CAPITOLO 9

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Era inutile continuare a leggere ormai, ogni cosa ora era chiara, dallo strano corpo senza organi alla pazzia improvvisa di Dwane.

La perplessità, la paura che il commissario Bright provava in quel momento, era un evento che andava oltre la sua mente da investigatore, oltre la ragione, non era possibile che ci fosse una creatura non umana; si stava convincendo che era tutta una storia inventata da una persona che rifiutava di essere stato un nazista e che quest'ossessione lo avesse portato alla pazzia o a un'immaginazione che giustifichi le sue azioni.

Però c'erano alcuni punti in comune, c'era la veridicità di quelle parole con i fatti che lui stesso, con i suoi occhi, ha visto in quella casa.

Bright era tormentato tra immaginazione e ragione, era in bilico e non sapeva da quale parte cadere, aveva le prove e combaciano con la lettera. Aveva paura di diventare come il giovane professor Dwane, che l'immaginazione prendesse il sopravvento sulla ragione e quando questo succede, significa solo una cosa: incamminarsi verso la pazzia.

No, no, non poteva accadere a lui, dopotutto è sempre un commissario di polizia, uno dei più rinominati in Inghilterra.

C'era solo una cosa da fare, come indicava il professor Byron nella lettera, controllare il taglio sotto il mento e vedere se terminava sull'ombelico.

Ripiegò i fogli e se li mise nella tasca della giacca, quando si alzò, rabbrividì. Un forte vento gelido lo colpì lungo la schiena si girò, nessuna finestra era aperta.

Un rumore elettrico, la lampada del corridoio si stava fulminando.

S'incamminò verso la sala dell'autopsia.

Aprì lentamente la porta, alla sua sinistra c'era il tavolo, dove giaceva il corpo, flaccido, aperto come un borsone, del prof. Byron. Si avvicinò e vide che il taglio aperto effettivamente partiva dal mento e terminava sull'ombelico, immediatamente mise mano sulla pistola che portava sulla cintura, dall'angolo destro della stanza si alzò il dottor Ferham, col camice sporco di sangue.

<<Che cosa è successo al corpo dottore?>> disse Bright non togliendo la mano sull'arma.

Non ci fu risposta da parte di Ferham, che lo fissava con occhi bassi, il suo viso era pallido, la bocca semi aperta si trasformò in un ghigno.

<<Dottore si sente bene?>> cercando di rimanere sul vago non facendo capire che sapeva.

Ferham lanciò un urlo spaventoso, Bright si coprì le orecchie con le mani, ma la potenza dell'urlo era così forte che lo fece cadere. L'Essere era lì ed era pronto ad avventarsi sul commissario che fece in tempo a estrarre la pistola e sparare un paio di colpi; riuscì a ferirlo a una spalla e Ferham/Essere indietreggiò; il corpo ospitante si stava danneggiando.

Bright vide due dita scheletriche uscire dal petto di Ferham che aprivano un varco dove vide prima un occhio rosso, poi un mezzo volto e infine, con tutta la sua mostruosità, l'Essere che arrivava quasi sotto il soffitto.

La paura lo attanagliava, non si tratta né di ragione né d'immaginazione ma solo di realtà.

Un urlo straziante, umano, riecheggiò all'esterno dell'ospedale in una notte di fine ottobre dove gli ignari cittadini dormiva beatamente nelle loro case, inconsapevoli del terrore e della sventura che stava per colpire le loro vite.

L'ESSEREWhere stories live. Discover now