La Prima Macchina C.1

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Il sole stava calando, e un ragazzetto impertinente solo soletto stava camminando per il parcheggio dello Street club che a volte frequentava. Aveva bevuto qualche bicchiere di troppo, così aveva deciso di fare due passi per smaltire la sbornia, prima di salire in macchina.

Non si ricordava dove aveva parcheggiato e, di sicuro in quelle condizioni non avrebbe potuto di certo guidare, così si mise una mano nella tasca del giubbotto per cercare il suo taccuino con tutti i numeri scritti, in modo da chiamare qualcuno che potesse portarlo a casa.

Ovviamente aveveva dimenticato la giacca da qualche parte, ma in quel momento, non gli veniva in mente dove; non si ricordava nessun numero di telefono a memoria e non c'era nessuna cabina telefonica nei paraggi.

Quel ragazzo era diventato un povero sprovveduto, ubriaco fradicio e smemorato.

Si era promesso che non si sarebbe più ridotto così, che lo avrebbe fatto per il suo amico John, ma invece era successo di nuovo, l'unica cosa da fare era andare a cercare una cabina telefonica o un taxi.

Così si in cammino per la strada, stando attento a dare poco nell'occhio e cercando di sembrare il meno ubriaco possibile, ma invano.

Tutti lo guardavano.
I bambini non facevano altro che puntare il loro ditino verso il ragazzo e chiedere ai genitori
"Mamma? Cos'ha quello?", invece i ragazzini lo seguivano con lo sguardo, e poi ridacchiavano tra di loro.
I grandi lo guardavano con degli occhi degni di un film dell'orrore e poi scuotevano la testa e dicevano cose sottovoce poco udibili.

Roger lì in mezzo, si sentiva come un alieno, che oltretutto si era appena schiantato sulla terra, quindi un po' stordito.

Ecco una cabina telefonica, era dall'altra parte della strada e per raggiungerla il ragazzo doveva attraversare. Così, a passo deciso, si mise a camminare sulle strisce pedonali, quando un dolore imbrovviso ovunque si espanse su tutto il suo corpo.

Era per terra, sull'asfalto, e di sicuro era stato investito, vista la vicinanza tra una macchina, che quasi gli schiacciava la testa, e il suo corpo.

Un signore di circa sessant'anni uscì dalla macchina bestemmiando, e si diresse verso Roger, per aiutarlo ad alzarsi.

"Scusi, non volevo investirla, è stato un incidente!" disse provando ad alzare il ragazzo.
"No, stia tranquillo, non è successo niente, sono io che non ho guardato!"disse Roger, cercando di sembrare il più sobrio possibile.

"Ha...bevuto?"chiese il signore con una faccia perplessa
" Sì, qualche bicchierino di troppo" rispose il ragazzo cercando di reggersi in piedi
"Qualche bicchierino...eh! Cosa posso posso fare per lei?" chiese il signore cercando di essere il più gentile possibile
"Un passaggio a casa per piacere?" chiese Roger
"Ovvio! Salti in macchina!" disse il tipo ridendo.

Roger, barcollando, si diresse verso lo sportello, cercando di non cadere nell'aprirlo.

La macchina era senza tettuccio, di colore rosso, con gli interni neri e i sedili in pelle chiara.
Era una bella macchina.

Roger passò tutto il tempo a spiegare al signore dove andare.
"Ah...ho capito dove abiti, hai una vicina di nome Adalgisa?"disse a un certo punto il signore
"Sì! La signora Ada, fa dei tortellini buonissimi!"
"Allora la strada la so, è mia cugina!"
Roger tirò un sospiro di sollievo.

"Abiti da solo?" chiese l'uomo
"no, con degli amici. E lei?"chiese Roger cortesemente
"ho una moglie e...un figlio che... vive ancora con me".
Il ragazzo mentre annuiva, continuava a guardare gli interni della macchina, mentre il vento gli scompigliava i capelli biondi.

"Ti piace questa macchina?" chiese il signore con un tono curioso. Roger annuì immediatamente e rispose
"È un' Alfa Romeo Spider! È da un po' che ne desidero una!".
Il signore annuì frettolosamente e annunciò l'arrivo a destinazione.

I due si salutarono e il signore fece retromarcia. Il ragazzo continuava a guardare la macchina andare via dalla strada e sentiva il suo cuore battere forte.

Una sensazione strana lo assalì. Non aveva mai provato una cosa del genere. Neanche quando era con le donne più belle dei locali si sentiva così. Forse si era innamorato, finalmente provava anche lui quel sentimento chiamato amore di cui i suoi amici parlavano in continuazione. Ma non lo provava per una donna, neanche per un uomo, ma per una macchina.

Roger si girò e iniziò a camminare verso la porta di casa.

La prima cosa che notò fù che non c'era la macchina di John, cosa strana visto che non usciva mai di casa con la macchina; di solito andava a piedi, ma preferiva rimanere in casa.

Probabilmente, visto che Freddie non aveva la macchina, gliel' aveva prestata. Quel pelandrone non muoveva mai il culo neanche a pagarlo, si spostava sempre in macchina anche se la bottega era a venti metri da casa, e come scusa diceva che la spesa era troppo pesante.

Roger, assolto dai pensieri, non si ricordò del piccolo rialzo davanti alla porta, e cadde rovinosamente a terra.

"Tutto bene tesoro?" disse una voce che subito gli sembrò molto familiare
"no Fred, non va affatto bene!" disse il biondo ancora sdraiato per terra.
"sei ubriaco?"chiese Freddie ridacchiando
"sì, perché? Si sente tanto?" chiese Roger imbarazzato
"moltissimo, a parte che non ti reggi in piedi, poi non si capisce cosa dici, sembri un babbione con la dentiera!".

"Simpatico!" urlò Roger.
"shhhh...tesorino non devi urlare, c'è John in casa, e lo sai che non sopporta vederti ubriaco! Ora vieni che ti porto a letto senza che ti veda" disse l'amico.

Freddie prese Roger da sotto le ascelle, visto che non riusciva ad alzarlo e lo trascinò su per le scale.

Il biondo si lamentava ad ogni scalino, ma il cantante gli tappava la bocca a ogni mugolio che emetteva, per non farsi sentire.

Ormai, Roger a forza di sbattere contro gli scalini non si sentiva più i talloni.

"Tesoro, vuoi dormire in camera mia, o fare un altra rampa di scale rischiando di disturbare l'orso?" chiese Freddie sottovoce con il fiatone
"Camera tua per sempre!" disse Roger ad alta voce ridendo.

"Freddie, c'è qualcuno lì con te?" disse John dall'altra stanza al piano di sopra
"no caro, nessuno...e-è Delilah"
"sei scemo!?" esclamò Fred sottovoce
"No, sono Rogha" disse il biondo con tono scherzoso.

Il più grande, ormai stufo di trascinare Roger, aprì la porta di camera sua e lo buttò sul letto come un sacco di patate.

"Ora prova a riprenderti, dormi se vuoi, io vado a preparare la cena e poi vado a dare l'antibiotico a John che non sta bene, Brian è andato a prendere la carne, stasera si mangia il Roast Beef." disse Fred con un tono irritato mentre chiudeva le tende per fare più buio.

Il più grande non fece in tempo a finire la frase che Roger si era già addormentato, fra le coperte zebrate del letto.

"Notte Rog" disse sospirando Fred mentre chiudeva la porta della camera.

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Ciao a tutti, questo è il primo capitolo, spero che vi sia piaciuto.
~A presto

𝚁𝚘𝚐𝚎𝚛 𝚃𝚊𝚢𝚕𝚘𝚛 𝚁𝚒𝚌𝚎𝚛𝚌𝚊𝚝𝚘Where stories live. Discover now