ||CAMREN||Donde viven las historias. Descúbrelo ahora