Sessantottesimo capitolo.

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Benjamin's pov.
Avete presente quando avete l'ansia e non riuscite a star fermi neanche mezzo secondo? Quando vi sedete, per poi rialzarvi immediatamente perché non riuscite a stare bloccati a pensare? Ecco, in questo momento, sono così.
È la sera di Natale e sono appena andato via da casa dei miei genitori, dove ho passato l'intera giornata, mangiando e stando in famiglia. In effetti, è stato veramente bello, come ogni anno.
Ma ora mi concentro solo su quello che fra poco succederà, che potrebbe cambiarmi un bel po' la vita.

Sfreccio velocemente per le strade della città che sono ancora praticamente vuote e so che sarà così per ancora qualche ora, per poi riempirsi in tarda serata, quando la maggior parte dei ragazzi, si fionderà in qualche locale o qualche discoteca per ballare e divertirsi.
L'ho sempre fatto anche io, ma stasera andrà diversamente e mi dedicherò alla mia ragazza, che non vedo da ieri mattina.

Una volta a casa, sono pronto per sistemare tutto: lascio candele accese sparse per il soggiorno e sistemo a terra, davanti al divano una morbida coperta bianca.
I riscaldamenti sono messi al livello più alto possibile e le luci sono spente.
Sistemo un proiettore accanto alla coperta, che punta verso il soffitto.
Attendo con ansia che arrivi la mia ragazza.

Mentre cammino avanti e indietro per il salotto, recuperando i miei regali per lei, ripeto mentalmente a cosa dovrò dire a Rob.
So anche che probabilmente dimenticherò tutto appena la vedrò, ma lo stesso provo a memorizzare qualche frase, qualche cosa da dirle.
Vorrei dirle tante cose significative, per farle capire quanto lei sia importante per me, per farle capire quanto valore do al nostro rapporto, per farle capire quanto la amo.
Anche se in fondo, sono convinto che lei sappia già tutto.
So che quando la guardo e lei guarda me, in quegli sguardi sono racchiuse tante, ma tante emozioni.
Non penso di essere mai stato così in ansia e continuo a tirarmi i capelli indietro.

Mi siedo sul divano e mentre il secondo dopo mi sto alzando, sento suonare il citofono.
Inizio a correre come un vero maratoneta e quando sento la voce della mia ragazza dall'altra parte dell'attrezzo elettronico, sono più tranquillo.
Spalanco la porta d'ingresso e quando la vedo, mi blocco.
È stretta in un morbido cappotto color cammello, con un grande sciarpone che le stringe il collo e i capelli lasciati liberi sulle spalle.
Mi dedica un dolce sorriso ed io non posso fare a meno di stringerla in un abbraccio, sussurrandole un "buon Natale, piccola mia".
Lei ricambia, allacciandomi le braccia attorno al collo e stampandomi piccoli baci sulle labbra.
Chiudiamo la porta soltanto dopo esserci scambiati almeno una decina di baci, perché entrambi c'eravamo completamente dimenticati di farlo prima.
Ridacchia sulle mie labbra, accorgendosene.
Le prendo una mano gelata con la mia, tirandola verso il salotto, dopo averle fatto togliere il cappotto.

«Che cosa hai organizzato?» domanda lei curiosa, vedendo le luci spente nella stanza.
Solo dopo qualche secondo, vede tutte le candele sparse in giro.

Le dico di seguirmi e mi siedo sulla calda coperta bianca, facendole segno di sedersi fra le mie gambe.

Lo fa senza fare nessuna domanda, per poi appoggiarsi con la schiena sul mio petto.

Mi prende le mani, intrecciando le sue dita con le mie.

«Com'è andata questa giornata?» mi domanda incuriosita, guardandosi attorno.

Accendo il proiettore accanto a noi e il soffitto buio del mio salotto, si riempie di tante piccole "stelle" elettroniche.

Lei sorride e io le stampo un bacio sulla guancia.
«Tu sei un pazzo» borbotta, per poi ridacchiare.
«Semplicemente ti amo» le rispondo, per poi raccontarle ciò che ho fatto in mattinata, quello che ho fatto con la mia famiglia. Lei fa lo stesso con me, anche se è un po' tesa. 

So che voglia sapere quale sia il suo regalo e mentre attende, curiosa, le esclamo che è arrivato il momento.
Lei batte le mani, come se fosse una bambina di cinque o sei anni ed io non posso non pensare che sia la cosa più dolce che io abbia mai visto.
Le do prima una busta da lettere, completamente bianca, che non può fa capire cosa ci sia al suo interno.
Appena gliela porgo, le sue sopracciglia si aggrottano.
La scarta immediatamente e quando vede cosa c'è al suo interno, inizia a tremare.
«Tu sei completamente impazzito, Benjamin» dice con la voce tremante.
Le prendo le mani con le mie, ammirando parte del mio regalo per lei: due biglietti per gli Uffizi.
«So che quando siamo stati a Firenze ci saresti voluta andare e vedere la delusione nei tuoi occhi quel giorno, mi ha spezzato il cuore. Quindi il giorno dopo ho subito prenotato i biglietti per andarci assieme. E sì, torniamo nella tua città del cuore» le dico entusiasta, a cuore aperto.
Lei si gira verso di me, stringendomi il collo con le braccia e dicendomi fra le lacrime che mi ami.
Vederla emozionata, fa emozionare anche me, lo ammetto.
Volevo renderla felice e pare che io ci sia riuscito.
«Andiamo di nuovo io e te a Firenze...» sussurra ancora incredula.
«E mi farai vedere meglio tutti i posti che sono piaciuti» aggiungo felice, riempendole il viso di baci.

Come Un Fulmine A Ciel Sereno. |Benji e Fede|Kde žijí příběhy. Začni objevovat