Capitolo 7

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«A che punto siamo?» chiese Seokjin, tornando dalla cucina dopo aver fatto lo spuntino del pomeriggio.
Ogni giorno si dilungavano sempre di più, specialmente quella volta erano entrambi decisi a porre una fine a quel quadro.

«Devo solo sistemare le ombre.» rispose Taehyung con un placido sorriso, fiero del risultato e del fatto che fosse davvero ad un passo dal traguardo.
Non solo aveva realizzato il quadro più bello che avesse mai fatto, ma nel farlo ci aveva guadagnato anche una bellissima e buona compagnia come quella del castano.

«Lo finiamo?» chiese retorico ma risoluto il maggiore, aspettando solo una conferma da parte del grigio per ritornare alla postazione e completare l'opera prima del tramonto del Sole.
Un'altra ora passò tra piccole parole sussurrate, occhiate ricambiate e dettagli rifiniti, il tutto annegato nel pungente odore della pittura che invadeva l'intero laboratorio da sempre ma che in quei giorni si era amplificato a dismisura.

Con le mani che quasi dolevano dall'esercizio continuo durato forse più di otto ore e le palpebre che cominciavano a pizzicare dalla stanchezza, Taehyung liberò Seokjin dal giaciglio di coperte che aveva preso ormai la sua forma e gli concesse tutto il meritato riposo di cui avesse bisogno.

«Perché stai continuando?» domandò il castano, vedendo il pittore ancora intento a colorare sulla tela invece che a posare il tutto nel cassetto del cavalletto.
«Devo dare gli ultimi ritocchi, non mi serve più avere un modello.» spiegò, sbattendo velocemente gli occhi mentre fuori dalla finestra il Sole annegava tra gli alti grattacieli, tingendo il cielo dei mille colori che a Taehyung piaceva tanto usare nei suoi dipinti.

Seokjin guardò il grigio con il volto stremato continuare a sollevare e a spostare il polso e il gomito per applicare i famosi ritocchi, i capelli spettinati e la schiena ricurva su quello sgabello che immaginava essere decisamente scomodo dopo tutte quelle ore passate seduto sul legno.

Era sempre stato incapace nel disegno, figurarsi nella pittura, e non capiva nessuno dei termini tecnici che Taehyung aveva sussurrato tra le labbra in quei lunghi giorni. Nonostante questo, non credeva che tutti gli artisti dovessero avere quell'aspetto sfinito e trasandato.
Si avvicinò silenzioso alla schiena del minore, appoggiando entrambe le mani sulle sue spalle e cominciando a massaggiarle con lentezza, per paura di farlo sbagliare.

Il grigio si bloccò sorpreso, per poi lasciarsi ad un profondo sospiro, abbandonando la testa e la mano che teneva il pennello verso il basso, incapace di fare una sola linea in più.
Seokjin si sentì libero di proseguire, tracciando profondi cerchi con i pollici sulla base del collo e proseguendo a tratti lungo la spina dorsale, accompagnato dai sospiri di sollievo del minore.

«Hai bisogno di alzarti.» mormorò vicino al suo orecchio, spingendolo lievemente a sollevarsi sulle sue gambe, togliendo di torno quello scomodo e basso sgabello.
Continuò il massaggio fino ai reni per un paio di volte, tornando gradualmente alla cervicale, come gli era stato insegnato da suo padre.

«Grazie.» sospirò ancora Taehyung, sentendosi subito avvolgere la vita dalle lunghe braccia del maggiore che lo abbracciò da dietro.
Si abbandonò di nuovo col capo, questa volta all'indietro fino ad appoggiare la nuca alla spalla di Seokjin, il quale insinuò la mano tra le sue, deciso a sfilare il pennello dalle sue dita.

«Questo per oggi non ti serve più, mh?» quasi gli ordinò, prendendo lo strumento ed appoggiando le labbra nell'incavo del collo come fosse un altro piccolo massaggio.
«Ma mi manca così poco...» si lamentò debolmente l'altro, sentendosi già pronto nel cadere vittima di un sonno lungo secoli.

«Stanco come sei, finiresti per rovinarlo.» tentò di convincerlo Seokjin, ricevendo un lieve cenno di assenso del capo mentre continuava ad appoggiare le labbra alla pelle del collo che in quei giorni si era macchiata di piccoli marchi, quali più recenti e quali più datati.

Tela Bianca // Taejin Where stories live. Discover now