capitolo 11

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KIM

«Come avete pensato di chiamarlo o chiamarla?» sorrido vedendola accarezzarsi la pancia.

Durante la cena di poco fa ho cercato di non pensare alle parole di Ethan, anche se non è stato così facile.

Poi mia madre si è messa a pulire la cucina e mio padre, Ethan e Daniel si sono praticamente buttati sul divano a guardare la partita, quindi ho pensato di passare un po' di tempo con Amber e adesso siamo in camera sua e di Ethan che sistemiamo le sue cose nell'armadio.

«Non ne siamo ancora sicuri ma penso che lo chiameremo Cole, se maschio, e Maya, se femmina.» sorride piegando un pantalone.

«Cole Evans e Maya Evans.» ripeto per vedere quale suona meglio.
«No, Cole sta meglio col cognome. Conviene sia maschio.» dico e la sento ridere mentre appendo una maglia.

«Lo spero anch'io, è Ethan che vuole una femmina. Anche se fosse non mi importerebbe del sesso del bambino, le o gli vorrò comunque un mondo di bene. Ma se fosse maschio sarebbe comunque meglio.» mi passa l'ultima giacchetta e la appendo anche questa per poi chiudere l'armadio e sedermi vicino a lei.

«Ti vedo molto più felice da quando è tornato Ethan.» le faccio notare.

«Si, l'ho notato pure io.» dice e diventa subito seria abbassando lo sguardo.
«Mi ha dato l'abbraccio più stretto che abbia mai ricevuto. Sai quegli abbracci dove non riesci più a respirare, perché ti stringono tantissimo e tu hai la faccia schiacciata sul suo petto? Ecco, mi ha dato esattamente quel tipo di abbraccio e ora ne vorrei altri mille così... capisci? Mi è bastato solo un suo abbraccio, un solo suo abbraccio per dormire tranquilla. Pensando che l'indomani lo avrei rivisto. Sono felice, si. Solo grazie a lui. Sono felice perchè sarà il padre dei miei figli e io non ho fatto assolutamente niente per meritarmi tutto questo.» si confida.

In tutto ciò potrei sembrare egoista a pensare questo ma, è difficile abbracciare qualcuno con un pancione così?

«Credimi, tu meriti questo ed altro.» dico alla fine e le sorrido.

-

«Complimenti, Evans, ti metto un otto!» la professoressa mi sorride ed io torno a sedermi con un sospiro di sollievo.

E anche l'interrogazione di Storia è andata.

Non faccio in tempo neanche a sedermi che la campanella suona, così decido raccogliere le mie cose e dirigermi verso il mio armadietto.

«Ho bisogno del tuo aiuto.» la sua voce mi fa saltare in aria facendomi cadere tutti i libri per terra.

«Jacob! Ma sei matto?!» lo guardo male mettendo una mano sopra il cuore sentendolo battere velocemente.

«Scusami, ma ho davvero bisogno del tuo aiuto.» mi supplica con lo sguardo.

«Solo se mi prometti di non farlo mai più.» raccolgo i libri rimettendoli nell'armadietto.

Un aiuto, no? Che gentiluomo.

«Okay, va bene... mi devi aiutare in Storia.» dice e lo guardo come se avesse un terzo occhio.
«Ho appena parlato con la professoressa, ho una sua insufficienza e se non la recupero rischio di non poter giocare nella prossima partita, e lei mi ha consigliato di farmi aiutare da te.-dice e notando che lo fisso ancora come prima continua- Prima che rifiuti mi ha anche detto che il tuo otto potrebbe diventare un nove se gli ripeto bene la lezione.» spiega velocemente.

«Non puoi semplicemente non fare la partita?» gli chiedo superandolo ma mi segue lo stesso.

Perché si deve complicare le cose?

TI ASPETTO.Where stories live. Discover now