CAPITOLO 8 - LA LETTERA parte III

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Demmo l'allarme e in quel trambusto ne approfittai per andare in camera mia e avvisare John e di informarlo sul progetto Fenice e sull'Essere.

Dopo  mi buttai sulla poltrona e in quel momento la mia mente formulò alcune teorie che divennero certezze.

L'Essere era  in grado di nascondersi nei corpi umani, ne prendeva possesso e rallentava il processo d'invecchiamento, ma se quel corpo era danneggiato o "moriva" si trasformava in una prigione e l'Essere rimaneva bloccato fino a quando qualcun altro non lo liberava aprendolo come un sacco da quel taglio sotto il mento.

Andai a dirlo a Von Blomberg, ma non lo trovai né nel suo ufficio né nel laboratorio, e ritornai nella mia stanza con l'arma carica.

La notte non portò nessun tipo di risposta e l'Essere non fu trovato, anche se penso fosse nascosto in un corpo umano.

La mattina dopo trovai Von Blomberg nella sua camera, si vedeva che non aveva dormito, i suoi occhi infossati, capelli spettinati e la camicia aperta con il coletto alzato, era seduto che guardava fuori dalla finestra un punto non definito, lo chiamai un paio di volte prima che mi rispondesse, parlava lentamente del suo fallimento, di aver perso una grande occasione per dimostrare la sua bravura e il rispetto che aveva nei confronti di Hitler e del suo ideale, di come avesse il sospetto che all'interno ci fosse più di una spia, prima il colonello Claus von Stauffenberg col suo colpo di Stato stava per uccidere il Fuhrer, e poi l'informatore degli alleati.

Il mio cuore iniziò a battere forte e avevo la paura che sentisse i miei battiti, ero impietrito e intimorito che facesse il mio nome o che avesse il sospetto su di me, così cercai di aggirare l'argomento dichiarando come individuare l'Essere.

Sembrava che non gli importasse molto della mia teoria perché mi guardò con occhi spenti e scoppiò a ridere in maniera fastidiosa, si alzò, si versò del liquore nel bicchiere e lo bevve tutto in un sorso.

Il timore che aveva era se l'Essere fosse uscito dal palazzo, significava trovare un ago nel pagliaio e non avevano così tanto tempo a disposizione. Si stava avvicinando la fine della guerra.

Hitler decise di cambiare strategia, sospese qualsiasi attività scientifica e ci ordinò di proteggere i confini. Non avevo mai usato un'arma in vita mia, e quel giorno, quella sera la usai.

Sapendo che la fine era vicina dovevamo cancellare tutte le nostre ricerche scientifiche nascondendo alcuni documenti e distruggendo altri ed io fui incaricato di questo.

Andai nella stanza dell'autopsia per prendere alcuni documenti per conto di Von Blomberg che dovevano essere nascosti in caso in cui i nemici avessero fatto irruzione.

Non c'era nessuna in quella sezione, non mi piaceva quel senso d'isolamento che provavo, sentivo solo i miei passi e da lontano sentivo alcune esplosioni, era quasi giunta la fine.

Entrai nella stanza, il bozzolo, il sarcofago era ancora lì come l'avevamo lasciato, presi i documenti, li misi nella valigia e disposi le bombe per eliminare definitivamente ogni traccia dell'Essere e del suo involucro, e in quel momento notai delle macchie di color rosso e verde, sentì dei passi dietro di me, quando mi voltai, vidi il dottor Krueger in stato confusionale.

Indossava ancora il camice si muoveva in modo strano, diceva frasi inarticolate e quando mi vide sul suo volto comparse un ghigno; un altro colpo esploso all'esterno fece tremare l'edificio e la luce inizio' a perdere potenza, portando la stanza quasi nell'oscurità e quando il dottore alzò lo sguardo verso il soffitto, capì chi avevo di fronte, vidi il taglio sotto il mento, era l'Essere.

I suoi occhi divennero rossi e quando lanciò quel terribile urlo, impugnai la pistola e vidi un braccio ossuto che spuntava dal ventre e metà volto scheletrico, la paura mi fece premere il grilletto, l'Essere uscì dal corpo del dottore e come un ragno avanzò verso di me, evitando qualsiasi pallottola, e me lo ritrovai a un palmo di distanza dalla mia faccia; il suo volto era orripilante come un pipistrello, ero immobile, non avevo la forza di reagire quegli occhi mi stavano risucchiano l'anima ero il prossimo corpo che doveva ospitarlo.

Per fortuna un ennesimo colpo di un carro armato prese l'ala dove mi trovavo e l'influsso cesso, ripresi le forze e scappai. L'edificio era in fiamme, l'esplosivo sarebbe scoppiato da un momento l'altro. Mi allontani più che potevo e sentii una forte esplosione, che mi stordì e vidi quello che poteva essere la soluzione definitiva di eliminarlo: il fuoco.

Non riusciva a muoversi tra le fiamme era in difficoltà, emanava forti urli... persi conoscenza e quando mi svegliai, mi ritrovai in una cella di una prigione dove in seguito fui liberato da John e iniziai la mia nuova vita in questa città.

Per tutto questo tempo quei ricordi furono sepolti in una zona remota della mia mente, cercando di dimenticare... ma una settimana fa lo vidi dalla finestra del mio studio: Von Blomberg. Non era invecchiato per niente; non so come L'essere riuscì a salvarsi e impadronirsi del suo corpo.

Non so se riuscirò a eliminarlo, sono troppo vecchio ma il mio più grande timore non è morire ma che prenderà il mio corpo.

Ed è qui che ho bisogno del tuo aiuto, purtroppo sarai solo, il mio amico John è morto un anno fa. La prima cosa che devi fare è controllare se sul corpo c'è il taglio sotto il mento, in seguito BRUCIARLO, anche se si tratta del mio corpo, BRUCIALO.

Non oso immaginare cosa potrebbe accadere...

L'ESSEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora