Capitolo 27.

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Da due giorni ormai ero residente in casa di Alice e Zazà, e mentre i suoi genitori mi avevano chiesto continuamente come stessi, o se avessi bisogno di qualcosa, i miei fino a quella mattina non si erano nemmeno accorti della mia assenza. Incontrai mia madre tra i corridoi di scuola, e disse solo: «Avete visto, è passata la febbre.». Non nego che avrei voluto trucidarla solo per il tono che aveva usato, del tipo "non me ne frega niente di te". Zayn aveva già preparando il gancio da tirarle, ma grazie alla prontezza di Alice, che me lo fece notare, riuscimmo a trascinarlo lontano da lì senza farlo finire nei guai. Che dire: andava sempre peggio.

Ero stesa sul letto, intenta a guardare le notifiche dei vari social sul mio telefono. Alice era da poco uscita col suo ragazzo dopo aver smesso di aiutarmi nella creazione di uno scherzo per suo fratello. Prese dalla noia avevamo deciso di decorare una delle tante maglie bianche che possedeva con un pennarello rosa shocking , colore molto adatto a lui. E sperando che la indossasse in serata la sistemammo in alto alla pila di maglie che si trovava dentro al suo armadio. Aspettavo con gioia di sentire le sue imprecazioni contro di noi. Era una cosa più forte di me farlo arrabbiare, mi divertivo come una bambina si diverte con un qualche cartone animato, e in quei pochi mesi che non avevo vissuto con lui mi era mancato il poterlo insultare.

Mi alzai, e con i capelli un po' arruffati scesi di sotto, proprio alla ricerca del moro, trovando però solo Marco.

«Dov'è Zayn?»

Sorrise vedendomi. «È andato in bagno.»

Annuii e mi sedetti sul divano, proprio accanto a Marcolino, ascoltando il ticchettio dell'orologio attaccato alla parete.

«Allora come va?» interruppe il silenzio e si azzardò a mettere il braccio attorno alle mie spalle.

Mi scansai. «Alla grande.» risposi indifferente, non mi andava di avere conversazioni con lui in quel momento. Né con lui, né con altri. Volevo solo chiedere una cosa al kebabbaro e me ne sarei tornata in camera. Ma quello non mollava.

«Non ti annoi a stare sola in casa?» Capii che il moro gli avesse raccontato qualcosa.

«Uno. Non sono sola in casa, a quanto pare.» lo indicai «Due. No, non mi annoio. E tre. Non sono cazzi tuoi.» scandii bene l'ultima frase, in modo che capisse il concetto, ma non fu così.

«Beh... perché non stai con noi? Non fa bene stare sola, in disparte, soprattutto quando ci sono amici in casa.»

«Magari un'altra volta...» mi alzai andando verso la cucina a prendere un bicchiere d'acqua. Scusa per allontanarmi.

Tornai in salotto dopo un paio di minuti, e di Zayn ancora non c'era traccia.
«Senti Marco, è molto che sta al cesso quello?»

«Un po'...»

Annuii e mi sedetti nuovamente sul divano. Presi il telecomando che stava nascosto tra i cuscini, e accesi la tv.

«Senti, visto che la tua amica è fidanzata ormai, immagino che nel weekend non hai con chi uscire, se ti va esci con noi domani.»

-Zayn, cazzo, ti muovi prima che a questo lo soffoco con un cuscino.-

«Grazie ma ho già altri amici.»

«Tipo?»

-Tipo tua nonna. Che cazzo te ne frega chi sono.- mi stava infastidendo, e più parlava più peggiorava la situazione, ma lui non se ne accorgeva. Non lo tolleravo nell'ultimo periodo, ancor di più quel giorno.

«Non li conosci.»

«Dimmi i nomi almeno.»

«Ti dico solo quattro paroline: fatti i cazzi tuoi.» Ero davvero esasperata. Fortuna che Zayn arrivò.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Where stories live. Discover now