Capitolo 57

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Poso le bacchette e afferro il bicchiere. Anche se non era una porzione molto abbondante, il mio piatto di spaghetti è stato piuttosto difficile da finire. Gai, invece, non ha avuto troppi problemi a dar fondo alla sua scodella di ramen.

«Non mi hai ancora detto perché volevi venire a cena con me.» osserva Gai.

Io gli scaglio un'occhiata di fuoco e poi lascio il bicchiere vuoto sul bancone.

«Senti, Gai, volevo farti una domanda. Una domanda da amica.»

Gai annuisce.

«Secondo te ho sbagliato a dire a Sasuke di seguire ciò che gli diceva il cuore?»

Lui abbassa lo sguardo.

«Non lo so. Quel ragazzo è un ninja della Foglia. Forse avresti dovuto provare a trattenerlo nel suo villaggio.»

«E lasciarlo vivere nel rimpianto di aver seguito gli ordini di qualcun altro?» domando con ironia pungente.

«Rivedi te stessa in lui, non è così?»

«Ho vissuto gran parte della mia vita nel rimorso. Prima di andarmene da Konoha mi sentivo vuota. Mi obbligavo a fare ciò che mi veniva chiesto, ma in realtà stavo bruciando dalla rabbia. Non avevo un passato, non avevo un futuro. Dentro di me sentivo solamente odio. Lo tenevo nascosto, ma quell'odio cresceva ogni giorno di più. Me ne sono resa conto solamente quando Keika se n'è andato. Lasciare il villaggio è stata la scelta migliore che io abbia mai fatto.»

«Quindi tu..?» balbetta inarcando le sopracciglia.

«Te lo chiederò un'altra volta, ma ora dimmi la verità, Gai. Ho sbagliato a fare ciò che ho fatto?»

Gai si schiarisce la voce e poi si posa una mano sotto il mento.

«Tu...»

«Io?»

«No, non hai sbagliato. Come hai detto tu, è stata una sua decisione.» ammette infine.

Mi alzo dal tavolo e gli rivolgo un breve inchino.

«Scusami se me ne vado di già. Ho bisogno di stare un po' da sola. Spero non ti dispiaccia pagare anche per me.»

Lui alza il dito e sta per ribattere, ma io colgo l'occasione per sparire nel nulla. Una volta tanto sono riuscita a mettere da parte qualche soldo.

Mi stendo sul letto e mi metto a guardare il soffitto. Ricordo bene quel periodo e quello immediatamente successivo. Andare al villaggio del Suono ha cambiato per sempre la mia vita. Se non l'avessi fatto, probabilmente ora Konoha non sarebbe che un ammasso di rovine e polvere. L'avrei distrutta con le mie stesse mani, mattone dopo mattone. Il mio odio aveva raggiunto un livello che non credevo esistesse.

Le uniche persone in grado di farmi sentire a casa erano loro, Keika e Kakashi. Quando non eravamo in missione ci allenavamo insieme, inventavamo nuove tecniche e ci azzuffavamo per le peggiori cavolate.

Come ad esempio quella volta...

-

«D'accordo, molto divertente. Ora tirate subito fuori il mio pesce. Vi ricordo che se non fosse stato per me non ci sarebbe proprio un bel nulla per cena!» esclamo furiosa sedendomi davanti al fuoco.

Kakashi e Keika si scambiano un'occhiata d'intesa e continuano a fare silenzio. Stringo i pugni e rivolgo loro il mio sguardo più terribile.

«Voglio la mia dannatissima carpa!» grido.

«Quale carpa?» ridacchia Keika nascondendo un bastoncino di legno dietro alla schiena.

«Keika, giuro che se ti prendo...!»

«Ehi, Akira, non è che la tua carpa ha preso il largo?» scherza Kakashi girando la testa verso il ruscello.

«Sta' zitto, Kakashi. Non è divertente!»

«Oh, mi pare di vederne una laggiù. Perché non provi a catturarla?» mi provoca Keika punzecchiandomi con il bastoncino di poco fa.

«Traditore! Ti sei mangiato anche la mia cena!» sibilo con odio.

Kakashi scoppia a ridere.

A quel punto mi alzo in piedi e congiungo le mani davanti al petto.

«Ora la pagherete tutti e due.» dico loro attivando lo sharingan.

«Ehi, calmati, Akira, giuro che troverò qualcosa anche per te!» prova a scusarsi Keika.

«È tardi. È giunta la tua ora, Keika. Arte della terra – controllo della natura!» esclamo.

Dal suolo arido iniziano a risalire delle radici piuttosto robuste, le quali si stringono intorno alle gambe di Keika, impedendogli di muoversi.

«Uffa, Akira!» si lamenta lui gonfiando le guance.

«E ora tu, mio caro falso innocente.» dico rivolta a Kakashi.

«Controllo della natura!»

Kakashi balza in piedi, ma poco dopo si ritrova intrappolato nella stessa posizione di mio fratello.

«E ora scusate. Penso che andrò a recuperare la rete che avevo messo un po' di tempo fa. Ci saranno dei gamberi e per colpa della vostra bravata me li mangerò tutti da sola, nessuno escluso. E voi dovrete guardarmi.»

-

Un sorriso di nostalgia mi solca il volto. Prima che mio fratello venisse ucciso la mia vita sembrava felice. Riuscivamo a completare tutte le missioni che ci venivano affidate e i ninja anziani del villaggio ci riconoscevano come la triade d'oro.

Ma le cose poi sono cambiate. Quel giorno mi sono lasciata sopraffare dall'odio. Con il Volo dell'aquila ho finito per disintegrare tutti i boschi a sud del villaggio. Se Kakashi non mi avesse colpita con il Taglio del fulmine, credo che avrei distrutto tutto il resto. Case, chioschi, strade, ponti... Ogni cosa sarebbe crollata.

-

«Voglio andarmene.»

Il Terzo Hokage chiude gli occhi paziente e prende un tiro dalla pipa.

«Vuoi andartene.» ripete serio.

«Sì. Le riconsegno il mio coprifronte. Konoha non è più casa mia.»

«No, tienilo.» insiste lui con un gesto della mano. «Anche se dovessi tradirlo, sono certo che quel coprifronte sarà sempre importante per te. Ora vieni qui.» mi chiede.

Io mi avvicino mantenendo alto il livello di attenzione.

«Credimi, è meglio così.» aggiunge poi.

La sua mano si punta sul mio stomaco e un'aura di stanchezza invade il mio corpo. Crollo in ginocchio e i miei occhi si chiudono.

-

Quello non è stato che l'inizio della mia nuova vita.

Spazio autrice

Ehi, aggiorno adesso e poi scappo.

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