Capitolo 2

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Cap.2

Nadia Chamack era una giornalista d'assalto. Era in grado di sentire dentro di sé la notizia prima ancora di averla lei stessa analizzata, capita, descritta e pubblicata. Era la sua indole e, nonostante tutto, anche la sua vita. Nella sua brillante carriera, però, vi era una nota stonata: un momento "oscuro" che non avrebbe mai pensato esser possibile o che potesse riguardarla - a sua detta - eppure, nonostante fosse fredda, calcolatrice e determinata, vi aveva inciampato con una ingenuità da teenager: era stato un amore vissuto una notte, nelle coste lambite di mare e sabbia sahariana, durante un reportage sulla guerra nel golfo. Aveva incontrato quasi per caso, di sfuggita, Albert: alto, biondo, stonato rispetto al deserto, ma incredibilmente unico ed al di fuori di qualsiasi contesto. Era stato più un colpo di sole che di fulmine, fatto di attrazione semplice e fisica verso un collega di un'altra testata che voleva, come lei, scoprire la verità e qualcos'altro. Forse per affinità di carattere o forse per effetto dell'abbondante dose di superalcolici consumata insieme al bancone del bar dell'hotel, si erano trovati nudi ed avvinghiati sullo stesso letto, il giorno dopo, entrambi con un portentoso mal di testa e pochi ricordi confusi di una notte al di fuori dei loro canoni. Come risultato di una piccola pazzia, dopo il rientro a Parigi, Nadia scoprì di essere incinta.

L'idea di abortire non l'aveva neppure sfiorata - non era nel suo genere. Avrebbe portato avanti la sua vita e diviso il suo amore tra l'adrenalina della notizia e quella di esser madre, senza lesinare nulla né all'una né all'altra cosa, scoprendosi di fatto genitore senza esserne mai stata neppure particolarmente attratta. "La vita, di sicuro, riserva cose strane" - si disse mentre cercava di raggiungere la scuola estiva della figlioletta, districandosi nel traffico di una caotica Parigi. Il continuo ritardo quotidiano nei suoi confronti era oramai cronico e dettato sempre dal cozzare della sua carriera giornalistica col fatto di essere madre single. Voleva molto bene a Manon e mai vi avrebbe rinunciato, anzi, spesso si chiedeva se esser madre fosse la naturale evoluzione della sua stessa vita e mai avrebbe ora voluto perdere questa parte di esperienza, ma vi erano anche sempre tante e troppe notizie da "vivere", soprattutto in una città come Parigi dove, oltre all'ordinario, vi erano pure un supercattivo, degli akumizzati e ben due supereroi che quotidianamente combattevano e proteggevano i cittadini. A chiudere il quadro, sia i supereroi che il supercattivo celavano, con la magia dei Miraculos, la loro reale identità e questo, unito al fatto che il duo mascherato - Ladybug e Chat Noir - "lavorava" sempre in coppia, aumentava spasmodicamente l'interesse delle persone: un mix esplosivo di curiosità, magia, segretezza e forse amore che serviva su un piatto d'argento a Nadia il reportage dei suoi sogni, anche a discapito delle sue responsabilità di madre.

Schivando una bicicletta e zigzagando tra i pensieri ed i veicoli, Nadia si trovò impantanata nel peggior ingorgo che Parigi potesse offrirle. "Accidenti" - esclamò con vigore, guardando l'ora - "Manon mi starà aspettando da molto - il corso estivo di piano è già finito! Non arriverò mai in tempo! Per fortuna che la prossima settimana inizieranno le lezioni scolastiche a tempo pieno!".

Due figure, colorate rispettivamente di nero e rosso a pois, sfrecciarono sopra la testa della giornalista, balzando da un tetto all'altro e letteralmente volando veloci verso il centro città. Nadia osservò i due supereroi allontanarsi attraverso il cristallo dell'auto, con un misto di curiosità ed affetto: molte volte aveva avuto a che fare con Ladybug e Chat Noir ed altrettante l'avevano non solo tolta dagli impicci, ma l'aiuto fornitole era stato un vero e proprio miracolo nei suoi confronti.

"Ecco la causa del caos: un altro akumizzato" - pensò con rassegnazione - "Vorrei poter volare pure io come loro..." esclamò a sé stessa. Ripensando a Ladybug, subito le venne in mente una soluzione perfetta per risolvere il suo problema - capelli neri, occhi blu, codini: il pensiero volò immediatamente alla figura di Marinette, la babysitter di sua figlia Manon, che viveva vicino alla scuola. Effettivamente Marinette e Ladybug si somigliavano moltissimo, ma i loro caratteri erano totalmente differenti e, conoscendo entrambe, Nadia non collegò le due figure, se non come semplice somiglianza fisica, nulla di più, almeno lì per lì. Ciononostante, l'idea che le venne in mente le sembrò sicuramente la migliore che avesse potuto avere in quel momento. Prese il telefono cellulare e compose subito il numero di Marinette per chiederle di andare a prendere Manon al posto suo, in quanto la panetteria dei genitori della teenager era proprio di fronte alla scuola dove Manon svolgeva le lezioni estive.

Lo yo-yo di Ladybug squillò all'improvviso e Marinette, stupita dalla cosa, non esitò a fermarsi a controllare il dispositivo. Ancora non capiva come fosse possibile che quell'arma magica potesse essere così versatile ed incredibilmente utile, ma mai avrebbe pensato potesse anche ricevere chiamate "personali" durante il "lavoro" da supereroe. Si fermò sul primo tetto utile, in disparte e lontana da Chat Noir, per rispondere. Incredula, rilesse il nome di Nadia Chamack sul display. Finora aveva ricevuto sullo yo-yo solo comunicazioni dal suo collega e nessun altro. Allarmata della cosa e preoccupata che il suo compagno di battaglie, fermatosi con espressione di curioso stupore poco lontano, la ascoltasse, Ladybug decise comunque di rispondere, facendogli cenno con un dito di attendere in disparte.

"Marinette, buongiorno!" - esclamò Nadia - "Ho bisogno del tuo aiuto" - aggiunse senza attendere la risposta della giovane, quasi a sottolineare l'urgenza della cosa. "Buongiorno a lei, Madame" - rispose timidamente Ladybug - "Come posso aiutarla?".

"Sono bloccata nel traffico e Manon ha finito la lezione di piano di fronte a casa tua. Lo so che ti chiedo molto, ma potresti andare tu a ritirarla e portarla con te? Io passerei appena possibile a prenderla!" Esclamò tutto d'un fiato Madame Chamack. Marinette non si stupì più di tanto, abituata alle "richieste in emergenza" della giornalista e, considerando di aver appena concluso un "incontro" poco impegnativo con l'akumizzato del giorno, decise di accettare.

"Certo Madame" - disse senza dilungarsi - "chiederò a mia madre di accompagnarmi, in modo che non vi siano problemi con la scuola".

Dopo un rapido saluto di commiato, Ladybug puntò lo sguardo verso Chat Noir che, in equilibrio su un cornicione, era rimasto a debita distanza dalla partner. "Dovrei preoccuparmi, My Lady?" - chiese con sorriso sornione, avvicinandosi alla ragazza - "hai dato ad altri il tuo numero senza dirmi nulla?" - la apostrofò, sporgendosi col busto verso la compagna e simulando un'espressione accigliata, che proprio tanto simulata non era, ma questo la sua bella non lo poteva sapere -

"Potrei essere geloso!".

Ladybug alzò gli occhi al cielo con una smorfia di disappunto. "Chaton! Non bastava chiedermi chi fosse?" - disse sospirando.

"Me lo avresti detto?"

Ladybug si portò teatralmente una mano al fianco e l'altra di fronte, col dito indice ben puntato e cominciò a muoverlo in segno di diniego, per poi usare lo stesso dito sulla bocca del compagno, avvicinatosi troppo, ed allontanandolo. "Non te lo meriteresti, ma stavolta era una chiamata privata e non so come sia stato possibile che l'abbia ricevuta qui!".

"Deviazione di chiamata?!?" - disse in tono canzonatorio.

"Non scherzare!" - lo ragguardi' - "non so neppure io come sia possibile una cosa del genere. Era una persona che mi cercava nella mia vita privata e non capisco come abbia potuto squillare il mio yo-yo". Rispose rimirando la sua arma tra le mani.

"Sarà qualcosa di importante o grave" - aggiunse più serio Chat Noir.

"Non saprei. Di sicuro i poteri dei Miraculous sono molto più estesi di quello che sappiamo" - rispose pensierosa. Il rumore dell'orecchino che avvisava lo scadere della trasformazione mise fine alla discussione.

"Alla prossima, Chaton!" - aggiunse, girando le spalle ed allontanandosi dal collega -" e non azzardarti a seguirmi!" - gli intimò sorridendo.

"Mi dirai chi sei, prima o poi" - disse Chat Noir a bassa voce più a sé stesso che a Ladybug, oramai lontana.

MarinetteWhere stories live. Discover now