63. Delusione - I Parte

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Un'aura di confusione avvolse il mio risveglio, mentre i contorni sfocati del mondo si delineavano davanti a me. Le mie gambe erano intrecciate con quelle di Mathieu e i nostri volti accaldati si sfioravano con delicatezza. Come ci ero finita nel suo letto e abbracciata a lui? Poi mi ricordai dell'incubo e delle sue carezze prima di addormentarmi, per un momento mi era sembrato di percepire le sue labbra posarsi sulle mie, ma forse era stato solo un sogno, tutto il resto invece era ancora tangibile nei miei ricordi.

Quella notte avevo avuto la conferma che mi desiderava e tanto. Era così anche per me, ma non riuscivo a lasciarmi andare, c'erano ancora molte cose che mi frenavano, una tra tutte: il pensiero di farlo soffrire.

Mi staccai con calma, era difficile stargli accanto senza provare l'impulso di baciarlo, ma avevo sbagliato in passato e non volevo compiere ancora gli stessi errori. Non volevo più ferirlo e mi sarei impegnata a non procurare male né a lui né a Steven.

Sapevo di essere innamorata di Mathieu, e non per l'aiuto che mi aveva offerto, ma per il suo essere, per come mi faceva sentire. Per i brividi che si formavano lungo la schiena dopo un suo tocco, per le sensazioni che avevo avvertito dopo i nostri baci e per come ero stata quella notte abbracciata a lui. Mi ero sentita bene, nonostante tutto.

Istintivamente mi accostai alla sua bocca, la osservai assuefatta e poi gli schioccai un minuscolo bacio. Se lui stava dormendo, come pensavo, nessuno si sarebbe fatto male, almeno era ciò che speravo. Poi però i suoi occhi si schiusero come se avesse potuto sentire quel flebile contatto con la mia bocca.

«Scusami» mormorai. «Non volevo svegliarti.»

Mi alzai dal letto rapidamente, come colta in fragrante, lui mi osservò dapprima stupito, poi mi sorrise con malizia, facendomi sentire ancora più imbarazzata. Era stata una fregatura stampargli quel bacio.

«Buongiorno» sibilò con un tono più basso del solito.

Durante la notte il suo accappatoio si era slacciato e quando si sollevò, quel tanto che bastava per farmi studiare meglio la sua corporatura, percepii una vampata di calore investirmi con tutta la sua irruenza. Come avevo fatto all'inizio a definire Mathieu non bello?

La sua figura era lontana dalla perfezione, non aveva muscoli scolpiti o pettorali depilati. Eppure una strana e irresistibile attrazione mi avvolgeva quando lo guardavo. Non potevo negare che lui mi affascinasse e, dalle sue espressioni eloquenti e lo sguardo puntato sulle mie gambe nude, sembrava che non fossi l'unica a sentire quelle sensazioni.

«Buongiorno a te» risposi risvegliandomi dai miei pensieri.

«Come mai sei scattata dal letto?» chiese con un sorriso furbo, sapeva benissimo perché ero scattata o dovevo forse ricordargli dei nostri corpi avvinghiati?

Arrossii voltandomi dall'altra parte della stanza, fuori aveva smesso di nevicare, ma il paesaggio era completamente bianco.

«Dobbiamo rivestirci, fa freddo e ho fame» mentii.

«Va bene, allora vestiti, dolce sognatrice, ti porto a fare colazione!»

Si alzò dal letto e con noncuranza si liberò finalmente dall'accappatoio, mentre indossava i suoi jeans ormai asciutti, scrutai per qualche secondo la sua schiena. Aveva la carnagione molto chiara ed era tappezzato di nei. Ne aveva davvero tanti, alcuni erano chiari e piccoli, altri molto più scuri e visibili. Probabilmente in passato doveva essersi scottato sotto il sole. Distolsi lo sguardo e, afferrando i miei vestiti, andai verso il bagno. A differenza sua, non avevo voglia di mostrare il mio corpo, ero piuttosto timida.

Quando uscii, lo trovai al telefono, il mio telefono. Mi sedetti di fianco a lui, curiosa, ma non riuscii a captare nulla della conversazione. Il suo sguardo non preannunciava niente di buono.

La Ragazza che cuciva sogniWhere stories live. Discover now